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La scuola è il posto più bello

Da Desian
Uno spettro si aggira per le case: i compiti del fine settimana. Oltre al Papa, allo Tzar, a Metternich e Guizot, anche le maestre sembrano avercela con questi poveri pargoli. Sembra godano a impedir loro un fine settimana rilassante, una due giorni in barca sul lago o alla beauty farm.
Perché sì, di questo si lamentano i grandi: "troppi compiti e ci tocca restare in casa a farglieli fare. Addio weekend".
Ascoltavo alla radio, qualche giorno fa, Paola Mastrocola che parlava di scuola e, tra tante cose con le quali ero in disaccordo, mi piaceva molto come sottolineasse il fatto che proprio noi adulti, prima ancora che i ragazzi, abbiamo perso il senso delle finalità della scuola.
La fatica di studiare, sì, di farsi un'educazione. Perché sembra essere passata l'idea, continuava Mastrocola, che l'unico ascensore sociale in Italia non sia più quello messo in moto dall'educazione ma quello dell'ereditarietà: se sei figlio della persona giusta, se esci da una famiglia che può darti "un aiutino", non aver paura: non hai bisogno di studiare, te la caverai sempre.
E allora goditi il tuo weekend, al mare, sul lago, al luna park. Con babbino e mammina. Invece di studiare, che è tanto faticoso.
Credo nella scuola. Laica, pubblica e libera. I pochi anni dell'università sono stati per me l'idea di una porta che si apriva sul futuro. Un'idea che ho ancora oggi.
Così noi passiamo buona parte dei nostri fine settimana in casa per far sì che la donna grande (l'uomo piccolo è ancora in seconda e ha carichi quasi insignificanti...) faccia quello che deve. Non per punizione, non per noi e (quasi) nemmeno per un qualche motivo superiore.
La scuola è conoscenza, mica competizione. Non è lavoro. E' sapere.
Che lo spettro spaventi ancora. E tanto.
Vuol dire che esiste.

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