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La Scalata verso il Nulla

Creato il 27 settembre 2011 da Astrofinanza

Quella appena finita è stata una delle peggiori settimane per i mercati azionari mondiali, travolti dall'inconsistenza degli aiuti presentati dalla Federal Reserve e dalla presa di coscienza che la Grecia è spacciata, checché ne dicano le dichiarazioni ufficiali dei vari leaders europei.
Temo che questa settimana si proseguirà nel calo, col pericolo che si rivivano i drammi di tre anni fa, quando, nel mese di settembre, si concretizzò il fallimento ci Lehman, che non doveva fallire, che nessuno voleva che fallisse, che tutti sapevano che se fosse fallita avrebbe creato grossi guai. Eppure successe, inesorabilmente, ed i guai arrivarono. Le conseguenze di quei guai sono le cause di possibili nuovi guai. Se le autorità ripeteranno con la Grecia lo schema Lehman, probabilmente avremo nuovamente il contagio che abbiamo già visto nel 2008 e lo stesso sistema finanziario mondiale rischierà un nuovo tragico epilogo. Lo hanno chiaramente affermato Obama e Geithner rivolgendosi all'Europa, invitandola ad agire contro l'effetto domino che provocherebbe il default greco.
E' evidente che una serie di dichiarazioni così terrorizzate non può che spingere i mercati al ribasso e gli investitori a mettere tutti i loro quattrini sui pochi strumenti finanziari ritenuti sicuri, cioè il debito di chi in tale marasma fallirebbe per ultimo (Germania e USA).
Non si vedono per ora all'orizzonte soluzioni pronte. Si favoleggia di un maxi-potenziamento del fondo salva stati europeo ESFS, che dovrebbe essere portato dagli attuali 440 miliardi di euro di dotazione alla cifra mostruosa di 3.000, e dovrebbe assumere l'incarico di salvare stati e banche in crisi.
Non so quale probabilità di avverarsi abbia questa soluzione. Il problema è chi metterebbe i soldi. Difficilmente gli stati europei, che già si lamentano degli stanziamenti che hanno dovuto fare per creare l'attuale fondo da 440 miliardi. Dovrebbero tirar fuori un'altra enormità di soldi che non hanno. La Germania, che ha una quota del 27%, dovrebbe apportare altri 690 miliardi, la Francia 520, e l'Italia, udite udite, 460 milardi. E così via tutti gli altri.
In alternativa si vocifera di un massiccio intervento di Cina, USA e FMI. Ovvero quelli che in questo momento sono considerate le spalle più larghe. Ma che cosa vorrebbero in cambio, in termini di potere? E quale credibilità avrebbe questo intervento, che equivarrebbe evidentemente allo spostamento dell'immondizia in un altro centro di raccolta più grosso? Nel breve periodo darebbe ossigeno all'euro, alle banche e alle borse, e farebbe parlare i giornali di crisi risolta, come nel 2009, quando gli stati salvarono le banche. Ma nella realtà rappresenterebbe soltanto il passaggio al quinto gradino della scalata verso il nulla.
Ricordiamo i precedenti. Primo step: negli anni 2000-2007 si alimentò l'indebitamento dei privati costruendo un micidiale effetto leva con i titoli tossici, che furono piazzati a banche e fondi di investimento. Il sistema finanziario greò la patata bollente grazie alla deregulation selvaggia. Secondo step: nel 2007 si capì che le banche avevano troppa porcheria e molte avrebbero dovuto fallire. Perciò, dopo l'esperimento devastante di lasciar fallire Lehman, si salvarono tutte le altre con denaro pubblico tirato fuori dai singoli stati. La patata bollente passò quindi dai bilanci delle banche ai bilanci pubblici e le banche poterono ricominciare, ripulite, a fare quel che facevano prima. Terzo step: nel 2010 si prese coscienza che gli enormi impegni di denaro pubblico per salvare il sistema avevano generato l'esplosione dei debiti degli stati e la necessità di finanziarlo. Gli stati più solidi riuscirono con meno difficoltà a reperire i capitali sul mercato, mentre quelli meno virtuosi cominciarono a dover pagare interessi sempre più alti per piazzare i loro bonds. A chi? Alle banche, che si riempirono di bond statali. La patata bollente passò quindi di nuovo alle banche, che finanziarono gli stati. Tutti. Anche la Grecia e gli altri PIGS, da cui si ottengono rendimenti più alti e ci si illude di fare affari, globalizzando così la tossicità dei debiti.
Quarto step: oggi. Si capisce che qualche PIGS deve fallire, poiché non si può continuare a salvarlo gonfiando il suo debito. Si scopre che, se fallisce qualche PIGS, le banche sono nei guai perché piene di titoli emessi da questi stati. Allora si vuole sperimentare il "fallimento ordinato" della Grecia. Sarebbe il primo caso nella storia: ogni fallimento è per sua natura disordinato. Di ordinato c'è solo il regolare adempimento dei propri obblighi. L'illusione del fallimento ordinato porterà a scoprire che le banche sono di nuovo da salvare. Ecco il quinto step prossimo venturo: dato che gli stati le hanno già salvate una volta e poi hanno dovuto essere salvati dalle banche, si troverà una "cupola" di stati più solidi degli altri (USA, la vecchia superpotenza, e Cina, la nuova) che salderanno loro il conto. Gli USA ingigantiranno il loro debito già enorme e la Cina brucerà tutte le riserve che ha accumulato in questi anni di globalizzazione selvaggia.
Ma attenzione: l'immondizia è sempre lì e si distrugge soltanto quando qualcuno si assume la responsabilità delle perdite. Questo nuovo escamotage cercherà per l'ennesima volta di imitare Re Mida, trasformando la monnezza in oro. Abbiamo già visto che non si può, ma ci ostiniamo a credere che qualcuno più grande degli altri ci riesca. Quando, tra qualche tempo, anche Cina e USA arriveranno alla resa dei loro conti (prima gli USA della Cina) si scoprirà che sopra di loro c'è solo il Padreterno, che però non sappiamo affatto se avrà intenzione di fallire per salvare noi umani. Ed allora forse si comincerà ad affrontare il problema, invece di passarlo continuamente in altre mani. Ma saranno giorni terribili.
Nel frattempo non possiamo che assistere al sonno della ragione, sperando che duri il meno possibile e che non generi troppi mostri.


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