In tempi in cui, da un lato, indagini internazionali rilevano il carente livello di abilità e conoscenze, soprattutto nel campo delle scienze e in quello linguistico (il che è come dire in campi fondamentali per comunicare e competere nella società complessa), degli studenti italiani, quelli del sud in modo particolare; mentre, dall’altro, sembra opinione comune che la soluzione consista non nell’innalzare – con appropriate metodologie - il livello di competenza e di conoscenza degli studenti, ma nell’abbassare gli obiettivi e la qualità dell’istruzione pubblica, può essere utile ricordare una, apparentemente paradossale, raccomandazione di Einstein, il quale, secondo quanto scrive Frank Wilczek, Premio Nobel per la Fisica 2004, diceva: “Tutto va reso quanto più semplice possibile, ma non più semplice”. Per interpretare questa affermazione, si può ricordare ciò che scrive lo stesso Wilczek, secondo cui “le nostre migliori teorie del mondo fisico sembrano complicate e difficili perché sono profondamente semplici” (Frank Wilczek, La leggerezza dell’essere, Einaudi). Naturalmente, sarebbe più facile capire il senso di queste frasi, scrive Wilczek, se imparassimo a riconoscere e distinguere – nella realtà, come nelle conoscenze - una semplicità profonda e una semplicità superficiale, una complessità profonda e una complicazione superflua, superficiale. Imparando, magari, anche a scartare le complicazioni superflue, senza buttare a mare anche… “il bambino”!
Ovviamente, a tale scopo, sarebbe necessaria una educazione a una logica più raffinata, a uno sguardo più acuto, a una immaginazione più viva, a una capacità di ascolto attento della natura,a un rifiuto delle “scorciatoie” (così di moda oggi in tutti i contesti) e alla pazienza della ricerca!
Certo, se si utilizza la complessità superficiale della realtà (così come si usa spesso l’emergenza) per scoraggiare l’impegno o plasmare “cervelli collettivi”, in grado di sopportare solo le “idiozie televisive”, non si possono, poi, piangere “lacrime di coccodrillo” sul fatto che la qualità - in tutti i campi e a tutti i livelli – sia una merce rara, e che l’approssimazione, l’incompetenza e l’inefficienza, “assemblate”, organicamente, dalla corruzione, svolgano un “rispettato” ruolo di supplenza!
Sì sprofonda, in questo modo, tutti (a cominciare da quelli che si ritengono classi dirigenti ) nella condizione, risibile, di comportarsi come l’imperatore Giuseppe II, nel film Amadeus (un film che Wilczek dice essere il suo film preferito), il quale, scoraggiato dalla complessità superficiale della musica di Mozart, incapace di riconoscerne la perfezione, e inconsapevole della sua incompetenza (come è spesso chi esercita ruoli di potere!), offre un “consiglio” musicale a Mozart. Gli dice: “La vostra musica è geniale. È un lavoro di qualità. Ma è che le note sono troppe, tutto qui. Basterà eliminarne qualcuna e sarà perfetto”. Freddamente, e splendidamente, Mozart risponde: “Quali sono le note che avevate in mente, maestà?”