Michelangelo Antonioni
Cento anni fa, il 29 settembre del 1912, nasceva a Ferrara Michelangelo Antonioni, autore che, in un’evidente fase di stanca del Neorealismo, rappresenta nella cinematografia italiana uno dei primi passi verso una necessaria modernità, da un punto di vista estetico, formale e di linguaggio.Dopo le attività di critico cinematografico, assistente alla regia, cosceneggiatore, ed una serie di cortometraggi, esordisce con Cronaca di un amore, ’50, imbastendo su una struttura di genere, il giallo, una costruzione particolare che, attenta all’interazione ambiente-personaggi, si sofferma su questi ultimi, sulle loro sfumature psicologiche, piegando il linguaggio cinematografico all’esigenza di descriverne il disagio esistenziale nel continuare la vita di sempre, tra trasformazione ed evoluzione; dopo I vinti, ’52, e La signora senza camelie, qui analizzato, pellicola tutta da riscoprire, lo stile di Antonioni appare ormai volto ad un’espressività autonoma ed originale.
La donna per aiutarlo riprende la lavorazione di un film, anche se nel frattempo, tra delusione e noia, ha avviato una relazione con un diplomatico, confidando nel suo amore, ma questi è alla ricerca di una semplice avventura e non vuole scandali: sostenuta da un amico attore, che le farà comprendere come non potrà sempre fare affidamento sul suo fascino, inizia allora a studiare, ma il mondo del cinema si rivelerà spietato ed quando anche l’ormai ex marito le offrirà la solita parte, non potrà fare altro che rassegnarsi, accettando di interpretare un filmetto di un produttore concorrente, disillusa tanto dal sogno che dalla realtà.
Clara entra nel sogno, lo vive in pieno, ma è costretta ad uscirvi per scendere a patti con il mondo reale e i suoi compromessi, pur confidando di evitarli, ingenuamente, facendo leva sulla forza pura dei sentimenti, arrivando mestamente ad una resa incondizionata, forte simbolo, ancora attuale, di un paese alla ricerca di una propria identità, anche, se non soprattutto, morale.