A me m’hanno rovinato gli americani. Tutti quei film col coraggioso reporter dalla sigaretta incollata all’angolo della bocca e il cappellaccio calcato sulla nuca, che pesta furiosamente sui tasti della Remington d’ordinanza per lanciare al mondo la sua denuncia, inchiodare i cattivi alle loro responsabilità e ristabilire l’ordine delle cose in un immancabile happy end catartico. Che volete? Ero una bambina, e la cosa mi ha colpito talmente la fantasia da segnarmi la vita. Pazienza.
Poi si leggono certi giornali e certi titoli, si sentono certi notiziari, e mi vergogno un po’. Mi vergogno un po’ di essere iscritta all’ordine dei giornalisti (che se fossimo un paese serio avremmo già abolito da un pezzo, non foss’altro in base al principio di responsabilità personale e in omaggio all’art. 21 della nostra Costituzione), perché finisce che mi trovo ad essere virtualmente collega dei geniacci che si sono precipitati a riempire i media di sparate sensazionalistiche contro il ventiduenne maghrebino ingiustamente accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio. “Una telefonata lo accusa”, “inchiodato da una telefonata”, “la telefonata rivelatrice” e altre amenità hanno scatenato nel giro di poche ore il peggior razzismo sul web e nei bar sport di mezza Italia — quella del nord, al sud hanno Sarah Scazzi.
Vorrei avere un centesimo per le idiozie criminali che mi è toccato leggere in rete, e sarei ricca — l’Italia agli italiani, extracomunitari al rogo, salviamo le nostre donne dagli stupri etnici, difendiamo l’identità europea, e persino uno stupendo “marocchinate di ieri e di oggi” che nella mia personale classifica delle stronzate al riguardo è al primo posto assoluto (sì, ho detto “stronzate”: sono un po’ stanca di quel che vedo e sento in giro, e il controllo linguistico ogni tanto cede, mi si perdonerà la momentanea debolezza).
Ora che il giovanotto è stato scagionato e liberato, mi chiedo chi gli ripagherà il biglietto per Tangeri, chi lo risarcirà del danno d’immagine, chi verrà condannato per procurato allarme, chi verrà punito per incitamento all’odio razziale, chi sarà querelato per calunnia. Mi auguro che il ragazzo maghrebino possa godere di un adeguato sostegno legale, che garantisca a lui e alla sua comunità d’appartenenza la restituzione di un’incontestabile rispettabilità. E mi auguro che l’italianità dei rapitori (e forse assassini) di Yara Gambirasio non renda più lieve la loro pena né più moderato lo sdegno nei loro confronti — siamo in Italia, non è automatico.
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