Terminato l'impegno della Nazionale, torna finalmente il campionato. Uno strano destino quella della Nazionale di calcio: una volta era il traguardo più ambito per ogni calciatore, che vestendo la maglia azzurra esaudiva la massima aspirazione di ogni calciatore, mentre per i tifosi le sfide internazionali della selezione nazionale rappresentavano appuntamenti imperdibili.
Oggi le partite della Nazionale sembrano essere invece degli appuntamenti che vanno solo a complicare la stagione dei vari club, con i tifosi che sperano perfino che i giocatori della propria squadra non vengano convocati dal commissario tecnico Prandelli, in modo da non rischiare infortuni e riposarsi per continuare il campionato in piena forma.
Ci sarebbe da chiedersi se ha ancora un senso tenere in piedi le competizioni per nazionali, in un mondo globalizzato e con selezioni spesso piene di stranieri naturalizzati, ma guardando poi i fatturati delle varie coppe del mondo si comprende che un motivo, sebbene economico e non sportivo, sussiste ed è pure grosso.
Detto questo, ripensando alle due partite, contro la Polonia e l'Uruguay, giocate dalla Nazionale, non si può non dedurre che la squadra di Prandelli ha confermato di avere una buona impostazione di base e di essere una squadra solida è quadrata, ma anche i suoi soliti difetti, che difficilmente potranno essere eliminati, guardando i giocatori a disposizione.
Contro una Polonia volitiva e generosa, ma di mezzi tecnici limitati, agli azzurri è bastato contrare l'avversario e colpire al momento giusto e con un gran tiro di Balotelli prima e una deviazione di Pazzini poi, hanno rovinato la festa ai polacchi, che festeggiavano il giorno dell'Indipendenza nazionale.
Una prestazione certamente buona, con un Balotelli che ha illuminato il gioco con qualche sprazzo di classe, ma fin troppo elogiata dai critici, sia la squadra che il giocatore del Man City, perché l'avversario era chiaramente di livello non eccelso.
La controprova con la squadra forse più in forma del momento, quell'Uruguay fresco vincitore della Copa America e squadra tradizionalmente ostica, di grande qualità tecnica e agonistica e pure cattiva quanto serve, ha immediatamente rimesso a nudo l'inadeguatezza di qualche beniamino di Prandelli (Montolivo, tanto per fare il nome di un giocatore del quale il buon Cesare sembra non poter fare a meno).
Passati in vantaggio al primo affondo con Fernandez, che sostituiva l'acciaccato Suarez, l'Uruguay ha poi sempre ben controllato la reazione degli azzurri, molto volenterosi e motivati ma poco incisivi e concreti, rovinando stavolta la nostra ricorrenza, il 150esimo anniversario della fondazione dello stato unitario.
Troppa confusione a centrocampo, dove il solo il solito Andrea Pirlo si conferma elemento di classe internazionale e con un Montolivo non in grado di interpretare il ruolo di trequartista, non essendo in grado di dare quell'apporto di inventiva e imprevedibilità che sono necessari per avere ragione di avversari forti e esperti come gli Uruguagi.
Lo stesso Balotelli si conferma giocatore discontinuo, finendo per farsi irretire dagli esperti difensori sud americani.
Poi, tanto per ripetermi, Giorgio Chiellini secondo me non può giocare centrale nella nazionale italiana e se non c'è oggi in Italia uno migliore di lui significa che stiamo conciati male e se il futuro nel ruolo è Angelo Obonna, che è subentrato nel finale, stiamo ancora peggio.
Una chiosa sulla telecronaca della Rai: semplicemente inascoltabile. Inutilmente faziosa e fastidiosamente volta ad esaltare una squadra che nei fatti non faceva nulla per esserlo e dare alla fine dei giudizi ai singoli giocatori che definire generosi sarebbe un eufemismo.
L'Italia, in somma, ha confermato di essere oggi una buona squadra, di livello medio alto, ma di non avere la necessaria caratura tecnica per competere con le compagini più forti del mondo. Avrebbe bisogno dell'innesto di giocatori dai piedi ben più raffinati almeno per ogni reparto, mentre ha perso due dei suoi uomini più dotati, Giuseppe Rossi e Antonio Cassano per problemi fisici.
Difficile dunque pronosticare l'Italia tra le favorite del prossimo europeo, anche se nel calcio non si può mai dire niente.