( Dall'introduzione di Oreste Del Buono )
Chi non conosce Philip Marlowe?
Lauren Bacall (Vivian Sternwood) e Humphrey Bogart (Philip
Marlowe) in una scena de Il grande sonno (The Big Sleep, 1946).
Suppongo che Marlowe sia realmente una specie di me stesso segreto, disse una volta Chandler a un giornalista inglese. Io non sono in grado di vederlo chiaramente, oggettivato, come gli altri, ma posso trovare molto di me in lui. Siamo tutt'e due soli, sentimentali, cinici, tutt'e due incorruttibili...
(...) Philip Marlowe ci conquista subito, capelli castani scuri, occhi neri, bell'aspetto, ordinato, pulito, ben raso e sobrio, il figurino dell'investigatore privato elegante, un personaggio compito e memorabile, su cui si ha l'impressione di sapere sempre troppo poco. Tra le lettere raccolte in Raymond Chandler Speaking qualcuno concerne direttamente il nostro eroe preferito. Interrogato al proposito, Chandler rispondeva in data aprile '51 a uno dei suoi lettori: È molto gentile da parte vostra dimostrare tanto interesse per i fatti della vita di Philip Marlowe. La data di nascita è incerta, credo che a un certo punto dica di avere trentotto anni, ma questo è successo molto tempo fa, e oggi non pare più vecchio di allora. Non è nato in una località del Midwest ma in un posticino della California, Santa Rosa, una cinquantina di miglia a nord di San Francisco... Marlowe non ha mai parlato dei suoi genitori e forse non possiede parenti al mondo. Se necessario si può rimediare. Ha fatto i suoi anni di college... Non so perché sia venuto nella California del sud, forse perché tanti lo fanno, anche se non tutti, poi, si fermano. Pare abbia fatto esperienza come investigatore per una compagnia d'assicurazioni e poi agli ordini del procuratore distrettuale della contea di Los Angeles... Le circostanze in cui ha perso quest'ultimo impiego mi sono ben note, ma non posso specificarle. Vi basti sapere che si era dimostrato un poco troppo efficiente in un'epoca e in un luogo in cui l'efficienza era l'ultima cosa desiderata da quelli che comandavano...
(...) A un altro lettore richiedente informazioni sul suo personaggio, Chandler rispondeva in data ottobre '51: Non credo che il mio amico Philip Marlowe s'interessi molto della questione se abbia o no una mente matura. E ammetto che la cosa non riesce a interessare neppure me... Se l'essere in rivolta contro una società corrotta vuol dire essere immaturi, allora Philip Marlowe è estremamente immaturo. Se il vedere lo sporco dove c'è significa una mancanza di coscienza sociale, allora Philip Marlowe è terribilmente mancante di coscienza sociale. Certo Marlowe è un fallimento, e lo sa. È un fallito perché non ha soldi. Un uomo senza tare fisiche che non può condurre una vita decorosa è sempre un fallito, fallito anche moralmente... Alla lunga scommetto che siamo tutti più o meno falliti, altrimenti non avremmo il mondo che abbiamo. Ma ricordatevi che Marlowe non è una persona reale, è una creatura della fantasia. Si trova, dunque, in una posizione falsa perché ce l'ho messo io. Nella vita reale un tipo come lui non farebbe il detective più di quanto potrebbe fare il rettore d'università. I nostri investigatori privati nella vita reale sono o ex poliziotti con molta esperienza pratica e il cervello d'una tartaruga o miserabili piccoli mercenari sempre affannati a correre in giro cercando di scoprire la pista di qualcuno...
Raymond Chandler
Chandler fu buono e caro, ma, insomma, almeno ai danni del suo eroe si sfogò. Cominciando dalla disagiata professione che gli impose.
Philip Marlowe, naturalmente, funziona benissimo come detective, risolve tutti i casi che gli vengono affidati, ma di pagina in pagina la sua tristezza di non potere cambiare il mondo aumenta, pare spogliarlo d'ogni possibile gioia, soffocarlo. I suoi soldi, se li suda, spesso se li sanguina, e non sono mai molti; certe volte, se non erriamo, non ci sono neppure; il delitto non pagherà sempre, la giustizia quasi mai.
Oreste Del Buono