La scelta barbarica di Daria, sarò snob ma non guardo la tv (Corriere della Sera)

Creato il 06 gennaio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano
«Non guardo la tv. So che suona malissimo e faccio la figura della snob e dell’antipatica, ma accendo il televisore solo in agosto, in montagna: tra l’altro si vedono solo quattro canali. Il resto dell’anno non mi viene. L’unico programma che guardo è X Factor, un appuntamento fisso, quasi un rito, con mia figlia: Mika è il personaggio della stagione, è supermediatico. E il sabato pomeriggio do un’occhiata a Tv Talk». Stop, fine delle trasmissioni. Daria Bignardi si accomoda di nuovo dentro lo schermo (Le invasioni barbariche , La7, dal 17 gennaio), ma quando è fuori fa altro. Soprattutto scrive. L’acustica perfetta, il suo terzo libro, pubblicato nel 2012, sta per essere tradotto in 9 Paesi.
Pistola alla tempia: scrittrice o conduttrice?«Mi piace l’uno e l’altro. Scrivere lo volevo fare fin da bambina, è il mio sogno realizzato. Il mio primo romanzo a otto anni si intitolava Illusioni perdute, cinque pagine che raccontavano una storia d’amore. Era orribile naturalmente. Sono una grafomane da sempre, fissata con la lettura e con i libri».
Colpa della sua infanzia a Ferrara?«Ferrara è una città umidissima e nebbiosissima: per fortuna la casa era piena di libri. Ho passato l’infanzia a leggere i classici russi e francesi. Detto così sembra suonare triste, ma ho vissuto anni stupendi in un’atmosfera forse un po’ ovattata».
Da 10 anni il suo format televisivo è quello delle interviste. Quest’anno cinque ospiti a puntata (nella prima Mika, chi se no?, e Valeria Bruni Tedeschi). È cambiato il suo modo di porsi di fronte ai suoi interlocutori?«All’inizio ero più cattiva, poi invecchiando si diventa più buoni. Almeno, a me è successo così».
Con Brunetta (chi se no?) ci fu un celebre battibecco. Quali ospiti l’hanno messa in difficoltà?«Di solito sono in difficoltà con quelli con cui mi annoio. Le interviste peggiori sono quelle da cui non esce niente. Quando capita, sorrido molto».
La tv come ancora di salvezza dalla scrittura e viceversa?«Quando scrivi sei solo come un cane, hai il privilegio di entrare nella profondità delle cose, ma poi ti viene anche voglia di fare qualcosa insieme ad altre persone. Scrivere è ossessivo, ci pensi 24 ore su 24. Gli scrittori sono ladri di vita e traditori rispetto alla famiglia: sei con loro, ma non ci sei. Il bello della televisione è il lavoro di gruppo. E dopo tanto tempo che non la fai, ti sei dimenticato tutte le rotture di scatole che il lavoro collettivo comporta: quando non le hai ti mancano».
La teoria del cane che si morde la coda e la trova pure buona. Libri & Tv. Almeno un’occhiata a «Masterpiece» l’avrà data?«Lo trovo divertente, trovo azzeccatissimi e molto bene assortiti i giudici. Taiye Selasi è una figura di donna che si vede poco in tv: bella, brava, intelligente, colta. Andrea De Carlo è lo scrittore tormentato, un po’ più cattivello; Giancarlo De Cataldo l’uomo saggio. Ci sono delle potenzialità, almeno è il tentativo di fare qualcosa di nuovo».
Mentre Urbano Cairo acquistava La7 lo scorso marzo, la Rai provava ad acquistare Daria Bignardi. Perché ha detto no?«Ci ho pensato molto, ma ho rifiutato una grossa proposta. Era una bella rete - non dico quale - con un bel progetto, lungo e interessante, per fare sia una striscia quotidiana sia una prima serata. Ma sono affezionata alle Invasioni e ho detto no perché avrei potuto portare solo una o due delle persone che lavorano da sempre con me».
Le dispiaceva lasciare la «famiglia»?«Sì, non volevo lasciare questo gruppo di lavoro. Ho il privilegio di fare un programma che mi somiglia moltissimo e che costruisco con il mio gruppo, ritagliato sui nostri gusti, su quello che ci piace».
Una breve parentesi nel 2009 finita con la rescissione del contratto. Sul suo «no» non ha influito il ricordo dell’ultima volta in Rai?«Allora ci censurarono perché Morgan disse una cosa su Berlusconi (critiche al governo e un riferimento alla P2, ndr) e questo fu il motivo per cui scappai da viale Mazzini. Adesso non credo che succedano più queste cose, in quell’occasione toccarono il fondo. Spero sia rimasto un episodio anacronistico, feudale. Voglio pensare che i secoli bui siano finiti».
Intervista di Renato Francoper "Corriere della Sera"

Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :