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Nel 1967 Jocelyn Bell è una studentessa dell'Università di Cambridge ormai prossima alla laurea. Il suo supervisore di tesi è Anthony Hewish, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1974. Si occupano dello studio dei quasar, fra gli oggetti extragalattici più misteriosi del cosmo, lontani miliardi di anni luce. Con cacciavite e martello hanno da poco finito di costruire un nuovo radiotelescopio, con la posa di 200 chilometri di cavi, distribuiti su un'area grande come 57 campi da tennis. Il compito di Jocelyn è quello di analizzare i primi dati da esso ottenuti. Dopo varie settimane di lavoro nota la presenza di segni insoliti, prodotti verosimilmente da una sorgente di onde radio troppo veloce e regolare per essere un quasar. Sono solo due centimetri su un foglio di carta lungo 121 metri: l'oggetto di riferimento mostra impulsi con un periodo di ripetizione di 1.337 secondi e una durata di qualche centesimo di secondo. Sembrano artificiali. A Natale, Jocelyn va in vacanza per qualche giorno. Si svaga e riposa, ma al ritorno trova ancora i misteriosi segni registrati dal telescopio. Si confronta con il supervisore Hewish, che sbigottisce: non ha mai visto nulla del genere. Insieme battezzano la nuova sorgente LGM1. È l'acronimo di Little Green Men, “omini verdi”: i due scienziati ipotizzano, infatti, che possa addirittura trattarsi di un segnale spedito da extraterrestri. Ma le successive e più accurate analisi rivelano la sua vera natura: una stella di neutroni – realtà astronomica da sempre ipotizzata, ma mai confermata - rotante a grande velocità, con una massa doppia del Sole, in una sfera di una decina di chilometri di diametro. Alla fine la battezzano col nome di “pulsar”. Nel 1968 la scoperta viene ufficialmente diffusa sulle pagine della rivista scientifica Nature, dopo la comunicazione ufficiosa rilasciata da Hewish il 29 febbraio 1968. Con questa scoperta è possibile ricavare importanti informazioni sull'universo. Le pulsar, infatti, rappresentano una rigorosa dimostrazione della relatività di Einstein e inoltre forniscono la prova indiretta dell'esistenza delle onde gravitazionali. Jocelyn diviene una celebrità in ambito scientifico, mai una donna era riuscita a raggiungere un risultato così sorprendente. Ma nel 1974, proprio grazie alla scoperta delle pulsar, è solo Hewish a ricevere il premio Nobel per la Fisica. C'è chi contesterà la decisione presa da Stoccolma, ma sarà la stessa Jocelyn a placare le polemiche. Ancora oggi afferma: «Io ero una studentessa di dottorato e in quei tempi si credeva, si percepiva, che la scienza fosse fatta e guidata solo dagli uomini e che questi uomini avessero una pattuglia di servi che facevano ogni cosa su indicazione, senza pensare». Negli anni successivi Jocelyn andrà avanti a occuparsi di quasar e pulsar. Insegnerà all'University College di Londra e alla Open University (dove insegna tutt'ora) e diverrà preside di Princeton. Riceverà molte onorificenze fra cui il Premio Oppenheimer, la Medaglia Michelson e il Magellanic Premium. Ma il suo nome continuerà a essere legato soprattutto alla scoperta delle pulsar, una scoperta assolutamente casuale di cui ancora oggi parla con grande orgoglio: «Quello fu l'istante meraviglioso, l'autentica dolcezza, il momento di dire Eureka!».
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