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La sfida dell’alunno “difficile”

Da Harielle @hariellle

La sfida dell’alunno “difficile”

Nel periodo più bello della vita

L’anima soffre grandi tormenti

che calpestano la spensieratezza e soffocano il cuore.

E tu, non puoi rimuovere il peso

che sottomette la mente

perché non conosci il tuo nemico

e non puoi amarti, conosci soltanto

il suo vertice distruttivo che ti trascina verso

un’inquietudine eterna.

(Amonas)

Ricordo ancora il periodo dell’adolescenza come un periodo turbolento….lasciamo perdere…e in questo nuovo anno scolastico ho in classe due diciassettenni, entrambi pluriripetenti,  con comportamenti piuttosto problematici. Ultimamente la normativa scolastica li chiama alunni con Bisogni Educativi Speciali, consentendo al consiglio di classe di adattare la didattica e gli obiettivi comportamentali al caso specifico. Insegno da molti anni, e nel corso del tempo di casi ne ho visti tanti, ma quest’anno ritengo la situazione sia davvero molto particolare. A e B, chiamiamoli così, sono non solo irruenti ed esuberanti, ma impediscono a tutti gli insegnanti di fare lezione. Insieme hanno cumulato almeno una trentina di note disciplinari.

A. è un piccolo elfo dispettoso. Ha un’aria dolce ed è ipercinetico, probabilmente soffre di una sindrome da ADHD ,  un disturbo del comportamento caratterizzato da inattenzione, impulsività e iperattività motoria che rende difficoltoso e in alcuni casi impedisce il normale sviluppo e integrazione/adattamento sociale , e per questo non riesce a stare neppure fermo. A dispetto della sua aria gentile, aggredisce verbalmente compagni e insegnanti, e all’improvviso si alza dal banco e “deve” fare qualcosa. Per esempio, spruzzare acqua addosso agli altri studenti, tirare un libro verso la cattedra, cercare di scrollare il tampone cancellino sporco di gesso sui professori, il suo sport preferito (con me ci ha provato e per ora non ci è riuscito ancora, ma dice che è questione di tempo e che spera di marchiare anche me…) , o semplicemente alzarsi e uscire dall’aula senza permesso, incurante del docente che lo insegue per richiamarlo all’ordine.

B. “odia” tutto e tutti senza distinzione, in particolare le donne, siano esse studentesse, siano professoresse, lui si sente autorizzato ad insultarle e a etichettarle in vari modi sempre poco rispettosi che celano anche un razzismo di fondo e, scavando ancora, una forte insicurezza di fronte alla vita. Parlando con i genitori abbiamo scoperto che viene da un piccolo paese della valle d’Aniene, che è il primogenito e che il padre ha problemi gravi di salute che destabilizzano fortemente il ragazzo.

Ora, la prossima settimana il consiglio di classe dovrà riunirsi per i provvedimenti di sospensione, che sembrano doverosi, se vogliamo far rispettare il regolamento d’istituto, anche nell’interesse degli altri studenti della classe, che vedono spesso il loro diritto allo studio ridotto e che sono minacciati e offesi quotidianamente. Ma quanto dolorosa sarà per me questa sospensione…perchè in fondo è una esclusione. Ho per fortuna colleghi sensibili e preparati, una dirigente efficiente e probabilmente il provvedimento darà luogo alla programmazione di “lavori socialmente utili” in cui impegnare i due reprobi nell’ambito delle attività scolastiche. Ma, esaurito il tempo delle sanzioni, mi chiedo come sarà ancora il comportamento di A e B, se impareranno ad essere più rispettosi, e che ne sarà della loro vita in generale, come evolveranno nel controllare, come mi hanno confidato, queste pulsioni irrefrenabili a far male, a comportarsi male.

E, lo ammetto, parteggio fortemente per l’evoluzione di  questi ragazzi che lottano contro la loro adolescenza turbolenta e sofferta. Perché il rischio è perderli, come qualche collega sotto sotto spera,  che vadano via da scuola, ora che è terminato per loro l’obbligo scolastico. Ma l’alunno difficile è il banco di prova di ogni insegnante motivato, la ragione per cui molti di noi hanno deciso di abbracciare questa professione. Don Milani scriveva, nella  Lettera  ai giudici, “E allora il maestro deve essere per quanto può, profeta, scrutare i “segni dei tempi”, indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso”

 

La sfida dell’alunno “difficile”



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