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La seconda guerra balcanica e le sue conseguenze – parte prima (di Massimo Vassallo)

Creato il 24 settembre 2012 da Istanbulavrupa

La seconda guerra balcanica e le sue conseguenze – parte prima (di Massimo Vassallo)L’inchiostro era ancora caldo e già alcuni degli “alleati” si preparavano ad una nuova guerra.
Il 1/6/1913 (19/5/1913 v.s) venne firmato a Salonicco un Trattato di alleanza fra Grecia e Serbia (Ioannis Alexandroupolos, Ministro greco in Serbia; Matija Bošković, Ministro serbo in Grecia); le ratifiche furono scambiate ad Atene il 21/6/1913 (8/6/1913 v.s); nel Trattato veniva definita la frontiera fra i due Paesi, in modo contrario ai desiderata bulgari cosicché il Trattato acquisiva un’esplicita valenza anti-Sofia (il Ministro russo a Belgrado Hartwig spingeva a fav ore dei Serbi e faceva un’efficace attività a loro favore a San Pietroburgo, anche se in Russia i bulgari conservavano amici non solo fra i “veri russi” monarchici ma anche fra i liberali di sinistra, si pensi al cadetto Miljukov; Hartwig morì di infarto all’inizio della grande e nefasta crisi, nei primi di luglio del 1914, proprio mentre si trovava nella Legazione austro-ungarica, ospite del collega asburgico barone Giesl !)
Lo stesso 1/6/1913 n.s Serbia e Grecia stipulavano a Salonicco una convenzione militare segreta, esplicitamente diretta contro la Bulgaria (cap. Xenophōn Stratēgos; col. Petar Pešić e col. Dušan Tufegdžić); lo scambio di ratifiche avvenne ad Atene sempre il 21/6/1913 (8/6/1913 v.s); era un complemento del Trattato di alleanza ed era in forza nel medesimo periodo di questo
Intanto la tensione saliva (nonostante gli sforzi della diplomazia russa che voleva mantenere l’alleanza balcanica sotto la sua egida) e a Sofia, sbagliando e facendo così il gioco dei greco-serbi, si decise di fare un colpo di mano
Il 29/6/1913 n.s (16 giugno v.s) la Bulgaria attaccava gli alleati in Macedonia; ben presto si rese conto dell’errore commesso e sarebbe stata propensa a regolare il tutto ma Serbia e Grecia volevano appunto quello e non si lasciarono scappare l’occasione, dando ordini per un attacco frontale.
Seguì la formale rottura diplomatica e l’inizio dello stato di guerra.
Il 4/7/1913 il Ministro di Grecia a Sofia Panas riceveva l’ordine di chiedere i passaporti ma partiva la mattina del 5/7/1913 senza averli chiesti, dopo aver lasciato la protezione diplomatica alla Francia; il Ministro di Bulgaria ad Atene Pančo Hadžimišev dovette quindi lasciare Atene e partì la sera del 5/7/1913 dopo aver affidato la protezione diplomatica alla Russia (due anni dopo subì per la seconda volta una rottura diplomatica, quando era accreditato a Londra, nell’ottobre 1915; allora si “ritirò” in Olanda essendo accreditato anche all’Aja)
Il 5/7/1913 chiedeva i passaporti il Ministro di Serbia in Bulgaria Spalajkovi e affidò la protezione diplomatica alla Russia ; il Ministro di Bulgaria a Belgrado Andrej Tošev cessava la sua missione e partiva alle 12.00 del 7/7/1913 dopo aver lasciato anch’egli la protezione diplomatica alla Russia
Il 6/7/1913 il Ministro bulgaro in Montenegro Nedjalko Kolušev era allontanato e lasciò la protezione diplomatica alla Russia; il Montenegro non aveva rappresentanza diplomatica a Sofia (cui badava, non è chiaro se in modo ufficiale od ufficioso, la Russia); il Montenegro dichiarò guerra ma per la lontananza (e anche per lo scarso interesse) giocò un ruolo minimo
I serbo-greci sconfissero pesantemente i bulgari, per i quali la situazione si faceva drammatica
E il peggio doveva ancora venire, con l’entrata in guerra di un nuovo attore.
L Romania era gelosa degli ingrandimenti bulgari (più virtuali che reali si è visto) e aveva richiesto compensi; la diplomazia russa, che aveva interesse ad evitare una crisi, era intervenuta ed il 9/5/1913 n.s (27 aprile v.s) a San Pietroburgo venne firmato un protocollo che assegnava alla Bulgaria la città e la fortezza di Silistra (l’antica Durostorum, in greco Dourostolon, Drăstăr nelle fonti bulgare medievali, in turco Silistre), una volta conclusa la pace definitiva; i romeni però non erano soddisfatti ed approfittarono dell’occasione per avere di più
Il 10/7/1913 (27 giugno v.s) la Romania dichiarò la guerra alla Bulgaria; essa entrò in azione l’11 luglio n.s
Lo stesso 10/7/1913 chiese i passaporti il Ministro di Romania a Sofia Ghika, dopo aver lasciato la protezione diplomatica all’Italia (R. Ministro era Cucchi Boasso, in carica sino alla rottura dell’ottobre 1915) e giunse a Bucarest il 12/7/1913; il Ministro bulgaro a Bucarest Georgi Kalinkov dovette fare fagotto, ma ricevette i passaporti solo il 13/7/1913 e partì il 14/7/1913
La Bulgaria ormai era sul punto di soccombere e incominciò ad implorare la pace, interessando in particolare la Russia ma non solo (l’incapacità della Russia di sostenere con efficacia gli interessi bulgari nel 1912-1913 fu la causa principale che spinse Re Ferdinando a cacciare il russofilo Danev e a chiamare al potere, quello stesso mese di luglio, l’austrofilo Radoslavov che, due anni dopo, porterà la Bulgaria dalla parte di Berlino)
Ma il peggio non era ancora finito, per Sofia
A Costantinopoli si guardava con attenzione la nuova situazione che si era creata e non ci si era rassegnati alla perdita di un’antica capitale ottomana quale Edirne
Il 13/7/1913, dunque DOPO l’intervento romeno, le truppe ottomane di Çatalca, Bulayr e Gelibolu al commando di ‘Izzet Pāšā, ricevettero da Enver Pāšā l’ordine di entrare in campagna, nonostante le pressioni delle Grandi Potenze e soprattutto russe, che intimavano ai turchi di non superare il Meriç (Marica, Evros); la “squadra” diplomatica delle Grandi Potenze a Costantinopoli era allora composta dal tedesco Wangenheim, dall’austro-ungarico marchese Pallavicini János, dall’italiano Garroni, dal britannico Sir Louis Mallet, dal francese Maurice Bompard e dal russo Mikhail Girs (che nel 1915 diverrà l’ultimo Ambasciatore imperiale in Italia)
Ancora un po’ di tergiversazioni e poi, sfidando le Potenze, i turchi entrarono in azione contro la Bulgaria attaccata da ogni lato (dai serbi a ovest, dai greci a sud, dai romeni a nord e ora dai turchi a sud-est)
Il 22/7/1913 i turchi ripresero Edirne; Enver, rischiando, “osò” (merito che la storiografia kemalista non sempre gli riconosce) ed ebbe ragione ! la Russia non fece nulla, al momento, anche se pare che Sazonov pensasse ad un attacco nei vilayet armeni; in quel periodo, e fino al 1914, la diplomazia russa, francese e, seppur meno, inglese insisteva per un’Armenia autonoma nei 6 vilāyet “armeni” in realtà a notevole maggioranza musulmana, per quanto costituita in buona parte da curdi, di Erzurum, Van, Mamuret ül-Aziz (oggi Elâziğ), Sivas, Bitlis, Diyarbakır, con un pensierino pure su quello di Trabzon dove c’erano molti greci pontici nella costa; se così fosse stato, la Guerra Mondiale sarebbe probabilmente iniziata un anno prima
La Bulgaria ormai sul punto del disastro totale mendicò la pace;
Serbia, Grecia, Montenegro (del resto inattivo per la lontananza) e Romania acconsentirono a trattare; i Turchi ebbero il buon senso di interrompere le operazioni e di non penetrare in territorio etnicamente bulgaro
I romeni, che già si atteggiavano a grande Potenza balcanica pretesero, e ottennero, che la Conferenza della pace si svolgesse da loro


Filed under: Turchia Tagged: Edirne, guerre 1912-1913, guerre balcaniche, impero ottomano, Rumelia, seconda guerra balcanica, storia ottomana, Tracia

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