Magazine Cultura
Ieri sera sono andato alla conferenza "Il Punto... sul Fumetto" della Scuola Holden. C'era quasi tutto il gotha del fumetto Torinese, con qualche assente come Marco Schiavone di BD, Claudio Chiaverotti e Fabio Ruotolo (Fabio, dov'eri?).
E' stata una conferenza interessante, moderata bene da Marco Ponti (il regista di "Santa Maradona", you remember?) e Fabio Geda.
Le riflessioni sono state numerose e interessanti.
Tito Faraci ha messo in luce come il lettore tipo di fumetti sia cambiato negli ultimi trent'anni. Negli anni '60 e '70 leggere i fumetti era una cosa diffusissima, quasi quanto guardare la televisione. oggi i lettori sono molti meno, ma sono più appassionati ed esigenti.
Si è parlato di "graphic novel", un formato molto di moda e allo stesso tempo molto difficile da definire. Secondo la voce di Wikipedia, molti dei fumetti Bonelli potrebbero entrare nella categoria e Tito, scherzando, ha detto che scrive "graphic novel di Tex".
Si è parlato dell'attenzione della stampa verso il fumetto, che è cresciuta negli ultimi anni, anche grazie agli exploit delle trasposizioni cinematografiche.
Infine si è discusso sulle opportunità dei giovani autori. Nonostante Bonelli sia una delle case editrici più ricettive, con più di 200 autori in scuderia, sembra che la Francia resti un terreno più fertile per le sperimentazioni e le novità.
Vittorio Pavesio ha accennato alle divisioni che in Italia hanno sempre separato il fumetto dal mondo della cultura "alta". La presenza di Alessandro Baricco, patron della Holden, ha rappresentato un ottimo ponte tra fumetto e letteratura, considerando l'ottima trasposizione di "Novecento" su Topolino.
Comunque, il vero punto forte della serata è stata la presenza di Sergio Bonelli. In pleatea si respirava l'ammirazione del pubblico, la si poteva quasi toccare. C'era quel rispetto che si dà ai grandi eroi di guerra, quando li si vede con le medaglie addosso. E allo stesso tempo Bonelli è di una semplicità incredibile. Poteva guardare chiunque dall'alto in basso e invece era quasi stupito di suscitare così tanto interesse.
Per me già solo stringergli la mano è stato un onore. Per lui è stato il gesto più semplice e naturale del mondo.
L'unico difetto della serata è stata la mancanza delle domande del pubblico alla fine degli interventi. Si è fatto "Il Punto sul fumetto", ma non ci sono stati molti spunti verso il futuro di questo media.
Scott McCloud, autore di "Reinventare il Fumetto", sarà ospite al prossimo Torino Comics.
Mi sarebbe piaciuto chiedere a Bonelli e Faraci cosa ne pensano dell'evoluzione del media con il Kindle e l'iPad.
Tito Faraci ha detto i giovani autori si rifanno tantissimo ai canoni del genere. Avrei voluto domandargli se questa "standardizzazione" sia dovuta alle scuole, sempre più numerose, o ad un generale appiattimento culturale, slegato dal fumetto.
Mi sarebbe piaciuto chiedere se in Bonelli per le nuove serie vadano a cercare i target o se cercano di scoprire quali target vadano dal loro.
E avrei proposto una riflessione sul fantasy italiano: com'è che le librerie sono piene di questi volumi, ma il fumetto italiano ne presenta così pochi?
Comunque, al di là delle domande senza risposta, è stata una bella esperienza. Ho potuto fare gli auguri a Vittorio Pavesio, che si è sposato di recente, e fare due chiacchiere con Pasquale Ruju, che non vedevo da quando aveva messo in scena "Le Iene" con la sua compagnia.
Marco Ponti mi ha presentato un po' di allievi della scuola di sceneggiatura della Holden e chissà che non ne esca fuori qualcosa, in futuro.
Infine ho avuto il piacere di conoscere Andrea Riccadonna, il disegnatore di "Shutter Island", che ha uno stile estremamente drammatico, che mi ha colpito appena ho sfogliato il volume.
Il prossimo appuntamento è il 9 aprile al Lingotto.
Ci vediamo lì!
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