I pensieri - dicevano alcuni - non venivano ricostruiti nella stessa posizione in cui erano alla partenza, spesso un dubbio rimaneva irrisolto, se nell'attimo della luce verde s'era pensato ad una soluzione ecco che rimaneva non trasmessa e alla ricostruzione finale perduta. Alcuni dicevano di sentire come un singhiozzo, una sorta di nodo in gola, ma durava un istante e già si era dall'altra parte dell'emisfero.
C'era qualche millesimo di secondo, tra il completamento della ricostruzione nel punto di destinazione e l'inizio della distruzione nel punto di partenza, c'era un momento in cui il teletrasportato esisteva in due luoghi distinti nello stesso istante e se ci si innamorava esattamente in quell'instante della ragazza che ci precedeva nella fila o del responsabile del punto di teletrasporto, l'amore andava perduto perché troppo tardi, non era stato trasmesso, non era stato ricostruito altrove e quanti amori si perdevano così, ogni giorno, nel 2123.
L'immigrazione clandestina era ben controllata attraverso le informazione che oramai tutti trasportavano nel chip impiantato sotto pelle, senza visto nel chip non si andava in quel determinato posto anche se spesso si leggeva di reti pirata e porte non registrate, mentre alcuni criminali venivano direttamente teletrasportati, se identificati, in apposite camere delle stazioni di polizia. Potenza di quel maledetto chip.
Il papa con solenni parole aveva rinnegato il teletrasporto, esternando dubbi sulla ricostruzione dell'anima e riempiendo qualche titolone di giornale, poi qualche mese dopo si seppe che gruppi di preti lo usavano per inviarsi tra loro bambini.
Il mondo non era più lo stesso. Era così comodo svegliarsi a Roma, presentarsi la mattina in ufficio a Sidney, poi bersi una pinta con qualche amico a Dublino e tornare a casa. L'ultimo vero problema, il fuso orario, era stato annullato con qualche polemica: no, non si poteva cambiare la rotazione della terra ma si potevano cambiare alcuni ritmi umani, così non esistevano più i turni lavorativi di una volta, gli uffici non chiudevano mai, la vita non si fermava e la gente dormiva sempre meno grazie a quelle benedette pillole. C'è chi diceva che saremmo andati al collasso come civiltà, ma lo dicevano da almeno due secoli eppure si stava sempre lì, a scavare più a fondo per alcuni, a salire sempre più in alto per altri.
"Nonna - domandò il piccolo in una smorfia crucciata - ma prima del teletrasporto come funzionava?".
"C'erano gli emigranti - rispose la nonna - gente strana, partivano con le valigie piene di speranze e la testa piena di incertezze, per cercare lavoro a migliaia di chilometri da casa".
"Cosa è un chilometro nonna?" Domandò incuriosito.
"Con il teletrasporto ne fai mille in un secondo, piccolo mio!".
"E gli emigranti andavano davvero così lontano? - Sapeva che in un secondo si attraversava il mondo con il teletrasporto - Eppoi nonna, senza teletrasporto non potevano tornare così spesso, vero?".
"No, non potevano - e quasi a ricordare qualche racconto del padre - tornavano ogni tanto con gli aerei, dei mezzi di trasporto che si usavano decenni fa, tornavano sempre un po' cambiati, si dice, chi con lamenti, chi con il sorriso, gente strana t'ho detto... ".
"Però nonna... tu dici sempre che chi prende il teletrasporto poi torna cambiato, non è lo stesso allora?".
"Certo che torna cambiato!, quelle docce infernali ti distruggono e ti ricreano ogni volta - ebbe quasi uno scatto dalla poltrona - dopo ogni viaggio... non sarai mai più lo stesso, io non ci passo attraverso quei cosi!"
"Ma nonna allora siamo tutti emigranti!", esclamò il piccolo tra innocenza e incomprensione.
"Ahhahahahh - la signora esplose in una risata nostalgica - ma sì... siamo tutti emigranti, come i miei bisnonni, e io che pensavo che fossero scomparsi questi emigranti, come dicono tutti... gente strana siamo, che abbiamo bisogno di varcare una porta per cambiare un poco, che sia la soglia di casa o un teletrasporto - a quel punto la signora parlava più con se stessa che col nipote - a volte servono chilometri per capire meglio gli altri e noi stessi, per mescolare un po' di pensieri e distruggere incomprensioni e ricreare stimoli, in quella porta c'è tutta la metafora dell'emigrante...".
A quel punto il piccolo avrebbe voluto chiedere alla nonna cosa fosse mai una metafora ma si fermò, istintivamente capì che non era il momento giusto e per un attimo ebbe come un sorriso di soddisfazione nell'aver scoperto, lui, così giovane e inesperto della vita, che gli emigranti non erano scomparsi ma anzi lo erano un po' tutti, forse proprio come qualche secolo prima, quando non si varcava un confine ma si andava semplicemente altrove, a scoprire il diverso, cambiar pelle e pensieri, a mille chilometri o a pochi metri, ognuno immigrante nel mondo degli altri.
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