Ha la spontaneità del grande comunicatore e la preparazione dell’erudito, parla “semplice” ma scrive in modo raffinato, dice che
“bisognerebbe dare un tablet a ogni studente, ripensare gli spazi spazi didattici e sviluppare progetti interdisciplinari che prevedano la collaborazione di più docenti”,
che il compito dell’insegnante
“non è accontentarsi del mansionariato, poiché è una delle poche figure rimaste a richiamare i ragazzi alla concentrazione, al rigore e alla serietà”
e che
“leggere L’infinito di Leopardi è più utile al ripetente della scuola professionale di borgata, che non vede l’ora di sporcarsi le mani in officina, che allo studente del liceo”.
Portatore di queste e molte altre idee sul mondo della scuola e degli adolescenti, specie quelli “difficili”, è Eraldo Affinati, docente di italiano e storia all’Istituto professionale Carlo Cattaneo di Roma, autore di 15 libri nati dalla sua esperienza in aula e in viaggio, l’ultimo dei quali, Elogio del ripetente (Mondadori) è da poco in libreria. Un titolo che la dice lunga sulla filosofia di questo energico professore che tutti vorremo avere avuto come insegnante, non solo per la capacità di trasmettere conoscenza, ma per l’umanità che si coglie nel suo mettersi in relazione con il prossimo. Leggere Affinati è di sicura utilità, non solo per chi opera in ambito pedagogico, ma per tutti coloro che vogliono farsi un’idea di quello che accade quando non si investe adeguatamente nella cultura e nella formazione delle nuove generazioni.
Ho incontrato Eraldo Affinati in occasione del Festivaletteratura di Mantova con altri tre blogger, Laura Pezzino di Vanity Fair, Jacopo Cirillo di Finzioni Magazine e Claudia Consoli di Critica Letteraria e, dopo un’ora abbondante di conversazione, sono tornata a casa con la convinzione che soltanto riempiendo le scuole di insegnanti con la stessa passione e competenza il nostro Paese potrebbe garantirsi un futuro migliore.
Affinati racconta volentieri se stesso ed è ascoltando la sua storia che si comprendono le origini del suo slancio verso gli studenti più svantaggiati, una dedizione che si è concretizzata anche attraverso la scuola Penny Wirton, che lo scrittore ha creato con la moglie per aiutare i ragazzi stranieri a imparare l’italiano. Una scuola gratuita, senza classi, basata sul volontariato, in cui lavorano decine di insegnanti e le cui iniziative si stanno moltiplicando in tutta Italia.
“Io nasco in una famiglia senza libri, mio padre era un orfano e né lui né mia madre avevano potuto studiare. Il mio interesse per la letteratura è stato un modo di trovare parole che i miei genitori non potevano conoscere per raccontare ciò che avevano vissuto”.
Il provocatorio titolo dell’ultimo lavoro di Affinati, Elogio del ripetente, è occasione per riflettere sulla disastrata situazione della famiglia italiana di oggi che richiederebbe una rieducazione dei genitori, prima che degli studenti.
“Molti miei alunni sono stati bocciati prima al liceo, poi al tecnico e arrivano all’Istituto professionale per l’industria come ultima spiaggia; se fallissero anche da noi finirebbero sui muretti delle borgate romane. Il nostro primo obiettivo è cercare di farne dei cittadini. Il ripetente ti fa capire lo sfascio familiare che c’è in Italia, ma anche il peggiore dei miei studenti, solo per il fatto di venire a scuola, compie un passo avanti rispetto alla condizione della sua famiglia. Il ragazzo è solo perché è privo di valori, gli è sempre stato detto ‘sì’. Però c’è una forza in questi ragazzi che li trascende. Come insegnante sono fiducioso, anche se ci sono problemi che non si possono risolvere in una sola generazione. Noi parliamo tanto di crisi economica, ma in realtà in Italia viviamo una crisi morale ed etica spaventosa“.
Ancora più dolorosa e preoccupante è la fotografia della scuola italiana se comparata con quella di vent’anni fa:
“Io fino agli anni novanta ai miei studenti potevo far leggere, anche se con qualche difficoltà, I Promessi Sposi e i Malavoglia in classe. Oggi l’atto della lettura in senso tradizionale è difficile. Per far leggere libri ai ragazzi bisogna trasformare un compito scolastico in un’esperienza conoscitiva. In Elogio del Ripetente racconto come sono riuscito a far leggere Se questo è un uomo alla mia classe. Ho deciso di far venire tutti i ragazzi alla libreria della stazione Termini di Roma per comprare ciascuno la sua copia del libro. Già il fatto di essere lì era una piccola rivoluzione perché molti ragazzi non erano mai usciti dalle borgate. L’iniziativa li ha motivati, hanno capito che ciò che stavano facendo era mantenere un patto che avevano fatto con me. Quella prima lezione all’aperto, con passeggiata per Roma e sosta al MacDonald’s inclusa, è stata determinante”.
La tecnologia ha reso ancora più complesso il ruolo della scuola e degli insegnanti ed è proprio su quest’ultima che, secondo Affinati, bisogna puntare per modernizzare l’insegnamento.
“I nativi digitali hanno una testa diversa rispetto ai loro coetanei di vent’anni fa. Hanno un meccanismo logico più associativo che deduttivo, che funziona con una rapidità straordinaria. Ma questa velocità e creatività non emergono quando chiedi ai ragazzi di scrivere un compito a mano su un foglio protocollo. Oggi è impossibile parlare con un quindicenne se non vai sul suo terreno. Rispetto a un tempo i ragazzi sanno tutto, perché basta digitare su una tastiera per avere le risposte, ma non hanno la gerarchia dei valori. La scuola deve insegnare cosa è importante e cosa no”.
Da sin: Jacopo Cirillo (Finzioni), Eraldo Affinati, Patrizia La Daga (Leultime20), Claudia Consoli (Critica Letteraria)
La conversazione prosegue sui temi scottanti della scuola di oggi, dagli stranieri che vengono spesso inseriti in classe senza sapere nemmeno una parola di italiano, l’indifferenza di molti professori, che trasformano i consigli di classe in una semplice distribuzione di voti senza tenere presente il singolo individuo, la responsabilità degli insegnanti, che Affinati fa coincidere con quella degli scrittori, passando per i viaggi e gli incontri che hanno ispirato l’amplia produzione letteraria del professore (consultabile sul suo sito).
Così, mentre milioni di studenti proprio in questi giorni tornano sui banchi di scuola, anche noi blogger abbiamo avuto la nostra lezione. Fatta di cultura, carisma e sensibilità.