Il rifacimento teatrale di una delle opere in prosa più esilaranti di Stefano Benni, La Signorina Papillon, prende vita al Teatro Tordinona di Roma nei giorni 6/7/8 Febbraio ad opera di alcuni allievi della scuola Artès di Roma (direzione artistica a cura di Enrico Brignano), in collaborazione con Alfiere Productions.
Rose Papillon vive in una dimensione sospesa nello spazio e nel tempo, racchiusa nel bozzolo protetto della tranquilla vita del suo giardino. Lontana dal mondo fatuo che le gravita intorno, la donna si diverte a collezionare farfalle e a parlare con il suo pappagallo morto, che inspiegabilmente conosce a memoria i versi di Mallarmè. A sconvolgere l’idillio di Rose saranno tre personaggi corrotti e dissoluti, personificazione della tentazione parigina che cercano di corrodere la purezza incontaminata della donna. Nello scontro tra sogno e realtà si perde la dimensione del vero e si cade inevitabilmente nel no sense e nel paradosso. Un’opera irriverente ed allusiva di Benni che risulta essere nella sua spontanea complessità assolutamente contemporanea.
Il Cast è giovanissimo: Pietro D’Elia (Armand), Giorgia Catania (Marie Luise), Francesca Cama (Rose) Raffaele Carbone (Constantin Millet), per la regia di Piero Di Blasio (interprete di importanti Musical tra i quali “Harispray”, “Cenerentola”, “La febbre del sabato sera”, “Cannibal – il musical”, “Salvatore Giuliano”, “Shrek”, “Taxi a due piazze”, “Jesus Christ Superstar” e tanti altri).
Abbiamo intervistato per The Freak Pietro D’Elia e Raffaele Carbone, attori e produttori de “La Signorina Papillon”.
Da dove nasce l’idea di questo spettacolo? Perché proprio la scelta di portare sulle scene questo testo di Benni?
Pietro D’Elia: Noi attori proveniamo tutti da Artès – La fabbrica dei sogni, l’Accademia fondata da Enrico Brignano. Durante il corso “Dalla Prosa al Musical”, abbiamo avuto occasione di approfondire i testi di Stefano Benni e deciso di scegliere una delle sue opere e di musicarla. L’idea nasce ad ottobre, da uno spettacolo-prova presso la nostra Accademia. Il successo di pubblico ci ha spinto ad andare oltre ed a portare La Signorina Papillon in teatro.
Non si tratta di un musical vero e proprio quanto piuttosto di una commedia musicale. Ed è proprio la musica ciò che rende inedita l’opera di Benni. Piero Di Blasio è uno dei più grandi esponenti del musical italiano e da subito ha preso a cuore il nostro progetto con entusiasmo, dandoci fiducia. La Signorina Papillon nasce come testo teatrale, ma ci è sembrato dal primo momento che alcuni climax emotivi potessero essere accostati a quelli dei musical.
Raffaele Carbone: Nasce dalla voglia di far ridere le persone. Il regista è una persona entusiasmante e vitale. Questa e’ stata la sua prima esperienza da regista, ma ha un grande passato da attore, con 16 musical alle spalle. La scelta è stata di prendere un’opera in prosa e di farla diventare una commedia con accompagnamento musicale. Durante la prova aperta in Accademia eravamo in sei poi, per motivi personali abbiamo deciso di realizzare uno spettacolo teatrale in quattro persone.
Un progetto auto-prodotto come molti oggi nel nostro Paese. Come avete vissuto questa sfida e quali sono i risultati attesi?
Pietro D’Elia: Da un lato un’ansia terribile, bestiale. Penso di aver capito che nella vita non farò mai il produttore! Anche se devo ammettere che è stata e continua ad essere un’esperienza molto gratificante. Mi sono sentito come un maestro ceramista, che crea un qualcosa dal nulla. E’ stato entusiasmo condiviso, e devo dire che è bellissimo vedere il tuo prodotto realizzato non solo dal punto di vista artistico ma anche organizzativo.
Raffaele Carbone: Io e Pietro abbiamo deciso di accogliere la sfida dell’auto-produzione e nonostante le difficoltà iniziali, grazie all’aiuto ed il sostegno di altre persone compreso il regista, il progetto è divenuto possibile. La costante e sana competizione tra me e Pietro è stata una spinta verso la perfezione. Un mese particolarmente stressante ma stiamo vendendo diventare concreto il nostro sogno.
Rose Papillon vive nel disincanto, assorta nel suo microcosmo fatto di illusioni. Cosa vuole raccontarci Benni con questo personaggio surreale?
Pietro D’Elia: la storia si muove in una dimensione onirica ed il tratto ibrido sta nel titolo stesso: il sogno che si confonde con la realtà. E’ come se Rose Papillon mettesse in luce i paradossi della vita di tutti i giorni, la nostra idea stessa della realtà che non sempre è quella che appare. La donna vive nel suo giardino, nel suo mondo ovattato, dove colleziona farfalle e scrive il suo diario. Lo spettacolo si apre e si chiude con due monologhi nei quali è racchiuso tutto il mondo sospeso della protagonista. A rompere l’equilibrio di Rose sono tre personaggi paradossali, rappresentazione della realtà: un sergente di una loggia massonica, interpretato da me, un poeta ego riferito (Raffaele Carbone) ed una meretrice parigina molto disinibita (Giorgia Catania). Personaggi che vorrebbero svegliare dal sogno la protagonista ed introdurla alla vita dissoluta della capitale francese. Non posso svelare altro e bisogna venire a Febbraio al Teatro Tordinona per vedere cosa succederà. E’ la commedia dell’assurdo e dell’imprevedibile.
Raffaele Carbone: e’ una commedia molto divertente, ma allo stesso tempo riflessiva. Pur essendo un testo di Benni datato, è stato rivisitato in modo da affrontare problemi attualissimi e che possano toccare il pubblico. Non posso svelare nulla sul plot, dico solamente che la storia è tutta incentrata sulla protagonista Rose, una donna ingenua e pura che vive in un’altra dimensione. Noi siamo le sue ombre e proiezioni, spesso incubi. La trama non ha un esito stabilito e lascia allo spettatore la libertà di dare una connotazione alla storia, alle scelte della protagonista ed a quelle che avrebbe potuto prendere.
Qual è stato il vostro percorso di formazione artistica? Cosa avete imparato da un maestro come Brignano?
Pietro D’Elia: la mia storia è particolare. Provengo da una formazione accademica di tipo economico. Ma sono stato folgorato sulla via di damasco, e nel 2012 ho ripreso una mia vecchia passione: la recitazione. Entrare nell’accademia di Enrico Brignano mi ha permesso di smontare l’apparato che avevo costruito, ed ho creato un nuovo me fatto dell’esperienza teatrale. Percorso che si è ulteriormente arricchito con Rugantino. Fondamentale è stato veder lavorare Enrico che non solo è il grande capocomico che tutti conosciamo, ma è anche in parte produttore di se stesso. Guardare lui all’opera ci ha dato quella fiducia in più necessaria per la nostra carriera.
Raffaele Carbone: ho iniziato nel 2008 la mia esperienza da attore non con Enrico Brignano ma con il Cantiere Teatrale. Poi, dopo avere proseguito i miei studi in Giurisprudenza sono entrato da Artés – La fabbrica dei sogni di Brignano. Un giorno Enrico e’ entrato in accademia dicendo: ‘’mi servono attori per Rugantino e so che qui ce ne sono di validi’’. E’ iniziato un sogno, la turnée ci ha portato da Roma, a Firenze e Milano fino addirittura a New York. Oggi, sono ancora parte dell’Artés ed a credo sempre più in questo lavoro.
In bocca al lupo!
Crepi e vi aspettiamo a Teatro!!!
A cura di Francesca Bianchini.
INFO BIGLIETTI E COSTI: LA SIGNORINA PAPILLON