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La scatola sonora 32: arie e finali

Da Narcyso

A volte l’ignoranza può essere una possibilità… anzi, serve a riempire la prosopopea del “tutto so”, della noia dell’onnipotenza.
Certo, sapevo, almeno sulla carta, dell’esistenza di quest’opera, ma, non avendola mai ascoltata, pensavo, forse a causa del titolo, che si trattasse di un’opera del novecento. E’ invece un’opera scritta nel 1835, in Francia, quindi in pieno clima da grand-opera; per magnificenza e grandeur è affiancata ai Troiani di Berlioz. Ma, a parte questo, l’ammirò Wagner, Malher ne parlò addirittura, forse esagerando, come una delle più grandi creazioni dell’umanità! Io la scopro in questa versione e scopro, soprattutto, altra grande ignoranza, l’esistenza di uno dei più grandi tenori del novecento, basta sentirlo in quest’aria, la più bella dell’opera; magnifico ed emozionante per voce e per presenza scenica. Sentire la reazione del pubblico.
Opera che riserva la sorpresa della scoperta dell’etimo di una parola ” falcon”, riferita a quelle cantanti che spaziano nel registro, passando da intonazione da soprano a mezzosoprano e contralto. Falcon fu il primo soprano protagonsita di quest’opera, voce non perfetta, sembra, ma in grado, appunto, di coprire vari registri.
Altra cosa: quest’opera non è stata più eseguita recentemente per motivi scaramantici in quanto è stata l’ultima cantata da Caruso, Tucker, Martinelli prima di morire, e da Carreras prima della malattia.


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