La semplicità dell'uomo. Seconda parte: l'allattamento

Creato il 01 marzo 2011 da Motherbrave
L’esempio più classico dello schema donna-dubbi/uomo-nulla, ce l’abbiamo nel caso dell’allattamento. Recentemente ho partecipato a una discussione su un blog che parlava proprio di questo: la tortura psicologica a cui milioni di donne sono sottoposte quando devono allattare. Chi ha figli mi ha capita al volo. Chi non ne ha, ora glielo spiego. Allora, tu hai appena partorito, che è come se avessi corso la maratona di New York. Solo che dopo la maratona, quando arrivi al traguardo, torni in albergo, ti fai un idromassaggio di un’ora e vai a dormire per le seguenti 12. Poi fai colazione ed esci a fare shopping. Dopo il parto invece, quando vorresti farti l’idromassaggio, ti piazzano tuo figlio in braccio perché dicono che faccia bene al bambino e alla mamma stare appiccicati, e tu hai appena letto di quella figlia che ha ammazzato i genitori e pensi che magari è stato perché appena nata non ha dormito nel letto con la mamma. Quindi ti tieni il bambino addosso. Vorresti andare in bagno, vorresti dormire, vorresti farti un panino al prosciutto, ma niente, non puoi. Dello shopping non parliamo neanche. In quel momento capisci che la tua vita è finita per sempre. Certo, è finita solo la vita che facevi prima, adesso ne hai una ancora più bella e gratificante, capisci di aver dato un senso alla tua esistenza, ti sentirai sempre completa e appagata, i figli ti danno infinite soddisfazioni e amore. Ma queste sono considerazioni che vengono soltanto dopo, con il tempo. Intanto, a poche ore dal parto, vorresti solo essere a New York. Anche solo a fare colazione. E invece la colazione la deve fare tuo figlio, che si deve attaccare al seno e nutrirsi. Sembra facile eh? Cioè, lo fanno le donne da quando erano delle scimmie. Lo fanno tutti i mammiferi. Addirittura gli ornitorinchi, che dopo aver deposto le uova, scelgono di allattare. Ed è lì che ti accorgi di non essere sola. Ti rendi subito conto che l’allattamento non è una questione tra te e tuo figlio, ma una questione di tutti. Perché TUTTI avranno qualcosa da dirti sull’allattamento. E di solito non sono mai cose positive. Iniziano in ospedale, quando la rappresentante della lega del latte (che in genere è anche un’ostetrica) ti spiega come posizionare in maniera corretta il bambino e ti comunica la Prima Grande Regola dell’Allattamento: non esiste alimento migliore del latte materno per il bambino. A questo segue il Primo Grande Corollario alla Regola dell’Allattamento: il latte in polvere è veleno. Non fai in tempo a provare la prima sensazione di tuo figlio che si nutre da te, che subito te lo portano via per la pesata. E di solito, quando te lo riportano, non ci sono mai buone notizie: “Signora, suo figlio ha avuto un calo ponderale importante”. Che se non sei sufficientemente equilibrata e non hai una sufficiente padronanza della comprensione lessicale, potresti pure farti venire un colpo: “COS’HA AVUTO MIO FIGLIO???” Niente, ha avuto che quando è nato pesava 4,350 Kg e adesso ne pesa 3,800 (i riferimenti non sono puramente casuali: cito dati vissuti). È normale, visto che quando era nella pancia, il bambino era costantemente nutrito dal sangue della mamma, e una volta uscito, gli hanno tolto (tagliato) il rubinetto. E poi il latte alle mamme viene appena dopo circa 72 ore. Prima c’è questa cosa che si chiama colostro, che, voglio dire, già il nome…Ma che non è latte. Esattamente come le uova di lompo non sono caviale. Insomma, è ovvio che il bambino cali di peso. Lo recupererà, pensi tu fiduciosa. Ma intanto all’ospedale, dopo aver appreso la Prima Grande Regola dell’Allattamento, con relativo Corollario, scopri che quando portano tuo figlio a fare le canoniche visite, gli danno pure un rinforzino di latte in polvere, perché “ha avuto il calo ponderale”. In pratica, stando a quello che ti dice la rappresentante della lega del latte, lo avvelenano. Dopo un paio di giorni torni a casa, e hai già perso il controllo della questione dell’allattamento.
A questo punto le madri si dividono in due categorie: quelle che allattano senza problemi e quelle che allattano con problemi. Quali problemi?
- Il bambino si attacca male e ti vengono le ragadi (delle specie di piaghe sanguinanti, che nemmeno le scarpe nuove senza calze ti procurano)
- Il bambino si attacca bene, ma ci rimane per ore e quando lo stacchi, grida come un maialino da latte
- Il bambino si attacca bene, ma ci sta poco e non cresce
- Tu devi tornare a lavorare
La risposta unica a tutto ciò, la risposta semplice, quella maschile insomma, sarebbe: latte in polvere. Fine della sofferenza, fine dei pianti, fine della denutrizione, fine dei problemi. E invece ti viene subito fornita la Seconda Grande Regola dell’Allattamento: ci vogliono pazienza, perseveranza e resistenza al dolore. Primo Corollario alla Seconda Regola: non esistono donne che non hanno abbastanza latte. Secondo Corollario alla Seconda Regola: se non allatti sei una cattiva madre. La storia del lavoro invece, ti taglia direttamente fuori da ogni discussione.
Quindi tu sei lì, a casa, sola, mentre il tuo compagno ha ripreso la sua vita di sempre e realizzi che quindi è solo la TUA di vita, che è finita. Cerchi di allattare questa creatura che però piange insoddisfatta e nemmeno tu ti senti un granché bene. Pensi al latte in polvere, a quanto sarebbe più veloce, indolore e soddisfacente per la fame del bambino, ma ti trattieni. Come se avessi pensato di ucciderlo. E in effetti hai pensato anche a quello. E cerchi conforto sulle riviste, sui forum, tra la gente. Tutti sono molto prodighi di consigli. Pure quelli che non hanno mai avuto figli. Ma non sai deciderti. Come quando devi scegliere i vestiti per andare a lavorare. Poi, grazie al cielo, subentra l’istinto di sopravvivenza, e con un liberatorio “Vaffanculo” fai di testa tua. Qualcuna opta per la resistenza fino alla morte (sua o del bambino) e qualcun’altra sceglie il biberon. E va a farsi un bell’idromassaggio con il bambino. Io sono una di quelle. Ho detto vaffanculo alla lega del latte, vaffanculo all’ostetrica, vaffanculo ai forum su internet, vaffanculo a tutti quelli che ti dicono che “Il latte materno è l’alimento migliore che esista per il bambino”. Perché presumo che sia anche meglio la frutta del proprio orto senza concimi e pesticidi, ma se non hai un orto, la frutta te la compri al supermercato e nessuno ti viene a dire che stai avvelenando tuo figlio. Chissà perché. Poi fai anche mente locale, e pensi che se è stata inventata la figura della balia, che aveva come funzione quella di allattare i bambini delle altre, una ragione ci sarà. Forse che qualche altra donna, prima di noi, ha avuto problemi di allattamento? Forse che una volta, senza le balie, c’erano dei bambini che morivano? E forse, senza il latte in polvere, ce ne sarebbero anche oggi.
Questo per il mio primo figlio. Per il secondo è stata una passeggiata. Ancora prima che nascesse ho comprato due scatole di latte in polvere, di cui poi, ironia della sorte, non ho avuto bisogno, fino a quando non sono tornata a lavorare, e sono stata esclusa da questo genere di discussioni.
Poi ti guardi in giro, e scopri che pure quelle che hanno fatto tutte le cose che andavano fatte, quelle che hanno seguito tutte le Grandi Regole e i loro Corollari, vengono comunque criticate. Tipo perché hanno scelto di allattare oltre i primi sei mesi del bambino. Come se ci fosse una Terza Grande Regola dell’Allattamento: okay, hai dato a tuo figlio il tuo latte, però adesso basta, eh. Su che basi non si sa. Come se questo latte prodigioso, alla lunga facesse male. Ma che fa? Scade?
Bene, in tutto questo, nel mezzo di elucubrazioni, dubbi, sofferenze e patimenti fisici e psicologici, l’uomo ti guarda con stupore e smarrimento e sembra chiedersi “Perché?” E in effetti dovremmo chiedercelo anche noi. Perché l’uomo è una creatura semplice, e dovrebbe esserlo un po’ di più anche la donna.
Fine seconda parte.

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