Magazine Psicologia

La sindrome degli antenati II: Van Gogh

Da Simonetta Frongia
Il figlio sostitutivo e il figlio riparatorio
Ho parlato nel post precedente, relativo a quest'argomento (http://pedagogikapress.blogspot.com/2011/10/freud-e-la-sindrome-degli-antenati-i.html) di come .....................Freud lievemente traumatizzato dalla morte avvenuta a 9 mesi, del fratellino secondo genito Julius (1857-1858) - morte avvenuta lo stesso anno in cui venne a mancare anche lo zio Julius, fratello più piccolo di sua madre Annalisa, ancora ventenne (ma Freud era preoccupato principalmente del suo posto di primogenito privilegiato). Sigmund Freud e Anna Freud -Bernays saranno i soli, tra fratelli e sorelle, a emigrare e a non essere uccisi durante la II^ guerra mondiale (1942-1943).   A tal proposito la Schutzenberger ci spiega di come si possano osservare fatti inspiegabili anche nel caso dei Figli sostitutivi: bambini concepiti per rimpiazzare un figlio o un parente morto recentemente e che, spesso, portano il nome del morto o nascono nell'anniversario della sua morte, senza che il lutto sia stato elaborato.  Quando questa morte rimane nascosta, il percorso di vita del figlio sostitutivo non è dei più felici.  

Vincent Van Gogh, nasce il 30 marzo 1852, lo stesso giorno, ma un anno dopo la morte di un altro Vincent, suo fratello maggiore, del quale la famiglia non voleva parlare, ma dal quale egli ricevette il doppio nome Vincent Wilhelm. La sua è stata una vita tragica, come se in qualche modo gli fosse impedito di vivere. Suo fratello Theo, al quale era molto legato e che è stato per lui un fratello affezionato, si sposa e ha un figlio, al quale dà il nome di Vincent Wilhelm. Egli scrive, molti mesi dopo, al fratello pittore, parlando di suo figlio: "Spero che questo Vincent viva e possa realizzarsi". Dopo aver ricevuto questa lettera, Vincent Van Gogh si suicida. E' come se per lui non potessero esistere due Vincent van Gogh vivi, nello stesso tempo. Come se suo fratello avesse sottolineato l'incompatibilità di questa compresenza. Questo è un esempio di figlio sostitutivo, che ha preso il posto di un morto, il dolore della cui morte non era stato elaborato, e che pertanto non aveva spazio per vivere. Era (ahimè!) un bambino di rimpiazzo, privato persino della possibilità di parlare di questo fratello morto e che si sentiva, in un certo senso, un usurpatore, perché prendeva un posto e un nome che non gli erano destinati.
Forse aggiungo le sue condizioni psichiche, le sue continue depressioni sono dovute al non detto che si è trasformato in un grosso macigno, egli si spara coscientemente: al suo amico e medico curante dottor Gachet (fu su suo consiglio che Van Gogh eseguì la sua unica acquaforte, con soggetto proprio Gachet) disse:” Volevo uccidermi, ma ho fatto cilecca” e da subito manifestò l’intenzione di “riprovarci”a suo fratello Theo confidò che “la tristezza non avrà mai fine” ma la sua volontà fa vivere il suo corpo per altri due giorni  poi cede, ed egli muore all’età di trentasette anni. Egli ha forse sublimato con le sue opere quel sentirsi un figlio sostitutivo, nelle sue opere (soprattuto le ultime) si può vedere un intensa lotta condotta da un individuo contro un mondo che lo rifiuta. Forse in questo senso si potrebbe dire che la sua arte è psicanalitica, poiché il segno lasciato sulla tela, i colori e l'intensità delle pennellate sono un modo che egli aveva di esprimere il suo dolore, la sua rabbia, il suo "non senso" erano, forse un modo per comprendersi ed interpretare in questo modo tutto il non detto che pesava sulla sua esistenza.

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