La seconda lettura, ovvero la letteratura viva

Creato il 05 gennaio 2012 da Sulromanzo

L'illuminazione mi è giunta mentre stavo leggendo Morte a Venezia. C'era qualcosa che mi ricordava l'atteggiamento di Aschenbach verso il giovane Tazio. C'era una vena coperta, che si mescolava con quella sessuale dell'attrazione, che lasciava la mia lettura in sospeso, su un piano che non riuscivo a riconoscere. Per provare ad indovinare cos'era questa mia sensazione, vi invito a immaginarvi il giovane ragazzino biondo tutto vestito di bianco (come spesso viene descritto da Thomas Mann) e capovolgerlo. Sì, avete capito bene, capovolgete il ragazzino: cosa otterrete? Una stecca gialla sotto e bianca sopra. Una Marlboro pronta per essere fumata. Le logiche che muovono Aschenbach alla ricerca del ragazzo, possono essere lette come le stesse dinamiche che muovono il fumatore verso la sigaretta. Pensate, o leggete se non lo avete fatto, tutto il libro in quest'ottica, a partire dalla scoperta casuale dell'oggetto desiderato, al tentativo di abbandonarlo perché comincia a sembrargli letale e a fargli male, fino alla morte per amore (o per dipendenza). Per tutti quelli che stanno già storcendo il naso dico: ATTENTI! Non sto teorizzando che Mann abbia scritto di un “sigarettomane” e abbia voluto celare il tutto con un bel desiderio omosessuale. Sto parlando di “lateral thinking” che porta a qualcosa di nuovo e di utile nella vita. Spesso, nell'educazione dei più piccoli, si usano le favole o le fiabe per far intendere morali o consigli, e questo è un piano su cui tutti abbiamo mosso alcuni passi nella nostra infanzia. Se quindi alcune storie “per adulti” hanno un'ovvia metafora come in un classico Bildungsroman, quale è il romanzo Due di due di Andrea De Carlo, con un piccolo sforzo possiamo trovare delle similitudini tra la vita quotidiana e le pagine che sfogliamo, con un'analisi più approfondita.

È un esercizio non da poco, quello di adattare esempi della vita di tutti i giorni a grandi opere (o anche libruccoli di terza categoria, perché no?). Non sempre tiriamo fuori qualcosa da una storia che abbiamo letto perché il romanzo non ci è piaciuto o è ad un livello cosi aulico che non ci ha coinvolti in prima persona. Ma provate ad adattare la grande e ossessiva attrazione di Aschenbach per Tazio, con quella di un impiegato di ufficio per la sua sigaretta e avrete, non una banalizzazione, ma un interessante punto di vista che fa capire molti pensieri profondi che muovono gli uomini verso una consapevolezza di morte per tabacco. Vi propongo infine alcuni esempi che mi sono venuti in mente che riguardano queste seconde letture di alcuni libri:

Il Signore degli Anelli: Tolkien ci ha infilato ogni possibile metafora di guerra, politica e pillole di saggezza, ma avete mai pensato a tutta la storia come ad una possibile elaborazione di un lutto?

Il signore delle mosche: l'esempio di civiltà che si ritrova con un potere da distribuire e da gestire e la confutazione del “buon selvaggio” del filosofo Rousseau sono due pilastri di questo capolavoro. Ma se vedessimo tutta la storia all'interno di una classe di prima media, non scopriremo qualcosa di più sulle dinamiche che muovono questi giovani uomini e magari (molto alla lontana) imparare qualcosa in più sul bullismo?

Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hide: l'eterna lotta tra il bene e il male dentro ad ognuno di noi, lo yin e lo yang. Ma perché invece non potrebbe essere il vostro amico che vuole evadere da una settimana lavorativa e si ubriaca in discoteca diventando un pazzo scatenato?

Sono solo esempi estremizzati per far intendere una semplice cosa: avvicinate la letteratura alla vostra vita e viceversa, non lasciatela marcire sugli scaffali, rileggete i vecchi libri con occhi diversi e troverete cose nuove perché avete nuove esperienze. Non fate, per favore, come i dirigenti dei gestori dei mezzi pubblici che probabilmente non hanno mai letto Aspettando Godot: attesa eterna ad aspettare qualcosa che probabilmente arriverà, ma non si sa con certezza. Leggete e vivete.

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