Salve a tutti!
I
n questa notte di venerdì torno alla recensione per presentarvi l’ultimo libro che ho letto, ovvero “La scomparsa di Majorana” di Leonardo Sciascia. Sensibile come sempre alle vicende dei Grandi di Sicilia, Leonardo Sciascia ci presenta ne “La scomparsa di Majorana” la cronaca in forma di romanzo di uno dei misteri più oscuri che hanno caratterizzato il nostro Belpaese, ovvero la scomparsa del genio della fisica Ettore Majorana. Nel libro l’autore ci presenta innanzitutto, com’è giusto che sia, la figura, sia pure per sommi capi dato lo spazio concesso dal romanzo, di Ettore Majorana sottolineandone la genialità e il suo voler procrastinare nel tempo la sua notorietà.Sciascia accosta per questa sua caratteristica il fisico siciliano allo scrittore francese Stendhal, il quale iniziò per così dire in pieno la propria attività di scrittore di chiara fama, tanto per utilizzare una denominazione che sarà utilizzata anche per Ettore Majorana allorquando gli verrà assegnata la cattedra di Fisica Teorica presso l’Università di Napoli proprio “per chiara fama“, quasi a voler così, possiamo dire, esorcizzare la morte.
Nel finale del libro “La scomparsa di Majorana” Leonardo Sciascia avanza una possibile soluzione, alternativa a quella del suicidio, alla scomparsa di Ettore Majorana. Si tratta di una soluzione dal sapore pirandelliano. Una scomparsa che riporta alla mente le vicende del celebre scomparso di Luigi Pirandello vale a dire “Il fu Mattia Pascal“. La soluzione cui ho accennato e che, lo confesso, mi ha affascinato è quella che vedrebbe Ettore Majorana morto al Mondo, inteso come la sua vita precedente di genio della fisica, ma in realtà vivo e rifugiato in un convento palermitano. Questo fatto, questo suo voler morire al Mondo senza però morire davvero, sembra essere plausibile se si prende in considerazione il fatto che, come ho più volte rimarcato in questa recensione, Ettore Majorana era un genio assoluto della fisica, in grado di vedere, prima e meglio dei suoi colleghi le implicazioni e gli sviluppi delle ricerche che si stavano portando avanti, in particolar modo da parte di quelli che, citando il titolo di un famoso film di Gianni Amelio, possiamo chiamare “I ragazzi di via Panisperna“. È quindi possibile pensare che Majorana, grazie a questa sua capacità di prevedere, per così dire, gli sviluppi futuri delle ricerche si sia trovato faccia a faccia con le possibili applicazioni della fissione dell’atomo ed essendone stato terrorizzato abbia deciso di fuggire da quella che era la sua vita precedente per rifugiarsi dentro un’altra vita che gli permettesse una maggiore serenità. A corroborare questa tesi vi è poi un altro dato da non sottovalutare, ossia il fatto che, tornato da una trasferta in Germania, dove aveva avuto contatti con un famoso fisico tedesco che aveva da poco pubblicato i risultati di una ricerca inerente la scoperta che il nucleo dell’atomo è formato da protoni e neutroni, scoperta che lo stesso Majorana aveva fatto prima del fisico tedesco ma che aveva rifiutato di pubblicare, intimando a Fermi di farne parola, il fisico siciliano si isola diradando, di molto le sue frequentazioni con il gruppo dei “Ragazzi di via Panisperna“.
Un libro bellissimo e coinvolgente che conduce il lettore attraverso i meandri di uno dei più oscuri ed inspiegabili misteri italiani. Una lettura che mi sento di consigliare a tutti!
Grazie a tutte e tutti voi per l’attenzione e la pazienza e arrivederci alla prossima!
Buonanotte e, come sempre, Buona lettura!
Con simpatia!