Oggi, chissà perché, mi è venuta voglia di un pasto Teppanyaki.
Più facile a dirsi che a farsi, a certe latitudini.
Ma in cucina, così come in fotografia ed ancor più nella vita, guai a darsi per vinti.
Un minimo d’improvvisazione, un pizzico di fantasia ed il pranzo, fotograficamente parlando, è ben più che servito.
I miei sensi, uno dopo l’altro, hanno ricelebrato la sinfonia di questo singolare déjà vu gastronomico.
L’arte del Teppanyaki. Il trionfo della qualità. L’antitesi dell’abominevole concetto del “mangiare a più non posso”.
Ancora una volta la perfezione si esalta, nella semplicità delle cose semplici.
ENGLISH
Today, for some reason, I would love to have a Teppanyaki meal.
That’s easier said than done, here in Italy.
But in the kitchen, as well as in photography and even more in life, never give up.
A little of improvisation, a hint of fantasy and the “photographic lunch” is ready.
All my senses celebrated, one more time, the symphony of this very unusual déjà vu.
The art of Teppanyaki. The triumph of quality. The antithesis of the ugly concept of “all-you-can-eat”.
Once again perfection is enhanced, by the simplicity of simple things.
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