Martedì scorso il governatore repubblicano del Wisconsin, Scott Walker, è riuscito a rimanere al suo posto, sconfiggendo il democratico Tom Barrett, sindaco di Milwaukee.
Il governatore era stato oggetto di una procedura di recall, prevista dalla costituzione dello stato del Wisconsin e da alcuni stati sudamericani come il Venezuela.
In base a tale strumento giuridico, se coloro che si oppongono al capo dell’esecutivo locale riescono a raccogliere almeno 540.000 firme, potranno sottoporre il governatore ad un nuovo passaggio elettorale.
Alla fine di gennaio di quest’anno, alcune associazioni di lavoratori del settore pubblico, vicine al partito democratico, erano riuscite a raccoglierne quasi un milione e così il 30 marzo scorso, la commissione elettorale del Wisconsin ha deciso di accogliere la richiesta, fissando una elezione di conferma o di rigetto del governatore in carica.
Ma cosa aveva scatenato le proteste dei sindacati locali? La decisione di Walker, qualche mese dopo la sua elezione nel 2010, di mettere in pericolo i diritti sindacali dei lavoratori del settore pubblico, indebolendone le tutele e i diritti acquisiti.
Una scelta che si inserisce a pieno diritto nella volontà conservatrice di colpire gli apparati statali e tutto ciò che è a questi connesso, secondo la nota massima di Ronald Reagan: il governo non è la soluzione, il governo è il problema da risolvere.
Proprio per contrastare Walker ed evitare che scelte simili a quelle da lui adottate potessero diffondersi ad altri stati, i democratici del Wisconsin avevano deciso di avviare la procedura di recall.
Purtroppo questa è fallita, Walker è rimasto al suo posto e i democratici hanno perso una battaglia molto importante soprattutto in prospettiva delle elezioni presidenziali di novembre.
Ad essere colpiti in prima persona dal risultato elettorale di martedì 5 giugno sono stati soprattutto i sindacati dei pubblici dipendenti e in generale le rappresentanze sindacali federali che si erano battute con grande energia, prima per raccogliere le firme per il recall e poi per sconfiggere Walker.
Un'altra battuta d’arresto per il mondo sindacale americano che appare sempre più debole e ormai non rappresenta più del 7% dei lavoratori statunitensi. La sconfitta deve però essere estesa anche allo stesso partito democratico, da sempre punto di riferimento politico delle unions americane.
Il presidente Obama non ha partecipato in prima persona alla battaglia contro Walker poiché, probabilmente aveva avuto sentore di una possibile sconfitta, ma non per questo può essere ritenuto immune dai contraccolpi politici di quanto accaduto in Wisconsin.
In questo stato, nel 2008, Obama aveva prevalso per oltre 14 punti di vantaggio e l’esito delle urne di martedì rischia di compromettere una possibile riconferma del presidente in uno stato considerato relativamente sicuro, lontano dalle incertezze di “swing states” come l’Ohio, l’Iowa, il Nevada o il New Hampshire.
Vi è di più: la sconfitta in Wisconsin rappresenta un ulteriore campanello di allarme per i democratici e per Barack Obama in particolare, in quanto i sostenitori del governatore Walker hanno potuto contare sull’appoggio finanziario di enormi gruppi di interesse (dai fratelli Koch a Sheldon Adelson, già finanziatore di Newt Gingrich), desiderosi di infliggere una sonora batosta ai democratici.
Ovviamente il poderoso sostegno economico a Walker e ai repubblicani – che ha permesso di inondare i media del Wisconsin con centinaia di migliaia di spot televisivi e radiofonici contro i democratici – è stato reso possibile dalla recente sentenza del 2010 della Corte Suprema, la Citizens United, con cui sono stati eliminati tutti i limiti di finanziamento dei grandi gruppi di interessi privati alle campagne politiche.
Una sentenza contro cui Obama si era già scagliato, in modo non politically correct, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione del gennaio 2011, consapevole degli effetti distorsivi a favore delle grandi corporation sulle elezioni americane.
Oggi il rischio che ciò accada è sempre più tangibile: basti pensare che, nel mese di maggio, il totale di risorse finanziarie raccolte dalla campagna elettorale dell’avversario repubblicano di Obama, Mitt Romney, ha superato di molto quelle raccolte dallo staff del presidente in carica e la maggior parte di queste provengono dai più importanti gruppi finanziari del paese.
Di conseguenza quanto accaduto in Wisconsin potrebbe diventare una riproduzione in piccolo di quanto accadrà a livello federale nei prossimi mesi.