La Scozia di Lucia: tensioni e imprevisti nella Valle di Glencoe

Da Auroradomeniconi

Prosegue la raccolta “Scotland, my love” con un nuovo (per certi aspetti intimo) racconto della nostra inviata scozzese preferita. Oggi Lucia approfitta di ciò che (non) ha visto tra Loch Linnhe e la valle di Glencoe per mettere a nudo qualche pensiero che le ha procurato tensione e rabbia inespressa. Chissà se l’armonia di un paesaggio scozzese altamente evocativo e simbolico come Glencoe sono riusciti a rimetterla in pace con il mondo… scopriamolo inseme.

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La mattina seguente, come un sogno che si dissolve al risveglio, l’incanto della sera prima era sparito, rapito dalle prime luci dell’alba. Il lago aveva riacquistato il suo colore verdastro, specchio delle colline circostanti. Il panorama appariva molto piacevole e rilassante e nella mia percezione lo era ancora di più perchè ubicato nel cuore delle Highlands, dove s’annidano i miei sogni più puri. Tuttavia era cambiato qualcosa in me. Non riuscivo a vedere le amenità naturali col cuore disponibile a unirvisi. Lo facevo solo con gli occhi.

Stavo male, mi sentivo distrutta e offesa a causa di… qualcosa accadutomi, che mi ha avvolta in una dimensione di dolore, in cui non avevo aggrappi di salvezza e in cui la voglia di negazione di quel che era successo cercava di compensare la lacerazione interiore che avevo. La rabbia mi esplodeva, ma la dovevo contenere perchè non potevo esternarla. Sola col mio dolore a causa di un fatto… che non voglio ricordare. Mi sentivo incredula, arrabbiata, ferita. Ero sconvolta! Riflettevo sui rapporti umani rovinati dalla debolezza e dalla vigliaccheria di certuni individui e sull’ingiustizia della vita che, a volte, diviene proprio incomprensibile e senza margini di recupero; non ho visto nulla delle bellezze del Loch Linnhe lungo la strada, presa com’ero a sopravvivere al dolore che mi corrodeva e mi annientava.

Ero molto nervosa. In aggiunta, il distributore di benzina che credevo di trovare tra Fort William e Glencoe non c’era. Ero fuori di me! Mancava solo di restare senza benzina! Non ce lo potevamo permettere perchè avremmo dovuto raggiungere Edimburgo entro la serata.

Svoltato dall’ultima curva che costeggia Loch Linnhe, la strada si è aperta sulla vallata di Glencoe e dopo pochi metri abbiamo intravisto, finalmente, un minuscolo distributore, con pompe di benzina molto âgées dalla forma bizzarra. Ho temuto non fosse funzionante finchè non ci siamo avvicinati e abbiamo visto dei benzinai che facevano rifornimento alle auto posteggiate accanto alle pompe di benzina. Senza dire una parola, stretta dentro la mia inaccettabile angoscia e dentro la mia rabbia, nei confronti di tutto, sono uscita di macchina, anche senza giubbotto, e mi sono diretta sulla collina che sovrasta Loch Leven; volevo scendere al lago, ma non intravedevo passaggio alcuno. Paolo ha fatto benzina e ha ricaricato la scheda del telefono scozzese ed era il mio turno pagare il pieno. Ero fuori di me, ma ero incapace di emettere parola.

Paolo non avrebbe dovuto spendere quei soldi! Non sono una persona “attaccata” al denaro, anzi, purtroppo ho le mani bucate. Tuttavia nella nostra vacanza abbiamo avuto due imprevisti. Imprevisti che ci sono costati almeno £600 e ci hanno condizionato tantissimo la vacanza! Imprevisti indipendenti da noi. Una persona scozzese ci aveva promesso che ci avrebbe pagato una parte dell’alloggio, come ricompensa di ciò che io e Paolo abbiamo fatto per lui/lei, (meglio l’anonimato), con tanto di parola sull’onore, sul bene e sulla riconoscenza! Quest’anno non saremmo potuti restare in Scozia a lungo, proprio a causa di ristrettezze finanziarie. Tale persona, però, desiderando averci vicini più a lungo, ha insistito e insistito e ancora insistito a farci restare altre due settimane a sue spese. Dopo tanto insistere (già dagli anni precedenti) abbiamo ceduto alla sua offerta, unica condizione per poter allungare il nostro soggiorno. Male abbiamo fatto perchè non ha pagato e purtroppo, quelle sterline, le abbiamo dovute tirare fuori noi e le abbiamo dovute rimediare coi denti, visto che non ce le avevamo e che non erano assolutamente previste nelle nostre spese! Ci sarebbe tanto da dire sulla superficialità, sulla scorrettezza e sull’approssimazione delle persone! Sulla mancanza di rispetto e sulle promesse non mantenute! Perchè la gente “apre bocca e le dà fiato”? Non sarebbe meglio non esporsi neanche? Questo però è un altro discorso.

Un altro imprevisto è stato qualcosa di piacevole (di cui parlerò in seguito), ma ci ha fatto allungare il soggiorno in Scozia di qualche giorno e nella situazione economica in cui eravamo, ha influito sulla mia tranquillità emotiva. A causa di questi due costosi imprevisti, eravamo veramente al verde e dovevamo pesare ogni penny che spendevamo, equilibrando le spese tra me e Paolo per i nostri rispettivi conti in banca.

Finalmente ho trovato il modo di andare sulle rive sassose del Loch Leven, in quella chiara, fresca mattina d’agosto. Io e l’immensità della valle scozzese che mi circondava. La superficie del lago davanti a me era blu intensa e sconfinata sulla destra, all’incontro delle sue acque con quelle del Loch Linnhe, ma diafana e trasparente alla riva. Si vedevano perfettamente i sassi gialli ricoperti dalle acque increspate dal vento. La trasparenza diveniva via via una distesa d’un unico colore sull’indaco, in direzione di Glencoe, illuminata dai riflessi luccicanti del sole che splendeva nel cielo. La volta celeste era spennellata da nubi bianche che creavano forme curiose e rendevano il cielo scozzese insolito e diverso da come in genere è: grigio e carico di pioggia. Le colline intorno erano verdi, ricoperte da una rigogliosa vegetazione. Io, invece, nervosa e sofferente, passeggiavo su e giù, sopra quelle pietre colorate, cercando d’espellere dal mio corpo, ad ogni passo, tristezza e rabbia.

Mi ripetevo che ero in Scozia, a Glencoe, nel luogo più emblematico della mia Scozia e che se fossi stata lì, un motivo c’era! Non dovevo essere triste. Dovevo allontanare i pensieri negativi; non era giusto mi facessi carico della debolezza del “genere umano”. Non dovevo lasciarmi sconfiggere anche io da quella stessa debolezza e permettere che mi comportassi come tutti quegli esseri che si sentono dei falliti e che cercano di scaricare sugli altri le colpe delle loro mancanze e delle loro frustrazioni. Purtroppo in quel momento, mi stavo comportando proprio in quel modo riprovevole con Paolo, che nel frattempo mi aveva raggiunta al lago e non comprendeva il mio atteggiamento. Ancora non ce la facevo a parlare, ma sentivo di essere più distesa e più tranquilla e guardando verso le colline di fronte a me, verso i prati verdi a sinistra, mi sentivo un po’ più forte e meno tesa: stavo trovando in quella terra la forza necessaria per superare quel momento di estrema fragilità.

Sono tornata verso l’auto e ci siamo diretti verso la valle di Glencoe, lungo il Loch Leven, proprio al villaggio di Glencoe.

Continua…

Photo Credits: Lucia Tysserand

Leggi: La Scozia di Lucia: Glencoe Wood e cena tipica a Fort William

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