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La sconfitta di netanyahu: la palestina alle nazioni unite

Creato il 30 novembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

di Alberto Giusti

La serata di ieri, 29 novembre 2012, verrà presto scritta nei libri di storia. Si tratta di uno degli innumerevoli passi di un lungo cammino, fatto di sangue e di accordi di pace, di popoli divisi e di relazioni internazionali. Un processo che ha inizio con la disgregazione dell’Impero Ottomano e vede un passaggio fondamentale nella nascita dello Stato di Israele. Ebbene, ieri l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato per la Palestina lo status di “Stato non membro osservatore”. Il dibattito sull’esistenza di uno stato palestinese, entrato con la forza delle bombe anche nelle primarie del centrosinistra italiano, dura ormai da decenni, e col voto di ieri forse trova un ulteriore punto fermo, un altro riconoscimento internazionale alla possibile coesistenza di due stati su quel territorio dilaniato dai conflitti.

Solo pochi giorni fa aveva luogo, lungo la striscia di Gaza, uno scontro violentissimo, che vedeva inevitabilmente prevalere l’organizzatissimo ed efficientissimo esercito israeliano, con bombardamenti aerei difficilmente contrastabili dai palestinesi, e con la morte fra questi di moltissimi civili, uomini, donne, bambini. Poche le vittime fra gli israeliani, nonostante il lancio di razzi sulle città. Lo scontro, voluto dal premier in carica Benjamin Netanyahu, che si trova nel suo anno pre-elettorale, stavolta è andato completamente a danno della politica estera di Israele: una volta trovata la mediazione per il cessate il fuoco, soprattutto grazie alla mano egiziana, anche su spinta americana, la macchina diplomatica internazionale ha preso una piega decisamente sgradita al premier israeliano, fino alla fatidica votazione di ieri sera.

LA SCONFITTA DI NETANYAHU: LA PALESTINA ALLE NAZIONI UNITE

Abu Mazen – ilfoglio.it

Un evento che significa anche la vittoria di un uomo, Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, che raggiunge, purtroppo ad un caro prezzo, l’obiettivo postosi fin dalla sua elezione; e la sconfitta di un altro uomo, il primo ministro Benjamin Netanyahu, che si è mostrato fino in fondo spregiudicato e noncurante degli effetti della sua politica estera, a partire dalle minacce all’Iran per arrivare al più recente conflitto armato.

A poco è valso il voto contrario degli Stati Uniti, da sempre accanto a Israele sullo scenario mondiale. Così come poco senso ha commentare l’astensione della Germania. Significativo invece il voto favorevole dei paesi europei mediterranei, soprattutto quello del nostro paese, che con Israele, a differenza per esempio della Francia, ha sempre intrattenuto ottimi rapporti, con frequenti visite dei nostri politici a Gerusalemme e veri e propri interventi nell’area (solo per gli episodi più recenti: la visita di Berlusconi, la missione di pace in Libano con D’Alema ministro degli esteri, la visita di Fini quando ricopriva la stessa carica).

Una cosa effettivamente ci potevamo augurare: che su una simile questione l’Europa riuscisse a presentarsi compatta. Ma forse, persi nei nostri problemi economici, ci sentiamo ancora troppo dei piccoli ragionieri, e ci basta giocare a fare le potenze mondiali, piuttosto che esserlo per davvero.


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