La scelta. Michele Placido ritorna a Pirandello

Creato il 02 aprile 2015 da Oggialcinemanet @oggialcinema
Summary: Si dice che ognuno di noi abbia due parti, una maschile e una femminile, e che queste possano essere più o meno sviluppate. Evidentemente Michele Placido, a dispetto del suo aspetto, ha una parte femminile più sviluppata di quello che si possa pensare. Se la sua parte maschile è quella più evidente e di successo, quella dei film di genere, macchine da guerra oliate e perfette come Romanzo criminale e Vallanzasca, c’è anche una parte femminile, quella più attenta ai sentimenti, agli interrogativi della vita, quella che ha sperimentato in Un viaggio chiamato amore, Ovunque sei, e in questo La scelta, ancora tratto, come Ovunque sei, da un testo di Pirandello. Il pregio di Placido è di continuare ad ascoltare la sua parte femminile, e girare film come questi, che sono quelli più rischiosi, mentre potrebbe ripetere all’infinito la sua formula vincente di neo poliziottesco e vivere di rendita.La parte femminile di Placido qui è ancora più evidente. Se infatti sceglie di raccontarci la storia di una coppia, Laura e Giorgio, da entrambi i punti di vista, è evidente che cerchi di capire di più le ragioni di lei. Tratto da un testo teatrale del 1919, L’innesto, La scelta racconta la storia di una coppia affiatata e desiderosa di avere un figlio che non arriva. Tutto sembra comunque scorrere serenamente fino a che Laura cade vittima di uno stupro. Dopo essersi ripresa, e aver fatto l’amore con il marito, scopre di essere incinta. Ma non può essere sicura che il figlio sia di Giorgio. A Laura, ma soprattutto a Giorgio, si impone quindi una scelta. Tenere un figlio che non forse non è del proprio marito, o che non è proprio. La morale comune (quella del ’19, ma in fondo anche quella di oggi), l’amor proprio, l’orgoglio imporrebbero di no. Ma l’amore invece cosa consiglia?Come dicevamo, “la scelta” di Placido di girare anche film di questo tipo è per nulla scontata, e anche rischiosa. Placido mette in campo tutta la sua esperienza registica, girando scene ad effetto – come quella in cui il poliziotto, interpretato dallo stesso Placido, trova Laura, subito dopo lo stupro, davanti a una giostra chiusa, simbolo di una festa che non si fa – e sceglie una forma molto particolare, fatta di mdp a mano, a “pedinare” i protagonisti per osservarli vivere, e di primissimi piani sui volti degli attori. Usa il montaggio per creare suspence e confonderci nella scena finale, dove finalmente si svela la scelta dei protagonisti. Ma è molto difficile trovare la chiave giusta per rendere al cinema la scrittura di Pirandello, fatta allo stesso tempo di drammatico e comico, di reale e paradossale, di lucidità e di follia. Il rischio è di mescolare i toni e i registri. Cosa che Placido è attento a non fare, ma che non sempre gli riesce, non sorretto a sufficienza da una sceneggiatura che sembra perdersi proprio nei momenti chiave. Ne esce un film straniato – complice anche l’uso delle musiche – e non completamente a fuoco, che non ha l’incisività dei lavori di Pirandello. Cercando di attualizzare il suo discorso, La scelta perde l’occasione per diventare qualcosa di universale, e analizzare la morale comune di oggi, per raccontare soprattutto un sentimento privato, quello dei due protagonisti. Interpretati da due attori popolari, Raoul Bova e Ambra Angiolini. Se il primo ha il fisico adatto al protagonista che vuole Placido, non sempre sembra riuscire a sostenere il ruolo, soprattutto in quei momenti di follia pirandelliani che necessiterebbero più sfaccettature. Mentre Ambra Angiolini sembra essere più in sintonia con il personaggio, e con il suo volto sostiene spesso tutto il peso del film. Dopo averla vista in troppe commedie, non tutte di qualità, ci fa piacere ritrovarla in un film d’autore, dopo che l’avevamo scoperta attrice di talento in Saturno contro di Ozpetek.di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.netLa scelta. Michele Placido ritorna a Pirandello ultima modifica: 2015-04-02T09:14:59+00:00 da Maurizio Ermisino

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