Magazine Diario personale

la scatola magica (seconda parte)

Da Saraconlacca

(…) I messaggi ingialliti si susseguivano uno dopo l’altro accompagnati sempre dalle fedeli fotografie. Non capivo se si trattava di un gioco, se quella specie di messaggi in codice avrebbero dovuto farmi giungere alla soluzione di un rebus ma certamente stregavano, incantavano chi si dedicava loro e così andavo avanti, nascosta nel buio della stanza. Se avesse potuto anche la mia ombra mi avrebbe lasciato per non distogliermi dalla serenità che trapelava da quei piccoli pezzi di carta, tutti gentilmente decorati.

Le lettere si susseguivano ordinatamente, una dopo l’altra, con un ostinato numero crescente. La curiosità divenne tale che presi a leggerle con una cupidigia mai avuta prima. Nemmeno il tempo di qualche sorso di tè e senza rendermene conto trascorsi la notte in compagnia di quei racconti. Conobbi una storia di emozioni, di sentimenti puri e profondi che si attribuirebbero solo alla purezza del sorriso dei bambini o allo sguardo sereno di certi anziani.

“Vorrei conoscer l’odore del tuo paese, camminare di casa nel tuo giardino, respirare l’aria di sabbia e maggese, l’odore della tua salvia e del rosmarino. Vorrei che gli anziani mi salutassero parlando con me del tempo e dei giorni andati, vorrei che gli amici tuoi tutti mi parlassero come se amici fossimo sempre stati e lo vorrei perché non sono quando non ci sei e resto solo coi pensieri miei ed io…”

Seguiva lo scorcio di un paese, un paese su di un cucuzzolo di un monte. Proprio in cima spiccava una torre e la luce gialla della foto faceva pensare si trattasse di un tramonto. Una strada alberata di castagni e sempreverdi ti accompagnava fino al lampione scelto come soggetto. Diverse abitazioni si aprivano su questa strada e le  piccole sedie, a volte anche semplici sgabelli, adagiati davanti l’uscio di ognuna, suggeriva che in qualche momento della giornata vi erano delle riunioni in quel paese che nel momento dello scatto sembrava così disabitato.

E’ strano come delle fotografie riescano a comunicare, a trasmettere emozioni allo stesso modo di una tenera poesia o di una canzone a cui sei particolarmente legato, così da quelle immagini veniva fuori una strana sensazione ed era facile capire che chi aveva scattato quelle foto aveva provato qualcosa di veramente grande.

Tra le mani anche un quadro di mirò raffigurante una civetta e una curiosa frase in spagnolo sulle donne…(…)

la scatola magica (seconda parte)

une étoile caresse le sein d’une negresse



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