Definizione
Parlare della sessualità umana significa parlare di tutta quella serie di elementi legati alla sfera emotiva/psicologica e a quella fisiologica e, dunque, la sessualità è una manifestazione delle capacità collegabili a queste due sfere.
Dovremmo, forse, chiarire il concetto di disabilità, intendendola come incapacità/impossibilità (totale o parziale) di essere abili secondo i criteri comunemente intesi di svolgimento delle funzioni cognitive e fisiche e, per contro, presupporre che se una persona ha integre queste funzionalità vi sia sicuramente la possibilità che essa possa portare avanti la sessualità.
Se per sessualità intendiamo il coinvolgimento funzionale sia psicologico che organico, dovremmo distinguere la sessualità 'delle' persone disabili da quella 'nelle' persone con disabilità, esattamente come la si distingue in tutte le persone. I vari tipi di abilità e disabilità condizionano il livello di sperimentazione sessuale e, quindi, siamo nel territorio della sessualità 'nelle' persone.
Viceversa, la percezione della sessualità è 'delle' persone. Ossia, le persone sono soggetti 'di' (della) sessualità e la sperimentano 'in' (nella) possibilità concreta, nei modi e nelle forme consentite loro.
Differenti comportamenti
Tralasciamo le problematiche di impedimento di ordine psicologico di 'vivere' bene la sessualità e soffermiamoci sui casi in cui essa sia portata avanti con difficoltà, così come avviene quando tutte le abilità non sono disponibili. Una disabilità cognitiva comporterà una percezione maggiormente a livello istintuale, con difficoltà a organizzare il pensiero attorno all'azione e al suo compimento. La persona avvertirà il 'bisogno' ma non saprà decodificarlo in emozioni e desideri che portano alla motivazione.
Per contro, una disabilità fisica comporterà altri impedimenti che riguarderanno la natura del compimento concreto. Nel primo caso, possiamo assistere ad una sessualità molto primordiale di tipo masturbatorio disinibito e incontrollato; nel secondo ad una sessualità parziale o secondaria rispetto alla qualità della non abilità e al suo grado di gravità.
Nel primo caso la sensorialità è esistente ma non percepibile e riconoscibile come fonte di eccitamento; nel secondo la sensorialità è integra e si manifesta con richieste precise. I comportamenti, come presumibile, sono assolutamente differenti: nel primo, manca la critica e nel secondo manca la tolleranza all'astinenza o alla scarsa possibilità pratica.
Percezione dei sentimenti
Se dunque si può affermare che nella percezione della sessualità e nella sua sperimentazione vi siano differenze tra persone abili e persone disabili e differenze in ordine al tipo di disabilità, si può pure sostenere che la differenza nella percezione dei sentimenti è molto simile a quella esistente tra una persona e un'altra, indipendentemente da tutto.
Provare un sentimento mette in atto circuiti differenti che non sono direttamente collegati a quelli della percezione e della pratica sessuale. Una disabilità cognitiva, come detto, può comportare (e molto spesso è così) la disinibizione e la carenza di critica ma non è assolutamente detto che – nelle manifestazioni – non vi siano sentimenti, sentimenti che, in genere, oscillano dalla tenerezza all'aggressività vero l''oggetto' della sessualità – che può essere il proprio corpo o quello di un'altra persona oppure un oggetto vero e proprio investito sessualmente ('sessualizzato').
Nell'altro caso, il sentimento è più organizzato in effusioni mirate e la sessualità è frutto di innamoramenti e di amore, in quanto per sessualità è bene ricordare che non si deve intendere solamente l'atto sessuale e la capacità di saper/poter portarlo avanti. Esattamente come in tutte le persone.
A cura di:
Prof.ssa Grazia Aloi
Specialista in Psicologia e Psicoterapia e Sessuologia
Medicina e prevenzione
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