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La Sicilia, i Giovani e quella paghetta rinforzata chiamata Piano Giovani
Creato il 27 luglio 2014 da StupefattiÈ partito il Piano Giovani per la Sicilia. La Regione siciliana, l'unica con l'aggettivo, destina circa cento milioni di euro, che servono a incoraggiare le aziende e gli enti a creare nuovi posti di lavoro per residenti in Sicilia tra i 25 e i 35 anni. Rosario Crocetta (presidente della Regione) e Nelli Scilabra (assessore alla formazione) ci provano. Ed il percorso è coerente. La Regione, dopo aver sfornato estetiste, giardinieri, responsabili antincendio con i milionari corsi di formazione, punta a piazzare parte della gente formata, includendo anche i laureati e i diplomati, dirottandoli sui tirocini formativi professionali per gli under 35. Al pronti via, però, il meccanismo si è inceppato. In meno di due ore dall'apertura del portale per le iscrizioni, i primi 800 posti disponibili erano già occupati. I giovani aspiranti dovranno, quindi, attendere fino al 1° agosto per sperare di avanzare la propria candidatura. Avranno tempo di allenarsi per diventare le dita più veloci del web e rientrare tra gli 800 fortunati che riceveranno quella che non è altro che una paghetta rinforzata, visto che l'attributo "rinforzato" va a braccetto con un'altra attività molto di moda per adesso proprio tra i "giovani" tra i 25 e i 35 anni: l'aperitivo.Ma come funziona il Piano Giovani? Semplice.La sfida per aziende ed enti è quella di immettere nuove forze giovani all'interno del mercato del lavoro, partendo proprio da un periodo di stage, al fine di escogitare nuove strategie organizzative, razionalizzando e innovando. Purtroppo nella realtà dei fatti, la vera sfida di molte aziende ed enti è quella di sperimentare nuove tattiche di "intrallazzo" per "fottere" il pubblico e "fottersi", ovviamente, i soldi pubblici. Infatti, il Piano prevede per ogni stagista preso da un'azienda, un contributo per l'ente ospitante di 250 € mensili. Al giovane fortunato vanno invece 500 €, versati interamente dallo Stato; e che quindi rappresentano per l'azienda della forza lavoro senza costi. Inutile dire che non è previsto obbligo di assunzione da parte dell'azienda o dell'ente allo scadere dei sei mesi previsti dal progetto, sebbene siano assicurati degli incentivi per i soggetti che decidono di fare un contratto al giovane che ha svolto il tirocinio. Si sperimentano così, favori incrociati tra enti e aziende, al fine di aggirare i vincoli imposti dal bando, e che prevedono che il tirocinante debba essere disoccupato da almeno 6 mesi o inoccupato, e che non abbia mai avuto rapporti di collaborazione con l'ente che lo assume. A garanzia del sistema di reclutamento, dovrebbe bastare la procedura anonima di selezione dei curriculum dei candidati. Infatti, l'azienda che deve reclutare un giovane, riceve dei curriculum anonimi, in modo da poter scegliere sulla base del profilo. Anche il candidato non conosce l'azienda, cui presenta domanda, ma può scegliere il settore (ad esempio biblioteche, azienda agricola, ecc.) e il luogo. I curriculum sono anonimi, quindi dovrebbe essere impossibili selezionare una persona sulla base di conoscenze e favori. Eppure è semplice aggirare quest'ostacolo: basta chiamare il giovane nelle grazie dell'azienda e invitarlo a cercare il proprio curriculum tra le decine e decine pervenute, magari durante una pausa di lavoro, svolto in nero o volontariamente, per quella stessa azienda che lo prenderà per i sei mesi del Piano Giovani. Trovata la candidatura, basta inviare la conferma su quel curriculum anonimo. Un DID (dichiarazione di immediata disponibilità rilasciata dal Centro per l'impiego) e un colloquio, più formale che altro, presso ITALIALAVORO e il gioco è fatto: la paghetta rinforzata è assegnata. Quello che appare strano, in occasione di questi progetti (circa un anno fa ne è partito uno consimile chiamato NEET), è l'incredibile aumento di richiesta di forza lavoro giovanile. Infatti, essa aumenta proporzionalmente all'aumentare dei fondi strutturali destinati al Piano Giovani, salvo poi crollare ed approssimarsi allo ZERO, nello stesso momento in cui scadono le coperture dei fondi pubblici. In questo modo, oltre a generare ulteriore precarietà e ad aumentare la massa "sottoproletaria" di giovani senza futuro e senza una garanzia lavorativa (perché ovviamente il tirocinio è fuori da ogni legislazione sul lavoro, e non è stabilito neppure un numero massimo di ore giornaliere e settimanali), genera conseguenze ancora più gravi, che incidono e corrompono il tessuto sociale. Tra gli effetti più catastrofici vi è quello di alimentare una nuova (o già sperimentata) rete di clienti: giovani disposti a tutto, anche a fare qualche mese in più "a gratis" con la speranza di rimanere nelle grazie dell'azienda ospitante o dell'ente, magari in previsione proprio di un nuovo Piano Giovani, bando, progetto o chissà. Note1) Sito ufficiale Piano Giovani. (Regione Sicilia). "Sicilia, il Piano Giovani di Crocetta si inceppa subito dopo la partenza" (Il Fatto Quotidiano). Col Piano Giovani riparte lo sviluppo in Sicilia" (Toni Siino su Rosalio). "Guardapecore, sagrestano e cameriere, i tirocini della vergogna finanziati dalla Sicilia" (Espresso). "Neet, i giovani a rischio esclusione sociale" (La Stampa). "Palermo, lasciate ogni speranza voi che entrate al cpi" (BlogSicilia). "Piano Giovani, si prepara una pioggia di ricorsi, e fra i candidati c'è chi vuole fare il sagrestano" (LiveSicilia). "Piano Giovani, è corsa ai tirocini" (Fisascatpalermotrapani).
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