La serietà di Bersani, la delusione di Silvio e la notizia vera: a Emilio Fede ora piace Bella ciao
Creato il 31 maggio 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Avendo fatto ieri l’analisi del dopo voto, prima ancora che si sapessero i risultati dei ballottaggi, ed essendoci resi conto, per la prima volta nella nostra vita, di averle azzeccate tutte, oggi possiamo permetterci il lusso di fare un po’ di sintesi, fra il serio e il faceto, il sorpreso e l’allibito e il dispiaciuto e il semicontento. Azione. Voci indiscrete ci dicono che l’onorevole Domenico Scilipoti abbia atteso i risultati delle prime proiezioni chiuso nel suo ufficio di Responsabile a Montecitorio. Nonostante fosse lunedì, Scily non era nel suo collegio di Messina ma a Roma, forse presagendo quanto sarebbe accaduto. Preso atto dei primi risultati, ha sentito il bisogno irrefrenabile di telefonare alla mamma novantenne per avere da lei una parola di conforto. Ha composto il numero, inserito il vivavoce e: “Buon pomeriggio mammuzza”. È sbiancato quando ha sentito la madre rispondergli ancora una volta “Testa di minchia” sbattendogli violentemente il telefono in faccia. Scily si sta convincendo che un po’ forse lo è, testa di minchia. Viviana Beccalossi, ospite di Emilio Fede in un Tg4 listato a lutto, ha detto: “Ho sentito cantare in piazza ‘Bella Ciao’, la canzone degli estremisti-brigatisti-bolscevichi. Quella canzone è la testimonianza inequivocabile che a Milano, nonostante la pacatezza di Pisapia, ha vinto la sinistra...come dire...di sinistra”. Ora, a parte il fatto che una sinistra di destra non esiste (Massimo D’Alema non fa testo), abbiamo il dubbio che la biondissima Beccalossi capisca davvero qualcosa di politica, e che l’unica lezione di storia imparata a scuola sia stata quella della moda, da Coco a Balenciaga in 25 lezioni. Ma chi ci ha lasciati di stucco è stato Emilio Fede il quale ha messo fine alla polemica dicendo: “Ma a me Bella Ciao piace, la trovo una bella canzone, la conosco a memoria”, magari sperando in uno sconto di pena dalla Boccassini. Ammirevole l’aplomb dimostrato dai perdenti. A Milano Batman-Mom ha telefonato immediatamente a Giuliano Pisapia mettendosi a disposizione per un rapido passaggio di consegne che consenta all’avvocato di prendere in mano da subito i problemi della città. Non solo, la Moratti si è offerta di collaborare con lui per il bene dei milanesi, per i quasi 2500 “volontari stipendiati” (Renzo Bossi compreso), che ruotano intorno all’affaire Expò e per i 1500 figuranti travestiti da rom e da arabi che ha assunto a tariffa sindacale ridotta per la sua campagna elettorale. A Napoli, Gianni Lettieri ha annunciato di persona personalmente ai suoi fans delusi e stremati, di aver telefonato a Luigi De Magistris per complimentarsi con lui dell’esito delle elezioni. Al contrario di Letizia Moratti, Lettieri è apparso sollevato, quasi contento dell’esito finale di una campagna elettorale dai toni spesso violentissimi. Siamo convinti che ha pensato di essersela scampata. Alla prima delibera sui rifiuti infatti, sarebbe finito sotto inchiesta per collusione camorristica, alla seconda direttamente in galera, per la serie “meglio perdenti e a piede libero che vincenti e a Poggioreale”. A Cagliari si è ripetuta la stessa scena. Il pidiellino Massimo Fantola ha chiamato, subito dopo la prima proiezione e senza attendere le successive, il suo rivale Massimo Zedda per fargli i complimenti. L’appena trentenne sindaco di Cagliari, non abituato all’esposizione mediatica di cui è stato fatto oggetto negli ultimi giorni ed essendo uno schivo per natura, è rimasto sorpreso dalla telefonata del rivale e anche un po’ scocciato perché gli ha interrotto la partita a Play-Station nella quale era impegnato. Chiusa a doppia mandata la sala stampa di Palazzo Grazioli, tutto il popolo del Pdl ha atteso (prima di rilasciare dichiarazioni), il verbo berlusconiano da Bucarest. Silvio, dopo una lunga sosta nella sua camera d’albergo con Svetlana (come ha rivelato Geppi Cucciari su La7), ha lasciato insoddisfatti i giornalisti che attendevano con ansia il suo pensiero post-elettorale, limitandosi a dire: “Abbiamo perso, ma ogni volta che perdo triplico le forze”. Neppure Svetlana era riuscita a stancarlo un po’. Nichi Vendola a Milano l’ha fatta fuori dal vasino. Colto da un irrefrenabile raptus di foga oratoria, ha preso in mano il microfono e ha iniziato ad abbracciare i rom, i “fratelli” mussulmani, i diversamente abili, gli etero e gli omo, gli operai, i disoccupati, i cassintegrati, gli sfigati universalmente riconosciuti tali. I morattiani non hanno perso l’occasione per sottolineare il fatto che se Vendola avesse detto le stesse cose prima delle votazioni, Pisapia avrebbe perso. Il poeta della politica ha risposto: “Mica tutti quelli di sinistra sono fessi”, D’Alema ha abbassato lo sguardo e masticato amarissimo. Ma il senso vero della vittoria lo ha dato Pierluigi Bersani nella conferenza stampa tenuta a Roma nella sede del Pd. Con la faccia di chi era reduce da un funerale, il segretario dei democratici è sembrato caricarsi sulle spalle tutto il peso della responsabilità di cui ora sono investite le opposizioni. E mentre nelle altre città si brindava, si cantava Bella Ciao e si ballava, Bersani ha pensato bene di rimettere il pallino al centro del biliardo. Serissimo, il Pier ha randellato Berlusconi e il berlusconismo come non aveva mai fatto fino ad ora, aprendo a tutti, ma proprio a tutti, la futura governance del Paese. Abbiamo pensato che Bersani, nonostante la vicinanza di D’Alema e di Veltroni, continui ad incarnare perfettamente l’anima dei vecchi dirigenti del Pci, quelli che quando vincevano pensavano già alle cose da fare il giorno dopo per non deludere l’elettorato. È il caro, vecchio vezzo della sinistra quello di assumersi tutte le responsabilità sempre, quando si vince e quando si perde, senza cercare alibi e senza dare la colpa ai soliti “altri”. Poi, una volta sul palco del Pantheon, Bersani è tornato se stesso e con un sorriso smagliante ha detto: “È stata dura. Abbiamo curato le occhiaie ai panda, piastrellato il bagno con le sottilette, fatto la permanente ai cocker, turato i buchi dell’Emmental, farcito i Ringo con la schiuma da barba, messo il perizoma al toro da monta e soprattutto, smacchiato il giaguaro. Ora basta, andiamo a governare”.
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