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La sfida sudamericana secondo S. Pinheiro Guimarães

Creato il 16 settembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
La sfida sudamericana secondo S. Pinheiro Guimarães

1. La principale sfida della politica estera brasiliana nel XXI secolo sarà l’America del Sud.

2. L’America Centrale ed i Caraibi, l’America del Nord, l’Europa, l’Africa e l’Asia saranno aree di grande interesse, ma nessuna presenta, per la politica estera brasiliana, la stessa complessità dell’America del Sud.

3. Le relazioni del Brasile con ciascuno dei paesi dell’America del Sud sono fondamentali sia bilateralmente che per la difesa degli interessi del paese in ambito multilaterale, nelle sue dimensioni politica, economica e militare.

4. La caratteristica essenziale di queste relazioni è costituita dalle asimmetrie di ordine economico, politico e militare tra il Brasile e ciascuno dei suoi 9 vicini di frontiera e gli altri due vicini di regione, il Cile e l’Ecuador.

5. Il territorio brasiliano è circa 3 volte quello dell’Argentina, che è il secondo più grande dell’America del Sud, con i suoi circa 3 milioni di kmq che includono naturalmente le Isole Malvine, Sandwich e Georgia del Sud, occupate illegalmente dall’Inghilterra. La straordinaria estensione del territorio brasiliano, il quinto più grande al mondo, significa che la possibilità del Brasile di detenere una gamma più diversificata di risorse minerali, come pure di avere una produzione agricola più grande e più varia, è maggiore, in via di principio e di fatto come già accade, di quella dei suoi vicini.

6. La popolazione brasiliana è quasi cinque volte quella dell’Argentina (41 milioni di abitanti) e quattro volte quella della Colombia (47 milioni), le due più grandi dopo il Brasile, ma arriva ad essere 60 volte quella dell’Uruguay, con i suoi 3,3 milioni di abitanti. Quanto maggiore è la popolazione, tanto maggiore è la possibilità, superate le straordinarie disuguaglianze di reddito, di avere un mercato interno e così di riuscire a costruire un’economia industriale più sofisticata e con un numero di settori più ampio.

7. Per questa ragione il Brasile, rispetto ai suoi paesi vicini, è riuscito a strutturare un’economia industriale e di servizi molto più grande, sofisticata e diversificata.

8. In campo politico il Brasile negli ultimi anni ha saputo stringere relazioni con i paesi africani della Costa Occidentale, con i paesi arabi e, anche se in scala minore, con i paesi asiatici, oltre al caso speciale della Cina, ossia con cosiddetti i paesi del Sud, come il Presidente Lula ed il Cancelliere Celso Amorim li hanno definiti in una nuova geografia economica e politica mondiale.

9. Nel caso dell’Africa, il fatto che il Brasile sia il secondo paese più grande al mondo come popolazione nera; che non abbia una legislazione di natura discriminatoria, sebbene permangano dei preconcetti via via sempre minori; che siano poste in essere ferme politiche di uguaglianza razziale; che siano implementate vaste politiche di lotta alla povertà; che abbia avuto un relativo successo il suo processo d’industrializzazione; che esistano similitudini di sfide sociali, come ad esempio nell’educazione, nella salute, nella povertà, nella casa e nell’esito di vari programmi brasiliani in queste aree; che esistano sfide economiche simili, come ad esempio nell’agricoltura intensiva e nella costruzione di infrastrutture; che il Brasile sviluppi politiche di cooperazione tecnica e finanziaria senza imposizione di condizioni, come facevano le potenze coloniali e come fanno quelle neocoloniali – tutto questo spiega il successo della politica estera brasiliana con l’Africa.

10. Riguardo al Vicino Oriente, l’equilibrio del Brasile in relazione alla situazione della Palestina; la difesa di una soluzione pacifica per la questione dell’Iraq prima dell’esplosione della 2^ Guerra del Golfo; la cooperazione tecnica con l’Autorità Palestinese; l’iniziativa con la Turchia sull’Iran per permettere una soluzione pacifica al dossier nucleare iraniano, rispettando i termini di una lettera del Presidente Obama in cui dettagliava le esigenze occidentali – tutti questi sono fattori che hanno contribuito all’espansione delle relazioni commerciali e politiche del Brasile con i paesi del Vicino Oriente.

11. Questo sforzo di diversificare la politica estera brasiliana è stato profuso senza che fossero abbandonati o pregiudicati i legami tradizionali, specialmente economici, con i paesi dell’Europa Occidentale e con gli Stati Uniti.

12. Le politiche interne di incorporazione di grandi masse di popolazione nell’economia moderna e nel mercato del consumo, come “Borsa famiglia”, o “Luce per tutti”, o il credito popolare, ed i programmi di costruzione di infrastrutture ed il trattamento corretto del capitale straniero sono state le sue carte.

13. Così, l’equidistanza e l’indipendenza serena della politica estera brasiliana, la stabilità democratica, l’equilibrio macroeconomico, i saldi positivi del commercio estero, le condizioni del mercato interno brasiliano ed il suo potenziale han fatto sì che, negli ultimi anni, l’afflusso di capitali stranieri, anche dopo la crisi, sia stato eccezionale, specialmente quello proveniente dagli Stati Uniti e dall’Europa, e, in tempi più recenti, dalla Cina.

14. Né le relazioni con gli Stati Uniti e con l’Europa, minacciate dalla crisi che non dà segnali di fine; né tutto lo straordinario potenziale delle relazioni con l’Africa; né la complessità della situazione del Vicino Oriente, col suo potenziale esplosivo; né le relazioni con l’Asia e col suo centro dinamico, la Cina, nella sua crescente disputa con gli Stati Uniti, niente di tutto questo potrà dare al Brasile le stesse sfide che gli dà l’America del Sud.

15. La sfida della politica estera brasiliana sarà nell’America del Sud.

16. In un mondo che diventa sempre più multipolare, nel quale l’azione statunitense è onnipresente e poderosa, ed in cui i negoziati internazionali tendono ad avere ogni volta maggior importanza non solo per definire le relazioni tra Stati ma anche per stabilire parametri per la politica interna, è di grande rilevanza la costituzione di un blocco di Stati nell’America del Sud, tanto per quelli di ridotte dimensioni che per quelli di grandi, come l’Argentina ed il Brasile. Nei negoziati internazionali a ciascuno Stato corrisponde un voto, sia che esso sia un micro Stato del Pacifico sia che esso sia la maggiore potenza del mondo. A titolo di esempio, nelle recenti elezioni del Direttore Generale della FAO, il brasiliano Josè Graziano da Silva è stato eletto per 4 voti… Gli Stati di dimensioni più piccole, se isolati, si trovano in una posizione di maggiore fragilità nella difesa dei propri interessi, oppure tendono ad essere assorbiti dai blocchi più grandi guidati da paesi sviluppati in cui i loro interessi si diluiscono. Ma la stessa cosa accade con i paesi di dimensioni più grandi. Alla stessa Germania interessa l’esistenza e la partecipazione all’Unione Europea. Per il Brasile la costruzione di un blocco sudamericano è un obiettivo strategico più che fondamentale, essenziale. Molte sono le sfide da affrontare per far diventare questo progetto realtà.

17. Le dimensioni dell’economia brasiliana, la varietà della sua produzione esportabile, la dimensione delle sue imprese fanno sì che il Brasile tenda ad avere un saldo positivo commerciale significativo e costante praticamente con tutti i paesi dell’America del Sud. La nostra produzione industriale è più diversificata e la nostra produzione agricola è simile a quella dei paesi vicini e, quando è meno competitiva, è capace di articolare meccanismi di difesa che impediscono o rendono difficile la concorrenza esterna.

18. Le dimensioni dell’economia brasiliana fanno sì che le imprese brasiliane siano molto più grandi di quelle dei paesi vicini.

19. A causa delle limitazioni del mercato interno brasiliano, scaturenti dalla concentrazione del reddito, le imprese brasiliane a capitale nazionale cercano di espandere le loro operazioni verso l’estero, inizialmente – com’è naturale – con i paesi vicini.

20. Queste imprese brasiliane tendono ad acquisire imprese locali esistenti, il che configura un processo di denazionalizzazione, oppure, quando vanno a costruire nuova capacità installata, tendono ad essere produttrici concorrenti di imprese locali.

21. Nella misura in cui le imprese brasiliane assumono un ruolo rilevante in un determinato settore, la loro attività diventa vitale per l’economia del paese vicino dove sono istallate.

22. Così, quando il governo locale promulga leggi che regolamentano il settore in cui queste imprese operano ed esse ritengano, a torto o a ragione, che siano stati colpiti i loro interessi (il che significa, in genere, i loro profitti), esse cominciano ad “agire” insieme al governo locale e, in caso d’insuccesso, cominciano a cercare l’aiuto del governo del loro paese di origine: questo è ciò che accade in Brasile.

23. Queste situazioni tenderanno, naturalmente, a verificarsi e, certamente, il Brasile non dispone delle risorse di potere per imporre ai paesi vicini la sua volontà (cioè la volontà di queste imprese) di modificare la legislazione del paese in cui si trovano e così, non solo per ragioni di principio o di convenienza, il Brasile dovrà aggrapparsi al principio di non intervento negli affari interni di altri paesi, come stabilisce la sua Costituzione, per evitare di ricevere l’etichetta di imperialista o, cosa che sarebbe anche peggiore, di subimperialista.

24. Le relazioni tra i paesi vicini ed il Brasile tenderanno a diventare più complesse nella misura in cui si amplieranno i flussi migratori di questi paesi verso il Brasile grazia alla grandezza del mercato brasiliano, alle difficoltà economiche e politiche nei paesi vicini, al differenziale dei tassi di crescita economica e alle maggiori opportunità di impiego.

25. Le relazioni del Brasile con i paesi vicini diventeranno ancor più complesse per la politica estera nordamericana verso l’America del Sud, in particolare in un periodo di grave e prolungata crisi economica e di inizio di una lunga disputa per l’egemonia con la Cina.

26. Gli Stati Uniti, in ottemperanza della loro politica estera verso la regione, continueranno a cercare di stipulare Accordi di libero scambio con i paesi della regione e con questa strategia disintegrare il Mercosur e destabilizzare i governi della regione che si oppongono più frontalmente alle politiche statunitensi, come il Venezuela, l’Ecuador e la Bolivia. Inoltre promuovono progetti, come l’Alleanza per il Pacifico, d’iniziativa messicana e che coinvolge Colombia, Cile e Perù, che si propongono quale contrappeso al Mercosur.

27. La Cina, dal canto suo, nella sua strategia di controllo dell’accesso alle risorse naturali e d’apertura di mercati per le sue esportazioni, cercava di fare qualcosa di simile proponendo e negoziando Accordi di libero scambio con i paesi dell’America del Sud, come ha fatto adesso con i paesi del Mercosur.

28. Tanto l’azione degli Stati Uniti quanto quella della Cina indeboliscono ciò che deve essere il principale obiettivo strategico della politica estera brasiliana: la costruzione di un polo economico e politico nell’America del Sud.

29. Gli Stati Uniti, attraverso la loro politica di espansione commerciale che ha come uno dei suoi strumenti la svalutazione del dollaro attraverso il quantitative easing (l’aumento di offerta di dollari) e la Cina, attraverso la sua politica di esportazione di manufatture, colpiscono l’economia brasiliana creando un processo di deindustrializzazione che, a sua volta, colpisce i legami commerciali tra i paesi del Mercosur e dell’America del Sud, la cui base è il commercio di manifatture.

30. Per altro verso, circa il 90% del commercio nel Mercosur è costituito dal commercio tra Brasile ed Argentina e circa il 40-50% del commercio tra Brasile ed Argentina corrisponde ad automobili ed autoricambi, essendo un commercio tra megaimprese multinazionali, organizzato dagli Stati, in osservanza delle norme dell’Accordo sul settore dell’automobile.

31. Inoltre, la partecipazione delle megaimprese multinazionali nelle economie e nel commercio estero nei paesi del Mercosrd è notevole. Anche l’esportazione di prodotti agricoli (commodities) è controllata da megaimprese multinazionali come la Dreyfus, la Cargill, la Bunge. Il commercio nel Mercosur è in gran parte un commercio organizzato dalle imprese multinazionali, in accordo col loro progetto globale di produzione e di commercio.

32. Così, è toccato al Brasile, come maggiore economia del Mercosur e dell’America del Sud, insieme all’Argentina, di rafforzare la propria industria e quella della maggior parte dei paesi del Mercosur attraverso una politica di commercio organizzato, senza insistere col mito di un commercio libero che, in realtà, non esiste, visto che è organizzato, di fatto, dalle multinazionali; di rafforzare le attrattive del Mercosur per i paesi più piccoli già facenti parte dello stesso o candidati a farne parte attraverso l’ampliamento del Fondo per la Convergenza Strutturale del Mercosur – FOCEM; di creare linee di credito che stimolassero le imprese brasiliane a fare investimenti in America del Sud e nel Mercosur per ampliare la capacità installata nei paesi e non per acquisire imprese esistenti; di rafforzare in modo significativo i programmi di cooperazione tecnica, anche in campo militare; d’installare unità di istituzioni brasiliane di ricerca come l’Embrapa, la Fiocruz, l’IPEA ed altre nei paesi dell’America del Sud: e finalmente di rafforzare i centri di ricerca nazionali di questi paesi.

33. In questo processo di costruzione dell’America del Sud è necessario vincere il pessimismo interessato di coloro che, esternamente ed internamente, non credono nel potenziale né del Brasile, né del Mercosur, né dell’America del Sud, e che preferiscono sognare il ritorno nel grembo del Colonialismo, fino a quello della globalizzazione equanime, recentemente sotto spoglie tentatrici, ora mezze sbrindellate, del libero scambio e dell’autoregolazione dei mercati.

(Traduzione dal portoghese di Simona Bottoni)


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