Come arriva a te questa voglia di scrivere noir?
Partendo, con le inevitabili cautele, da una definizione di genere: “nel noir in conflitto non è tra bene e male, bensì tra diversi aspetti del male.”
Da sempre, la mia narrativa si focalizza sul darkside, il lato oscuro. Un’oscurità da intendersi nel senso più lato possibile: psicologica, sociale, politica, ambientale ma soprattutto umana.
Non ritengo di avere mai scritto un — altre inevitabili cautele — noir “puro” nella direzione di capolavori quali “Il postino suona sempre due volte”, di James Cain, o “The Grifters” di Jim Thompson.
Per contro, il conflitto all’interno del male rimane una costante nel mio lavoro di narratore.
Citando un unico titolo, “Tutti al rogo!” apparso sull’antologia “Hellgate” (TEA, 2009) — per quanto altamente “ibrido” in termini di merscolanza di generi — possa essere considerato come il più noir dei miei scritti.
Quanto cinema, visto il ruolo di sceneggiatore, si è infiltrato nella tua scrittura?
Anche il cinema, inteso nel senso di “scrivere per immagini e per sequenze”, rimane un cardine della mia narrativa.
La mia esperienza a Los Angeles — come story-editor & staff writer per il leggendario produttore Dino De Laurentiis, quindi come sceneggiatore professionista — ha letteralmente plasmato le mie modalità di strutturare storie.
La sceneggiatura in sè stessa è un formidabile medium narrativo: preciso, sintetico, rigoroso.
È quindi proprio dalla teoria e dalla pratica della sceneggiatura che vengono le mie angolazioni su definizione dei personaggi, drammatizzazione delle situazioni, costruzione dei conflitti.
Da amante della poesia faccio a te una domanda che cozza letteralmente con il genere, ami la poesia? Se si che autori apprezzi?
Nutro un rispetto assoluto per la poesia, che ritengo la più alta forma espressiva dello spirito umano.
Inevitabilmente, essendo larga parte della mia formazione letteraria nutrita dalla cultura anglo-sassone, anche le mie icone poetiche sono anglo-sassoni.
Al vertice, Thomas Stearns Eliot.
Non a caso insignito del Premio Nobel, non esiste un solo testo di T.S. Eliot che non sia un capolavoro dalla umana contraddizione e della umana tragedia.
In particolare, “Gli Uomini Vuoti” (The Hollow Men), continua ad avere su di me un impatto molto profondo.
Parimenti, non posso non inchinarmi al genio di Edgar Lee Masters, Emily Dickinson e Walt Whitman.
Un equale inchino all’opera di giganti italiani quali Salvatore Quasimodo e Giuseppe Ungaretti.
Infine, mi è impossibile dimenticare la straordinaria drammaticità di Dino Compagni e Clemente Rebora.
E chi sono i tuoi grandi nel noir e nel cinema?
Ho già citato l’opera di James Cain e di Jim Thompson.
Considero “La fiamma del peccato” (Double Indemnity, 1944), scritto dal leggendario Raymond Chandler e diretto dall’ugualmente leggendario Billy Wilder il capolavoro assoluto del noir filmico.
Pressochè ex-aequo, “Chinatown” (1974), scritto da Robert Towne e diretto dall’incona Roman Polanski.
Venendo a oggi, il noir sia scritto che filmico sarebbe qualcosa di molto diverso, e molto carente, senza l’intera opera, assolutamente gigantesca, di James Ellroy.
Cosa pensi della scrittura noir italiana oggi? Le nuove “leve” sono un buon inizio?
Non sono del tutto certo che “nuove leve” sia l’espressione più centrata.
La narrativa italiana — a partire dall’opera magistrale di Giorgio Scerbanenco — ha da lungo tempo una solidissima tradizione noir, thriller, mystery.
Una tradizione che prosegue oggi con i lavori — ma soprattutto con la continuità professionale — di almeno due generazioni di ottimi Autori.
Non necessariamente i loro lavori sono noir “puro”. Ritengo però che il “puro” narrativo, anche qui in senso lato, appartenga ormai al passato.
Tornando quindi agli Autori:
Valerio Evangelisti, con la sua serie dell’Inquisitore Eymerich, rimane il profeta indiscusso del thriller soprannaturale e non solo;
Giuseppe Genna, al fianco della sua formidabile opera di “dissezione” sociale, ha re-inventato il thriller di cospirazione, trasformandolo in corrosivo apologo politico;
Carlo Lucarelli, da “Il Giorno del Lupo”, a “L’Ispettore Coliandro”, passando per “L’isola dell’angelo caduto” è un fuoriclasse tout-court;
Franco Forte, al di là della sua eccezionale produzione nel romanzo storico, gioca durissimo con titoli di prima classe quali “China Killer” e “La stretta del pitone”;
Gianfranco Nerozzi è non solo un vero e propro “horror meister” ma al tempo stesso un eccezionale “thriller meister”;
Diana Lama passa con eguale perizia del mystery, al thriller, al noir;
Stefano Di Marino, con la sua serie “Il Professionista” e non solo ha alzato tutti i parametri del thriller d’azione e dell’avventura epica;
Patrick Fogli e Simone Sarasso hanno pochi rivali nel thriller politico, una variante che sembrava ormai dimenticata;
Gianni Biondillo ed Elisabetta Bucciarelli — con rispettive saghe dell’Ispettore Ferraro e dell’Ispettrice Delgato — eseguono impietose radiografie delle metastasi che affliggono l’Italia contemporanea.
C’è poi un’autentica squadra d’assalto di validissimi Autori in rapida ascesa. Citando solo alcuni di loro:
Marilu Oliva, Massimo Rainer, Mauro Baldrati, Simonetta Santamaria, Marina Visentin.
In sostanza, non solamente il noir Italian-style, ma l’intera narrativa del lato oscuro Italian-style è già un TAV da trecento chilometri orari. Il che è ottimo!
Biografia
Alan D. Altieri è nato nel 1952 a Milano, dove si è laureato in ingegneria. È vissuto a lungo a Los Angeles, lavorando per il cinema come sceneggiatore. È considerato il maestro italiano dell’action-thriller.
Sergio Altieri, milanese, ingegnere, è vissuto a lungo a Los Angeles e negli Stati Uniti, lavorando per il cinema come sceneggiatore. Dopo alcuni romanzi e alcune sceneggiature, nel 1997 collabora alla realizzazione sceneggiato televisivo in due puntate La Uno bianca e sempre in quell’anno vince il Premio Scerbanenco con il romanzo Kondor, thriller bellico ambientato nel futuro, che narra le vicende di un gruppo di soldati delle Special Forces impegnati in una cruentissima “guerra per l’energia”. Del “Maestro italiano dell’Apocalisse” sono già stati pubblicati, tra gli altri, Città oscura, Città di ombre, Ultima luce, Kondor, L’uomo esterno, i tre romanzi della saga storica di Magdeburg, i romanzi dedicati al personaggio dello “Sniper” Russell Brendan Kane e il primo volume di racconti Armageddon. Del 2010 è Killzone. Autostrade della morte. Oltre che quella di scrittore Altieri svolge anche l’attività di traduttore. Da marzo 2006 è direttore editoriale delle collane da edicola di Mondadori, I Gialli, Urania, I Classici del Giallo, Segretissimo, Segretissimo SAS, Epix, Romanzi.