La seconda moneta di Berlusconi: un’idea malsana. Una moneta nazionale … e BASTA!

Da Pukos

Ho già scritto un articolo in merito, ma devo tornare sull’argomento, è troppo importante e non possiamo permetterci il benché minimo fraintendimento, in questo momento occorre essere categorici.

In genere formulare un ventaglio di ipotesi fra le quali poi scegliere la migliore è una maniera corretta di operare, ma non in questo caso.

L’abbandono dell’euro per tornare ad una moneta nazionale è una scelta “naturale”, quindi ancor più che intuitiva, non serve nemmeno spiegare perché sia preferibile rispetto all’attuale situazione.

La moneta, per uno Stato è l’espressione della propria economia, va da sé, quindi, che ogni Stato sovrano debba necessariamente avere la propria moneta.

Ripeterò questo concetto fino all’infinito: l’euro ha un senso solo se tutti i Paesi che lo adottano fossero riuniti in un unico Stato federale (come ad esempio gli Stati Uniti), o in una Confederazione (come ad esempio la Svizzera) in caso contrario crea solo disastri, avvantaggiando alcuni a danno di altri.

L’idea di Berlusconi di una “doppia moneta” oltre a non avere un grande senso ha senza dubbio l’enorme difetto di creare “confusione” nella popolazione, e ciò è assolutamente da evitare.

Per coloro che la propongono sarebbe una specie di “via di mezzo”, un “passaggio”, nella realtà è “un pasticcio” e non ha molto senso soffermarci sul fatto che sia preferibile rispetto alla situazione attuale, è ovvio che sarebbe un passo avanti rispetto al solo euro, ma non si vede il motivo di questo “passaggio intermedio”.

Nel mio precedente articolo dal titolo Silvio propone due monete: idee poche ma confuse, volendo interpretare “la ratio” di questa proposta ho avanzato l’ipotesi che essa serva per “distinguersi dagli altri” con un’idea innovativa, ma chiaramente ho anche immediatamente dimostrato come ciò non abbia molto senso.

Berlusconi non ha ancora spiegato le motivazioni della sua proposta limitandosi a dire: “Sull’euro abbiamo le nostre idee”, una dichiarazione che abbiamo interpretato quindi come un tentativo di lanciare una “terza via” intermedia fra i “pro-euro” e i “basta-euro”.

Sembra quindi che il Cavaliere tema che gli italiani abbiamo paura di “impoverirsi” con un ritorno ad una moneta nazionale e quindi cerchi di “tranquillizzarli” con una doppia circolazione.

A mio avviso, però, in tal modo sottovaluta il vantaggio che concederebbe ai fautori dell’euro, regalerebbe loro, dal punto di vista mediatico, un argomento formidabile, il timore di una confusione pazzesca nella quale nessuno capirebbe più nulla.

Ed infine, ennesimo errore per il Cavaliere, è quello di giustificare la sua proposta perché “uscire dall’euro potrebbe essere una cosa di cui in questo momento non si riescono a prevedere gli effetti e potrebbe essere anche una cosa dannosa per noi.” Oppure perché “questa è l’unica maniera possibile per salvare l’euro”.

Allora sia ben chiaro: uscire dall’euro per l’Italia non ha alcuna controindicazione, ma solo benefici. Magari diventeranno più care per noi le vacanze all’estero, ma questo è nulla in confronto all’immediata e straordinaria ripresa di competitività delle nostre aziende che rilancerebbe la nostra economia.

E salvare l’euro non solo è dannoso, ma assolutamente inutile perché una moneta unica per Stati diversi è semplicemente un non senso destinato prima o poi al fallimento.

Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro


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