In India, un portatore d’acqua aveva due grandi secchie, appese all’estremità di una
pertica che teneva sulle spalle.
Una di esse era bucata e si vuotava poco a poco.
Tra il torrente e la casa del padrone arrivava sempre mezza vuota.
L’altra portava l’acqua per tutta al sua capacità.
Immaginiamo un dialogo tra la secchia bucata e il portatore:
«Mi sento misera, ho vergogna di me stessa!»
«Perché?»
«Sono ormai due anni che porto solo la metà del mio volume, per colpa di questo buco…»
«Non scusarti! Hai notato i bei fiori, lungo la strada, dalla parte dove cola la tua acqua?»
«No!»
«Guarda! Ho sempre saputo che perdevi, allora ho seminato da questa parte dei semi ed
ogni giorni tu li hai innaffiati. Da due anni, ho potuto cogliere fiori per ornare la tavola
del padrone».
Non abbiamo pure noi numerosi handicap?
Lasciamo che il Signore usi anche le nostre infermità e debolezze alla Sua gloria.
La grande sapienza di Dio farà in modo che non si sciupi nulla.
Lui sa bene a cosa può servire una “secchia bucata” come me.