“C’era una volta una pecorella un po’ distratta che, in una notte piena di stelle, perde il sentiero e si smarrisce nel bosco. Intorno, il buio fa paura, la pecorella è spaventata e si sente persa. Finché qualcosa si accende, rischiarando il cuore di improvviso sollievo: sono gli occhi belli e pieni sogni di un lupo bambino grazie al quale il tempo deserto della notte si fa caldo di compagnia.”
Questa è la tremenda sinossi di un libro bandito dalle scuole materne e dai nidi di Venezia (E, Miodddddio, mi auguro presto da quelle di tutta Italia, signora mia!) e che, secondo l’esimia esperienza del nuovo sindaco Brugnaro lede le menti di poveri bambini indifesi e li fa diventare certamente omosessuali.
E non è l'unico libro che è stato eliminato, grazie al cielo, signora mia!
Che ne dite dell'orrido Piccolo Uovo, che racconta di un uovo che sta per schiudersi, ma non sa ancora quale sarà la sua famiglia. Gira quindi il mondo per conoscere tutte le possibili realtà lasciandoci, alla fine del libro, con la curiosità di scoprire come sarà, al momento della nascita, la sua famiglia. Tra l'altro con le illustrazioni di Altan, che adoro.
Questi e altri 48 libri sono finiti nella lista di epurazione del sindaco di Venezia, che ha pensato bene di compiere questo come prioritario atto dovuto da primo cittadino. Non eliminare i passaggi delle grandi navi che devastano Venezia a benefici dei turisti villici. No, no.
Eliminiamo libri alla scuola per l’infanzia. Poi verranno le elementari, le medie e le superiori? A quando il rogo?
Cos’hanno di scandaloso questi libri? Parlano di omosessualità? Di sesso? Ci sono scene di nudo? Cosa? Cosa?
No, parlano di amicizia, accoglienza, ascolto. Stimolano la capacità di relazionarsi con gli altri e di comprendere gli adulti, la profondità dell’amicizia, la diversità, il coraggio, la capacità di reagire a un sopruso, il dialogo, la costruzione dell’identità, la presa in carico, la cura, l’attenzione, il rispetto.
Tutte cose che, a sentire il sindaco Brugnaro, devono essere insegnate a casa dai genitori e non alla scuola dell’infanzia. Che, evidentemente, per il sindaco è poco più di un parcheggio in cui mamme (snaturate) che non hanno smesso di lavorare appena procreato lasciano i figli. Le stesse madri (doppiamente snaturate) che vanno al lavoro otto ore al giorno e li vanno a riprendere la sera, evidentemente per il loro tornaconto personale, per far carriera. Ovviamente.
Ora, signor Brugnaro, io vivo in Umbria dove c’è il Progetto InVitro, dove la lettura (almeno sulla carta) è incoraggiata. Il che è sepre un bene, anche se lei sembra essere convinto del contrario, perché leggere anche all'asilo nido apre la mente e ci rende persone migliori.
Lei legge, caro sindaco?
Tra l'altro. mia figlia ha educatrici eccezionali, di cui mi fido ciecamente e che nel tempo le hanno insegnato tante cose, non solo pratiche come mangiare da sola o riordinare i giochi (come vuole lei, eh), ma anche la condivisione, la comprensione dell’altro, la conoscenza del proprio corpo e dello spazio, lo stare in mezzo agli altri e la curiosità di conoscere.
Sì, ha solo 18 mesi la gnocca.
E a dire il vero io voglio che cresca in un mare di libri, giusti ed inadeguati, belli e brutti, scritti bene e scritti male.
Ma con la capacità di scegliere lei per lei, e nessun altro.
Senza roghi.