È ufficiale: Cesare deve morire, il film di Paolo e Vittorio Taviani, vincitore dell'Orso d'oro a Berlino e di cinque David di Donatello, sarà il candidato italiano per l'Oscar 2012. La scelta non era facile, vista (per fortuna!) l'ultima felicissima stagione del nostro cinema, che annoverava concorrenti numerosi e di tutto rispetto: i Taviani l'hanno infatti spuntata, tra gli altri, su Reality di Garrone, Bella addormentata di Bellocchio, Diaz di Daniele Vicari. C'era davvero l'imbarazzo della scelta.
Scelta sofferta, dunque, ma a mio avviso ottima. Almeno sulla carta. Perchè Cesare deve morire è un film che ha tutte le carte in regola per piacere all'estero: perchè racconta una storia universale e quindi fruibile a tutti, perchè unisce cinema popolare e alta letteratura, perchè è un film emozionante, autoriale, elegante, raffinato ma non snob. Perchè è diretto da due autori già conosciuti al mondo e già molto premiati in passato. Perchè, soprattutto, ha già conquistato un palmarès internazionale e questo ha innegabilmente un peso.
Con questo non voglio dire che gli altri candidati non fossero meritevoli. Però Cesare deve morire era, a mio modestissimo parere, il film più adatto per competere per la statuetta. Era il nostro titolo più 'internazionale', il più vendibile, e la commissione ci ha visto giusto. Una volta tanto. Certo, a me sarebbe piaciuto vedere in gara Bella addormentata (il titolo italiano più bello dell'anno, almeno finora) ma abbiamo visto a Venezia che tratta un tema difficilmente 'esportabile'. Esattamente come Diaz, vicenda tristissima e sciaguratamente troppo 'italiana' per far breccia oltreoceano. Mentre Reality sconta probabilmente il fatto di non essere ancora uscito e di non aver acuto un riscontro di pubblico e gradimento
Auguri quindi ai Taviani. Come loro stessi hanno commentato, la strada sarà lunga e difficile. E sicuramente già in salita ancor prima di cominciare: il favorito d'obbligo, infatti, già esiste ed ha un nome e un cognome ben preciso, nella persona di Michael Haneke e del suo Amour, trionfatore a Cannes e in procinto di arrivare nelle nostre sale. Sarà difficile strappargli il premio, ma non è la prima volta che agli Oscar si entra papa e si esce cardinale... auguri, dunque, ai due 'toscanacci' ottuagenari che stanno rivivendo una stagione di grande spolvero: siamo con voi!
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