Ecco un bel film drammatico del 1944, diretto dall’ottimo Vincent Sherman, e interpretato ammirevolmente da tutti gli attori (e che attori).La storia copre più o meno 30 anni di vita della protagonista, Fanny Trellis (Bette Davis!), iniziando nel 1914, quando lei è una giovane di ottima famiglia newyorkese, molto corteggiata da nugoli di giovanotti che vorrebbero sposarla.
Lei però non ama nessuno, ma si lascia corteggiare, essendo oltremodo vanitosa.
Oltre l’apparenza splendente però, c’è il fatto che lei e suo fratello Filippo conducono una vita al di sopra delle proprie possibilità finanziarie, dato che dopo la morte dei genitori hanno dilapidato completamente la fortuna di famiglia.
Per di più Filippo fa precipitare la situazione quando, assunto dal ricco finanziere ebreo Skeffington (uno strepitoso Claude Rains), lo truffa causando dei forti ammanchi. In breve, Fanny approfitta dell’ammirazione di Skeffington per lei, per farsi sposare e sistemare i dissesti finanziari e il reato di Filippo senza che si arrivi a uno scandalo.
Ma è solo l’inizio…
Da qui in poi… Dimenticate o non prestate attenzione alla massa di trame assurde riassunte in giro per il web e sui giornali! Io avevo creduto a un paio di esse (sito e giornale ‘autorevoli’ (?), peraltro), ma guardando il film mi sono trovata man mano di fronte a una ‘trama’ che non corrispondeva per niente a quella banalizzata dalle recensioni!
La trama è invece molto ricca, sottile e originale, per niente banale, anzi, dotata di vari colpi di scena, e con finale a sorpresa.
Sono 30 anni che scorrono con ritmo molto ‘moderno’, veloce, e dove non c’è nulla di scontato: non è affatto la solita lenta ‘saga’ di famiglia, tutt’altro.
E queste vicende offrono anche molti spunti di riflessione su molte cose, dalla vanità al razzismo.
Per cui rinuncio completamente a parlarne, augurando di cuore al lettore di trovare questo film in qualche modo (io l’ho visto casualmente in tv, nella versione restaurata, ma non riesco a reperirlo nemmeno con mezzi poco leciti!).
Il film non è solo la storia di una donna viziata e fredda sposata a un uomo buono, gentile, intelligente e innamorato, né un drammone familiare, ma parla di tante cose: direi che è un film sulla paura di invecchiare, di perdere la bellezza, una paura che per Fanny diventa ossessione.
Lei non ama nemmeno la propria figliola avuta da Skeffington, già è indispettita quando scopre d’essere incinta: “Se una donna non dorme 10 ore, non va ogni giono al salone di bellezza e le capitano malattie come questa [gravidanza, n.d.a], allora diventa brutta!”, protesta Fanny col marito, per farsi spedire a fare i mesi di gravidanza in California, affinché nessuno la veda incinta!
E Skeffington, al solito amorevole e comprensivo, risponde:“No, una donna diventa brutta solo quando non è amata!”
Da notare la massiccia presenza di specchi, nella casa di Fanny! E i giochi che la macchina da presa compie servendosi di essi.
Ci sono anche altri argomenti trattati con delicatezza: quando Fanny e Skeffington divorzieranno, e la loro bambina è grande abbastanza, ed è intelligente e buona come il padre, e molto triste, e vorrebbe rimanere col padre a cui è legatissima, più che alla madre mondana e assente, Skeffington porta la figlia a pranzare con lui al ristorante, per dirle che loro due non potranno più vedersi che di rado; cerca di spiegarle che lui e la mamma hanno una religione diversa, e che quindi lei deve restare con la mamma, ma la bambina dice che non vede differenza fra loro.
E lui: “E’ difficile da spiegare a un bambino“, e la bimba: “E’ forse più facile spiegarlo a un adulto?” “…Forse no…”
Da tener presente che si attraversano molti periodi cruciali, che toccherano molto da vicino tutti i personaggi: la prima guerra mondiale, la crisi economica del ’29, la persecuzione degli ebrei e la seconda guerra mondiale (questi ultimi eventi mentre l’ebreo Skeffington, e la figlia che ha scelto di vivere col padre, vivono a Berlino, da dopo il divorzio).
E’ un film sulla vanità umana, che acceca facendo perdere di vista le cose davvero importanti, o serie e gravi, per limitare le vedute alle cose inutili e futili, nei casi più estremi come quello di Fanny.
Finché anche chi è accecato/a da vanità ed egoismo, non si scontra brutalmente con la realtà inevitabile che costringe a rivedere tutto con occhi diversi: l’egoismo e la vanità si ritorcono contro di noi, prima o poi.
“Ci son cose peggiori al mondo, che una bellezza sfiorita!” dice il buon cugino George.
Fanny Skeffington resta sempre presa da sé stessa qualunque cosa accada… e lo fa quasi con ‘innocenza’, naturale incoscienza, non con malizia o malafede.
E’ malata di narcisismo e supeficialità, ogni tragedia che tocca gli altri le scivola accanto, non è alla portata della sua comprensione: l’imporante è che abbia sempre la sua corte di ammiratori, che abbia dei magnifici abiti e tutte le cure che una donna ora ricchissima può permettersi.
(Una nota divertente: vedere quali erano i metodi più sofisticati per mantenersi belle, usati nei saloni di bellezza del tempo per le signore ricche, un po’ stupisce, un po’ fa sorridere, se si pensa all’odierna medicina estetica, o alla chirurgia plastica. Una cosa simile si vede, ancor meglio, nel film “Donne” di G. Cukor, che adoro).
Tuttavia…il punto di forza di questo film è che non cade nel luogo comune di contrapporre una persona solo cattiva/ o piena di difetti a una solo buona.
Bette Davis è stata sempre perfetta nel recitare ruoli di donna capricciosa senza cuore, pur non essendo bellissima. Eppure qui, è fredda sì, è incapace d’amare, ma si tratta di puro narcisismo: lei resta sempre fedele al marito, da sposata, e forse anche dopo il divorzio;
ama essere corteggiata, uscire con gli ammiratori per feste e per ristoranti, perché è una conferma per lei, sul suo fascino, sulla bellezza a cui tiene così tanto, ma non si spinge mai troppo oltre, non è una depravata, non è una fedifraga.
Insomma, non è un personaggio totalmente negativo.
I suoi modi sono gentili, affabili, e lo sono in modo autentico, con tutti, sia col marito che coi corteggiatori: non ama nessuno, tranne sé stessa, è questo il suo male.
Finché non accadrà qualcosa che non aspettava.
Finché non le giunge addosso la dura schiacciante realtà e i proprio i suoi difetti la conducono ad avere sorte che non immaginava.
E’ importante per il film, durante tutto l’arco dei 30 anni narrati, la figura rassicurante e di sostegno, del cugino buono, simpatico e sensato di Fanny, George Trellis, intepretato da Walter Abel, attore ‘minore’, molto bravo in questa bella parte.
L’interpretazione di Claude Rains (Skeffington) è eccellente, del resto non m’aspettavo nulla di meno da un attore che ha recitato come comprimario in Casablanca, Notorius, e molti altri film importanti accanto a grandi attori (lo ricordo anche come principe Giovanni nel Robin Hood di Errol Flynn, chissà perché spesso faceva dei ruoli da ‘cattivo’ o da antagonista, alla fin fine era sempre simpatico!): trovo che questo attore sia stato sfruttato troppo poco come protagonista, ha una gamma espressiva formidabile. E qui recita con grande finezza.
Sia lui che la Davis ricevettero la nomination all’Oscar.
Bette davis, ho detto sopra, perfetta per certe parti, anzi, questo è forse il miglior ruolo della sua carriera per quanto è brava.
Questo film vale davvero la pena vederlo, cercarlo, trovarlo.
Ah… Le toilettes di Bette Davis in questo film sono spettacolose, quindi è doverosa una menzione per i costumi di Orry-Kelly (che anni dopo vinse tre oscar, di cui due per i film ‘A qualcuno piace caldo’ e ‘Un americano a Parigi’).
La colonna sonora, è di Franz Waxman, che ha musicalmente commentato molti film famosi, come Rebecca, Sunset Blvd., Il Sospetto, Il dottor Jekyll e mr. Hyde, Capitani coraggiosi, Furia di F.Lang, Scandalo a Filadelfia di Cukor…e altri!
Titolo originale: Mr. Skeffington Anno: 1944 USA, B/N, 145′ , drammatico. Regia: Vincent Sherman Fanny Trellis: Bette Davis Job Skeffington: Claude Rains George Trellis: Walter Abel Titolo originale: Mr. Skeffington Anno: 1944 USA, B/N, 145′ , drammatico. Regia: Vincent Sherman Fanny Trellis: Bette Davis Job Skeffington: Claude Rains George Trellis: Walter Abel