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Tra le prime parole pronunciate da Mario Monti dopo l’investitura a premier, domenica al Quirinale, c’è n’è una che ha un sapore nuovo e particolare: “riscatto“.
C’è tanto bisogno di riscatto, in un Paese che finora ha fatto di tutto e di più, per reprimere le ambizioni e le speranze delle nuove generazioni. Offrendo loro, per anni, i modelli giovanili peggiori: veline, tronisti, raccomandati/e, cooptati/e. Bastava apparire. O dire sempre “sì” al Capo, chiunque esso fosse. Troppo sterco, di cui ora ci dobbiamo lavare tutti.
Mai nessuno che andasse in televisione e dicesse loro: studiate, formatevi, investite in capitale umano, per voi e per il vostro Paese. No, il messaggio è stato, per quasi due decadi: “siate furbi, vendete voi stessi o la vostra dignità. Il futuro e i soldi sono assicurati“. Ora quel messaggio è venuto giù, insieme alla scenografia di cartapesta sullo sfondo. Mettendo a nudo la realtà di distruzione che ci ha lasciato in eredità.
Gli ultimi dati sono impressionanti: secondo l’Istat, 2,7 milioni di connazionali non cercano più attivamente un posto di lavoro. L’11,1% delle forze lavoro. Il triplo rispetto alla media europea (3,5%). In Francia la quota è dell’1,1%, in Germania dell1,3%. Battiamo persino la Bulgaria e la Lettonia, staccandole di circa tre punti. Siamo, insomma, i “primi” nel Vecchio Continente. Un disastro. Soprattutto se consideriamo che gli scoraggiati tra gli under 30 sono ormai il 30,9%, in crescita di oltre nove punti rispetto al 2004. Quando le cose andavano un po’ meglio.
Abbiamo già riportato di come, secondo la Banca d’Italia, il numero dei Neet in Italia superi tra i giovani quota 2,2 milioni, quasi uno su quattro. Il Mezzogiorno la fa da padrone, ma la quota risulta ormai in decisa crescita anche al Centro e al Nord. E le donne risultano molto più colpite rispetto agli uomini.
Da qui si riparte. Da questo sfacelo di forze, talenti e capitale umano lasciato ai margini della società. E obbligato, spesso, ad emigrare. Per troppi anni questo capitale umano è stato ignorato. Per troppi anni si è visto superare a destra da mediocri cooptati o raccomandati, che si sono fatti “classe dirigente”, senza neppure avere la benché minima idea di quale sia la gravità del compito di cui si fa carico la leadership di un Paese. In qualsiasi momento storico. Facile o difficile. Di abbondanza o di povertà. Tanta mediocrità al comando, in tutti i settori (non solo in politica), ha prodotto il disastro. Che ora paghiamo tutti. Anche chi lo ha denunciato con anni di anticipo.
Per troppi anni gli esempi negativi hanno prevalso su quelli positivi, sfasciando il Paese. Dai giovani deve ripartire il prossimo Governo. Qualunque esso sia.
Giovani di talento che hanno scelto di restare per modernizzare ed “europeizzare” questo Paese. Giovani di talento che sono stati obbligati ad emigrare, per vedere riconosciuta la propria professionalità e vedere valorizzati i propri talenti. E dei quali ora abbiamo tanto bisogno.
La finestra di opportunità per l’Italia si aprirà solo se questo Paese saprà ripartire dalla sua forza più marginalizzata. Solo con i giovani potrà arrivare il “riscatto”.
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