«Le mie orecchie sentono ciò che altri non sentono. Piccole cose lontane che altri non vedono io riesco a vederle. Questi sensi sono il frutto di una vita fatta di desiderio. Desiderio di essere salvata, di essere completata come a una gonna serve il vento per gonfiarsi, anche io prendo forma grazie a cose che non appartengono a me. Indosso la cintura di mio padre stretta intorno alla camicetta di mia madre e delle scarpe di mio zio. Io sono questa. Così come il fiore che non può scegliere il proprio colore noi non siamo responsabili per ciò che siamo diventati. Solo quando ce ne rendiamo conto diventiamo liberi.» - StokerStoker racconta la storia di India, una ragazza particolare e silenziosa rimasta orfana di padre il giorno del suo diciottesimo compleanno. Vive nella sua grande casa con la madre (Nicole Kidman) che però non sembra sopportare, forse perchè sono completamente diverse e lo si capisce da subito anche se questa cosa diventa evidente con l' arrivo inaspettato dello zio Charlie del quale India non aveva mai sentito parlare e che ha tutte le intenzioni di rovinare i già molto delicati equilibri della famiglia. L' arrivo in casa dello zio comporta un lento ma radicale cambiamento in India. Inizialmente la ragazza non si fida dell' uomo ed è infastidita dall' atteggiamento frivolo che ha la madre con lui, poi invece qualcosa cambia e capisce di avere molto in comune con lui.Ci sono film che ti colpiscono subito con il trailer e poi durante la visione della pellicola arriva la delusione. Con Stoker invece la delusione non è arrivata, anzi mi ha colpita positivamente.
Il titolo è un riferimento a Draculadi Bram Stoker, e in effetti in un certo senso lo zio un po' vampiro lo è. Tutti i personaggi sono avvolti in una sorta di alone misterioso (la Kidman è a tratti inquietante) tutti seguono le proprie emozioni senza preoccuparsi minimamente degli altri o delle conseguenze, la loro caratteristica principale è quella di vedere cose che ad altri sfuggono.I protagonisti sono avvolti in un' atmosfera onirica e carica di erotismo, in alcune scene più evidente in altre meno ma comunque sempre presente. Le scenografie sono state affidare a Thérèse DePrez, madre dello stile visivo surreale del cigno nero di Aronofsky e il suo tocco in questo film si riconosce: è riuscita a creare qualcosa che ricorda le fiabe. Qui nulla è lasciato al caso, dal colore delle stanze ai vestiti che la protagonista indossa, che seguono la sua evoluzione. Un film a tratti claustrofobico e oscuro dalla straordinaria forza visiva che vede come veri protagonisti la vendetta e la crudeltà e che si confronta con un grandissimo del cinema: Hitchcock.






