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La scuola italiana vista da una mamma che deve scegliere….

Da Mammabigne

 

Premetto, la Gnoma è troppo piccola perché la frequenti.
Prima di averla ho sempre pensato che avrei mandato i miei figli alla scuola pubblica, o meglio semplicemente “Scuola”, la stessa che ho frequentato io e tutta la mia famiglia. Oltre a ciò sono figlia di insegnanti della così detta “scuola pubblica”, questo mi ha aiutato a vivere al meglio la mia “Scuola”, ho dei ricordi meravigliosi delle elementari, delle medie ed anche delle superiori (insegnati compresi).
Vivevo in una città di provincia, e anche se alle volte i miei si lamentavano della burocrazia scolastica, a me, allieva, poco cambiava. Non ho mai subito dieci supplenze in un anno per materia, o dodici ore vuote in una settimana di 40 ore…
Poi mi sono trasferita a Roma, dove ho potuto constatare con mano le difficoltà di due ragazzi di 11 anni, alle prese con la prima media, due gemelli, provenienti da due classi diverse dalle elementari, e finiti, per scelta, in due classi differenti.
Un dramma. Per i genitori ovviamente.
Non tanto per i professori, che cercano in tutti i modi di portare avanti un programma di studio adeguato, e che cercano di mantenere alto il livello culturale del nostro paese, scavando nella testa, molto spesso distratta da altro, del nostro futuro. Quanto per il menefreghismo e l’indifferenza che i ragazzi di oggi hanno nei confronti di chi dedica il proprio tempo a costruire il loro futuro.
Questi ragazzi, chi più e chi meno ovviamente, hanno pochi interessi, e quasi sempre sono focalizzati fuori dalla scuola; gli epiteti che usano per descrivere i propri insegnanti sono assolutamente fuori luogo e denigratori per persone che fanno questo mestiere con passione; l’interesse che provano nei confronti delle materie trattate è quasi nullo.
Questo il quadro che mi sono potuta fare.
Tutto ciò ovviamente non vale solo per le medie inferiori, ma si diffonde e aumenta nelle classi delle medie superiori.
Tornando a questi ragazzini.
Il momento più importante della giornata scolastica è l’aver preso in giro l’insegnante, la buffonata fatta in classe o la risposta, fuori luogo, propria o di un compagno o compagna di classe (ebbene sì, anche le ragazzine sono diventate ingestibili!); non è la lezione di matematica, o il nuovo capitolo di storia, o la lezione sull’eco-sistema fluviale.
Certo ha pochi di noi piaceva andare a scuola, ma ci si andava, a spesso ci si divertiva, senza mancare di rispetto agli insegnanti.
Pensate che uno dei due l’altro giorno mi ha chiesto se davo del Lei agli insegnanti, e alla mia risposta affermativa ha commentato: “I nostri non hanno preferenze! Infatti preferisco dargli del tu!”. Se a mio padre un alunno desse del tu….
Ma questa è la scuola dei nostri figli, non la nostra (meno male!).
Quindi ricapitolando, ho decido di trasferirmi in provincia appena la Gnoma compie cinque anni, o cedo alle richieste del consorte per mandarla alla scuola privata, cosa che vuol dire un mutuo a 15 anni, oppure cerco di educarla al meglio, in modo da darle gli strumenti per crescere bene nonostante tutto il resto….
Perché la nostra scuola non è malata a causa degli insegnanti, ma a causa degli allievi e di certi genitori che ritengo che la scuola sia solo un parcheggio a ore….

 


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