La scelta* di Agostino Pietrasanta
I difensori della famiglia sono, per fortuna, numerosi. Essi parlano di una famiglia fondata sul matrimonio e noi siamo dello stesso identico parere.
Sembra tuttavia che ad una parte cospicua di loro non importi molto la premessa: che i giovani trovino un lavoro sufficiente ad una vita “sobria ed onesta” (mi limito a richiamare la “Rerum Novarum”, rimanendo nel più ortodosso solco della tradizione).
Chiedono agli sposi di fare dei figli, anche perché senza figli la società invecchia; sacrosanta, condivisibile (e da noi condivisa) richiesta. Sembra tuttavia che una larga parte di tali “pensatori” ritengano adeguato un governo che non si fa un’idea al mondo dei problemi dell’occupazione.
Chiedono alla scuola pubblica di non essere (e perché non anche la privata? Siamo per la più ortodossa idea dei diritti della libertà e del pluralismo scolastico) alla stregua della più disastrata delle istituzioni del nostro Paese; sembra tuttavia che non siano interessati né della formazione dei docenti, né della loro stabilità e difendono un governo che ritiene irrilevante la funzione della cultura.
Vorrebbero che i giovani non restassero tutto il giorno a bighellonare per casa, dal momento che l’ozio (si sa) è padre di tutti i vizi; vorrebbero che anziché stazionare nei bar dando stura al turpiloquio (sapessero come condividiamo!) andassero a lavorare. E tuttavia ritengono del tutto marginale un minimo di ragionamento sul lavoro che non c’è.
Già, dovrebbero chiamare in causa anche il governo ed il suo carismatico (?) padrone: non è la loro scelta. Complimenti!
* tratto da Appunti Alessandrini, n. 5 del maggio 2011