Lezioni condivise 87 – L’olocausto taciuto
Non si può parlare della scoperta dell’America, dispensando la solita storiella di Colombo, farcendola anche di dati storici meno noti, senza mettere in primo piano le conseguenze reali di quella scoperta, forse non volute dai protagonisti più celebrati, ma colpevoli se non altro di gravi omissioni e scelte irresponsabili. Un buon contributo in questo senso lo dà il film 1492: Conquest of Paradise di Ridley Scott. Certo, siamo alla fine del medioevo, ma persone illuminate ne erano già nate parecchie. Gesù Cristo, nel cui nome molti di questi protagonisti agivano (e questo vale anche oggi), era nato quindici secoli prima.
Ammetto che non si possa essere tutti ricercatori di tutto, ma esistono dei documenti alla portata di chiunque, denunce (anche attraverso musica, libri, cinema) che vengono ignorate da secoli, opere addirittura premiate per l’idiozia ipocrita e contraddittoria o strategica del sistema. La cosa più pericolosa per loro è che si apra un dibattito di massa (e visto che gli amerikani dividono il mondo in buoni e cattivi) e che i “buoni” capiscano che i cattivi per eccellenza sono proprio loro.
I dati di fatto di questo semplice corollario sono davanti agli occhi di tutti: gli amerikani, gli yankees (che per intenderci distinguo dagli americani), fanno da sempre il contrario di quello che predicano (in Italia hanno tanti seguaci, ad esempio qualcuno che parla sempre a sproposito di libertà).
Libertà, democrazia, ambiente, diritti civili… alcune conquiste in questi ambiti, ma largamente parziali, sono state ottenute a caro prezzo da minoranze americane, con il sangue e con il carcere, come se in una democrazia fosse normale l’intrigo, l’assassinio e altre nefandezze, per negare diritti civili riconosciuti in quegli stati che possono fregiarsi di essere tali, cioè democratici.
Negli USA vige ancora la pena di morte, il sistema giudiziario non impedisce che innocenti possano essere condannati e giustiziati, non vi è il diritto allo studio, né alla salute, quando si parla di cittadini si intende una fascia di persone con una certa posizione sociale e reddito, chiunque può armarsi e commettere stragi di innocenti, vi è limitazione di accesso e circolazione in base alle proprie idee; e del ruolo che gli USA svolgono nel mondo vogliamo parlarne? Hanno sempre appoggiato le dittature sudamericane, favorito i golpe, mantenuto guerre nel mondo a salvaguardia di interessi illegittimi (per loro le guerre sono business), rivendicazione di situazioni per le quali si è agito diversamente quando era intesse degli USA (esemplare la questione Kosovo – Crimea), inquinamento mondiale e l’elenco potrebbe continuale, ma il crimine maggiore commesso dagli USA è che continua ad essere perpetrato è lo sterminio dei popoli nativi, il razzismo, la disuguaglianza in base a criteri etnici…
E’ ancora calda la visita di Obama in Italia, farcita di retorica (sono lontani i tempi dei pugni chiusi alle olimpiadi), la pelle nera non è più sufficiente per avere la garanzia che si ha a che fare con un democratico vero [non uno del Partito democratico s’intende]. Certe battute fatte da Obama sono un insulto all’intelligenza della gente: come si può non essendo ipocriti patentati, protestare per la decisione del popolo di Crimea di separarsi dall’Ucraina e un attimo dopo lodare la missione militare in Kosovo, territorio tolto all’integrità territoriale della Serbia. Per osare affrontare l’intelligenza altrui in questo modo, o si è tarati da anni di bombardamento amerikano o si pensa che la gente sia fessa. La vera democrazia non si fa con due pesi e due misure a seconda della convenienza, se si vuole essere credibili. Obama è un “arbitro” di parte, faziosissimo, che se ci fosse un organo di controllo dell’imparzialità e correttezza di argomentazioni e atti concreti, lo radierebbe di sicuro dalla sua funzione. Se poi mi si dice che negli USA questo è il meno peggio che possa assurgere al suo ruolo, posso concordare tranquillamente. Certo in America c’è gente migliore, ma non penso potrà mai abitare la casa bianca.
Assolutamente da segnalare, allora, le poche voci che gridano nel deserto, come quella di Piergiorgio Odifreddi ne Il matematico impertinente; dice quello che si deve dire, la verità: Hitler nel concepire lo sterminio degli ebrei, si ispirò all’ ”efficienza” con cui gli stati uniti, dunque i coloni europei, sterminarono i nativi americani, e lo scrisse nel suo cesso di carta detto Mein Kampf.
Quell’efficienza fu davvero tale se oggi negli Stati Uniti nativi e meticci sono circa lo 0,13 % della popolazione totale.
La tattica fu la stessa del nazismo: denigrazione persistente dei nativi, negazione della loro cultura, per giustificare lo sterminio di quelle civiltà.
La verità sullo sterminio è stata nascosta per anni e ancora oggi proseguono i tentativi di occultamento della realtà storica, di gran parte dei documenti prodotti dai nativi e persino delle testimonianze reali. La denuncia dei fatti è ancora una prerogativa di pochi, della controinformazione.
Scrive Odifreddi: Il modello per la soluzione del problema ebraico è stato il modo in cui gli Stati Uniti avevano risolto l’analogo problema indiano: un genocidio sistematico e scientifico dei diciotto milioni di nativi che vivevano nell’America del Nord.
La legge del 1933, per la prevenzione dei difetti ereditari, era esplicitamente basata sul modello statunitense di Harry Laughlin, al quale i nazisti diedero per questo motivo una laurea ad honorem nel 1936 a Heidelberg. (…) La prima legge per la sterilizzazione di “criminali, idioti, stupratori e imbecilli” fu promulgata nel 1907 dall’Indiana… Imitata da una trentina di stati americani, e dichiarata costituzionale nel 1927 dalla Corta Suprema… Negli anni ’30 furono sterilizzati 60.000 individui negli Stati Uniti, metà dei quali nella sola California… Negli anni ’50, dopo la guerra, furono castrate 50.000 persone. Gli Stati Uniti hanno dunque preceduto e ispirato il nazismo (fonte Kelebek http://www.kelebekler.com).
Nel 2007, una parte dell’American Indian Movement guidata da Russell Means, ha chiesto l’indipendenza della nazione Lakota dagli USA. Le condizioni di vita dei nativi sono nettamente inferiori rispetto a quella dei bianchi, ispanici e anche di molti afroamericani: vi è infatti un’alta percentuale di suicidi tra gli adolescenti di 150 volte superiore a quella statunitense, una mortalità infantile cinque volte più alta e una disoccupazione che tocca cifre altissime; sono inoltre molto diffusi la povertà, l’alcolismo e la tossicodipendenza. In seguito a questa azione politica e dichiaratamente nonviolenta, è stata proclamata la nascita della Repubblica Lakota.
Onore dunque a Oyate Wacinyapin (Russell Means), Teghiya Kte, Canupa Gluha Mani, Mni yuha Najin Win, la delegazione nonviolenta Lakotah, che ha denunciato per l’ennesima volta la violazione dei trattati da parte degli USA, contro la stessa costituzione americana, la convenzione di Ginevra, sentenze della corte suprema USA e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni.
Ma finalmente, dopo 33 anni dalla Dichiarazione Nativa Americana di Continua Indipendenza, avvenuta nel1974 a Standing Rock, è nata il 19 dicembre 2007 la Repubblica di Lakotah (100.000 abitanti), capitale Porcupine (situata territorialmente tra i due stati Dakota, Nebraska, Wyoming, Iowa e Minnesota), chiedendo agli USA di avviare negoziati pacifici e avendo avviato pratiche per il riconoscimento con Venezuela, Bolivia, Cile, Sudafrica, Irlanda, Timor Est, Russia, Finlandia e Islanda. La risposta USA è scontata, non riconoscimento, ma è un primo passo, anche l’uomo di Neanderthal si è evoluto.
Se non altro il tempo tante volte comincia lentamente a far giustizia, sempre più persone si rendono conto della verità e soprattutto i genocidi eugenetici alla lunga falliscono sempre. Il disegno nazista è fallito di sicuro, ma comincia a delinearsi anche il fallimento di quello amerikano, se pensiamo che fino a qualche decennio fa, i nativi dei territori occupati da USA e Canada venivano considerati estinti. Auguriamo a loro invece di diventare la grande nazione che avevano diritto di essere.
Vogliamo ora dire due parole anche sul fatto storico dal punto di vista europeo? Abbiamo già detto della contesa tra Spagna e Portogallo per la ricerca di nuove vie verso oriente, della raja, di due stati floridi sotto il profilo economico, in grado di finanziare viaggi anche lungo l’oceano. Siamo alla fine del Quattrocento quando, dopo le vie attraverso l’Africa, Isabella, risolta la questione Granada, finanzia a Colombo il viaggio verso occidente, attraverso l’oceano atlantico. E’ il 1492. I grandi viaggi segnano l’inizio dell’era moderna e tutto avviene sempre con la supervisione della chiesa, presente nei viaggi con i propri religiosi.
Colombo si recò a corte ed ebbe la licenza (le Capitolazioni di Santa Fe’ – Aprile 1492). Egli aveva messo anche di suo nella spedizione (oltre ai benefici reali) aiutato anche da banchieri giovani.
Privilegi per Colombo: viceré delle terre che avrebbe scoperto e anche governatore (compiti militari). Dal punto di vista economico 1/10 di quello che avrebbe potuto portar via. L’elenco dimostra cosa il re pensava di trovare nelle Indie, ove era stato spedito Colombo, soprattutto beni preziosi, la ricerca dell’eldorado (terra da dove proveniva l’oro).
Colombo tocca terra a San Salvador il 12 ottobre 1492. La terra scoperta “spetta” a Castiglia e Leon. I regni catalano-aragonesi ne rimasero esclusi.
Passò del tempo prima che si chiarisse che la terra scoperta non erano le Indie occidentali, ma un nuovo continente sconosciuto, abitato da popolazioni apparentemente neolitiche che conoscevano l’uso dei metalli, ma non era progredita.
Il primo approccio fu pacifico e si ebbe uno scambio di doni.
Venne fondato un villaggio senza particolari opposizioni, Villa della Natividad. Colombo tornò a Palos il 15 marzo 1493, i catalani sostengono che approdò invece a Barcellona.
Il papa era allora Alessandro VI. Egli stabilì che le terre scoperte andassero alla Corona di Castiglia. In realtà lo decideva la raja, dopo i ritocchi di cui si è trattato, ovvero il parallelo che stabiliva il limite di conquista tra Spagna e Portogallo. Lo spostamento verso occidente della stessa e il fatto che riuscì a lambire il Brasile consentì ai portoghesi (trattato di Tordesillas) di colonizzare il Brasile.
Un concetto non va taciuto, questi fatti di diversi secoli fa, come si può capire, hanno conseguenze sul presente assetto mondiale, sulla politica attuale, sul risveglio dei popoli nativi, sui diritti degli stessi sanciti dall’Onu, in un’epoca in cui i signori della guerra la fanno ancora da padroni con la forza delle armi, non certo con la forza dell’intelletto e della ragione.
E’ importante sapere e capire perché in Brasile si parla portoghese, altrove spagnolo e inglese, ma soprattutto quale ne è stato e ne è il prezzo per i popoli nativi. Gli amerikani hanno voluto più che troppo, tutto ed è giusto che un giorno speriamo non troppo lontano ci sia giustizia, e siccome non siamo amerikani, almeno un po’.
(Storia moderna – 14.3.1997) MP
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