Magazine Marketing e Pubblicità
- Ma come, veramente non sai nulla del Fattore C? - mi fa un amico collega l'altro ieri. - No. Che cos'é? - - Aaah, adesso capisco il porkfolio e tutte le menate che ti fai ancora...- E dopo questo bell'incipit, l'amico collega ha iniziato a spiegare al basito sottoscritto la faccenda di questo Fattore C, ovvero il frutto di uno studio segreto commissionato più di dieci anni fa dalle agenzie di pubblicità italiane, i cui sorprendenti risultati hanno condizionato e condizionano la comunicazione nostrana. Per farla breve: contrariamente a quanto si era sempre pensato, più la pubblicità di un prodotto appare stupida e irritante e più funziona a livello inconscio. Per un meccanismo ancora oggetto di studio, a quanto pare in grado di prendere per il culo un preciso target di cellule cerebrali, la stessa persona che oggi strizza infastidita il telecomando per cambiare canale borbottando - ma mi prendi per pirla? - il giorno dopo ha buone probabilità di ritrovarsi nel carrello della spesa proprio il prodotto in questione. Dire che mi sono sentito un coglione (a proposito, la C del fattore è quella) non spiega bene: era ed è tutto perfettamente voluto e calcolato. Tutto, a cominciare da questo pacchetto di spot (regia dell'impareggiabile maestro dell'umorismo pubblicitario Luca MIniero) per i prodotti Misura, che sicuramente stanno vendendo moltissimo. Anzi, di più.