Best of the East
Best Team: Indiana Pacers
Again. In una Conference sinora così povera di gioie, Indiana domina incontrastata con il secondo miglior record della Lega (24-5) e non si può evitare di citare le vittorie di una squadra tanto ricca di talento. Dopo la sconfitta contro gli Heat, ecco altri quattro successi contro Rockets, Celtics e due volte contro i Nets (ma non dovevano metterli in difficoltà?). Successi, per altro, nettissimi, con una media di 107 punti segnati e soli 84 subiti. Se Paul George ha alzato i suoi standard a livelli stellari (23.9 punti, 5.8 rimbalzi, 3.6 assist e 2 rubate a partita), Lance Stephenson sta diventando un signor playmaker (13.8 punti, 6.8 rimbalzi e 5.2 assist) e guida la squadra meravigliosamente, mentre Roy Hibbert studia ancora per diventare il miglior difensore della Lega (12.3 punti, 8.5 rimbalzi e 2.7 stoppate). I Pacers potrebbero avere solo Miami come potenziale rivale se le cose continueranno per questa strada. La strada verso l’anello.
Best Player: Chris Bosh
Quello che è sempre stato considerato l’anello “debole” dei Big Three di Miami, ma senza il quale non esisterebbero nemmeno i Big Three. Bosh, contro i Lakers, parte con un pessimo 0/5 dal campo e gli Heat, nonostante LeBron viaggiasse e volasse sopra il ferro con una facilità impressionante, era sotto quasi in doppia cifra. Si sveglia Bosh (chiuderà con 9/18), sembra poter segnare qualsiasi tiro, raccogliere qualsiasi rimbalzo e gli Heat, con LeBron che continua a volare, prendono il largo con il parziale decisivo, mai più recuperato da LA. Dopo la brutta parentesi di Sacramento, in cui un finale falloso e nervoso della squadra della Florida costa loro la partita nel successivo overtime, ecco che nuovamente, contro i Blazers mica bruscolini, Bosh mette la sua firma. 37 punti e 10 rimbalzi con 15/26 al tiro e 3/3 da fuori, di cui anche la tripla della vittoria allo scadere, che regala il successo ai suoi. Signori, Chris Bosh.
Best of the West
Best Team: Golden State Warriors
Sono tornati. Dopo la sconfitta contro gli Spurs, Golden State era virtualmente fuori dai playoff e stava giocando male, non riuscendo a esprimere quel mix di velocità e talento che li aveva fatti grandi lo scorso anno. I Warriors, però, da buoni guerrieri, hanno continuato a lottare ed ecco che sono arrivate cinque vittorie in fila, contro Lakers, Nuggets, Clippers, Suns e Cavs. Tutte ottime squadre sulla carta, con cui la giovane squadra californiana ha dovuto lottare non poco per conquistare il successo. Steph Curry è stato, come sempre, decisivo e le sue prestazioni continuano a essere fenomenali (23.4 punti e 9.6 assist), seguito da un Klay Thompson sempre più efficace (quasi 20 punti di media) e da un David Lee dominante (18.3 punti e 9.8 rimbalzi a partita). Se i Warriors non saranno falcidiati dagli infortuni e resteranno al completo ci sarà da sudare per tutti. Ah e i playoff, ad oggi, sono assicurati.
Best Player: Kevin Love
Per spiegarvi la grandezza di Kevin Love basta limitarsi semplicemente a dire ciò che ha fatto finora: sempre in doppia-doppia tranne in due occasioni dall’inizio della stagione, otto volte sopra i 30 punti e da dieci partite in fila con 25+ punti segnati, quattordici volte con 15+ rimbalzi all’attivo. 26.1 punti, 13.8 rimbalzi e 4.2 assist a partita, con un PIE pauroso del 19.6%. Basta così? I T-Wolves stanno andando a corrente alternata (15-15), troppo alternata perché la Western Conference regali i playoff, ma almeno ci stanno provando. E il merito è (quasi) tutto della loro ala grande, che segna e smazza assist come una guardia, ma prende rimbalzi come un centro. Nelle due vittorie in settimana contro Wizards e Bucks sono arrivati rispettivamente 25 punti e 11 rimbalzi contro Washington e 33 punti e 15 rimbalzi contro Milwaukee. Basta così, direi.
Best of the Rest
THUNDER BACK AT #1: altre tre vittorie in fila e per Oklahoma City è arrivata la vetta della Western Conference e, con essa, anche il miglior record della Lega (25-5). Lo score contro le arcigne avversarie a Ovest è ottimo (16-4) e contro quelle a Est è quasi perfetto (9-1), così come quello tra le mura amiche (14-1). Se a questo aggiungiamo che i Thunder hanno vinto nove delle ultime dieci giocate ecco la squadra migliore della Lega finora.
TEAGUE CRUSHING THE CAVS: quando si suol dire una partita perfetta. 34 punti (career-high) con 14/24 al tiro e 14 assist, ma non solo. Dopo il canestro sbagliato alla prima sirena dei regolamentari, arriva la tripla che pareggia i conti a quota 108 nel primo overtime e il jumper decisivo nel secondo supplementare che regala l’insperata vittoria agli Hawks, dopo lo show di Irving. Teague sta giocando una grande stagione, ad Atlanta sperano continui ancora a lungo.
Worst of the East
Worst Team: Cleveland Cavaliers
Dopo la vittoria contro i Bucks, che seguiva per altro due sconfitte consecutive, ne sono arrivate altre cinque in striscia contro Bulls, Pistons, Hawks, Celtics e Warriors. Se nei primi due casi le batoste sono state nettissime, negli altri tre la partita si è decisa sul filo del rasoio, come per altro contro Heat e Blazers precedentemente. Forse perché i Cavs, finora, non sono stati una squadra. Quando c’è un match in dirittura d’arrivo, la palla finisce sistematicamente nelle mani di Kyrie Irving, che è un giocatore fenomenale e di sicura efficacia anche quando il pallone scotta, ma non può giocare da solo. Numerose finora sono state le sconfitte di misura e il record piange (10-20), così come la posizione in graduatoria. Se doveva essere l’anno della rinascita, questo non è decisamente il modo giusto per affrontarlo.
Worst Player: J.R. Smith
Il miglior sesto uomo dell’anno passato si è trasformato da insperato sogno a terribile incubo per i tifosi della Grande Mela. Il problema di J.R Smith è presto detto: nelle 25 partite giocate finora, per 23 volte è finito sotto il 50% al tiro, di cui 16 sotto il 40%, solo otto volte ha chiuso con un plus/minus positivo e solo tre volte sopra il +10. Non proprio un giocatore decisivo, diciamo. Nelle recenti sconfitte contro Thunder e, due volte, contro i Raptors, le ennesime di una stagione finora disastrosa (9-21), Smith ha preso la bellezza di 53 tiri e ne ha messi a segno 20, ma non è questo il dato allarmante. Quando la palla era da mettere sul fondo della retina, quando la partita era nel vivo, la guardia newyorkese si è spesso assunto la responsabilità di quel tiro, ma i risultati sono stati pessimi. Il suo valore non si discute, forse la testa rimane ancora un problema.
Worst of the West
Worst Team: Los Angeles Lakers
Spiace trovarli nuovamente qui, ma non ci sono alternative. Cinque sconfitte consecutive possono capitare a tutti in un campionato lungo e faticoso come la NBA. Magari non nella combattutissima Western Conference. Magari non con un record già deficitario (13-13 allora, 13-18 adesso). Sicuramente non si può perdere due partite in fila contro i Jazz e i Sixers di quest’anno, però. Se a questo si aggiungono gli oltre 15 punti di passivo subiti da Warriors e Suns, la situazione si fa al limite del catastrofico. L’unica partita di spessore degli uomini di LA è stata quella contro i due volte campioni in carica. Nick Young (16.2 punti di media) e Pau Gasol (14.7 punti e 9.8 rimbalzi a partita) sono le uniche due mezze note positive finora. Se un paio di settimane fa l’augurio era che Kobe cambiasse le cose, ora non ci si può nemmeno più appigliare a questa boa di salvataggio.
Worst Player: Markieff Morris
Spiace dividerlo dal gemello Marcus, ma se quest’ultimo sta alzando il suo rendimento e mettendo sempre più punti importanti alla causa, ecco che Markieff sta facendo il percorso inverso dopo un grande inizio di stagione. E’ andato in doppia cifra solo due volte nelle ultime otto partite, nessuna delle quali nelle ultime quattro e sta faticando non poco a trovare il ritmo giusto. Nella vittoria dei suoi sui Sixers ha chiuso con 2/7 al tiro, nella precedente sconfitta coi Warriors ha messo solo quattro tiri su 13 tentati. Anche il rendimento in termini di rimbalzi si è abbassato rispetto alle prime gare dell’anno, mentre si è alzato il numero delle palle perse. Per sua fortuna i Suns continuano a volare (18-11 e sesta piazza ad Ovest), ma Markieff sembra aver perso smalto. Chissà che Marcus non lo risvegli e tornino a essere una delle coppie più insolitamente efficaci della NBA.
Worst of the Rest
NUGGETS LOSING AND LOSING: sei sconfitte di fila è la pessima striscia in atto in casa Denver. Ora lo score è preoccupante (14-15) soprattutto in casa (7-6), se comparato al fantastico record dello scorso anno, e contro le avversarie di Conference (7-13). Se è facile vincere sulla maggior parte dei parquet a Est, altrettanto difficile è farlo a Ovest. Servono però tante piccole imprese se si vuole andare alla post-season e far bene. Gallo where are you?
STRUGGLING ON THE ROAD: se i record in casa di Sixers e Cavs non sono poi così terribili (7-8 per i primi e 8-7 per i seguenti), quando si perdono le tracce del parquet famigliare i problemi iniziano a farsi seri. Due le vittorie, tredici le sconfitte per entrambe le franchigie. E il bello è che Cleveland non è così lontana da un posto ai playoff (0.333 contro lo 0.433 dei Celtics). Misteri della Eastern Conference.