I nostri redattori hanno un'età media che non supera i 30 anni, e hanno sin qui visto la passione e la dedizione per questo mestiere frustrata dalle rendite di posizione dei colleghi più anziani, nonché da editori i cui bilanci non consentono di investire su di loro. Così, finora, sono stati tenuti ai margini delle redazioni, pagati in modo vergognoso, utilizzati a cottimo per la confezione di pezzi compiacenti, e costretti a mendicare di testata in testata per racimolare i soldi dell'affitto della casa dove vivono.Hanno insomma, per usare un termine di moda, la barriera di ingresso sbarrata, e sono vittime dell' autoreferenzialità di una categoria cieca e sorda verso nuovi mondi e valori di cui essi sono portatori, quando invece dovrebbe salutare il ricambio generazionale come un segno di vitalità e forza della professione. Lettera43 vuole offrire a questi giovani un'occasione. Ma anche togliere loro un alibi: mostrate quello che valete, che ciò che fate è per voi il mestiere più bello del mondo, o vediamo ora che ne avete l'opportunità se il vostro è soltanto piagnisteo e vittimismo.
Paolo Madron, su Lettera43