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Buon anno, buon 2011. Primo post dell'anno 2011.
Avete smontato gli alberi di Natale e i presepi? La stagione natalizia è giunta al termine, vedo cadaverini di abeti natalizi in giro per le strade di Albion.
Il Capodanno è passato, indolore, quest'anno.
Ogni anno il Capodanno provoca del dolore. Mica del dolore fisico (se non contiamo i postumi del giorno dopo e il mal di testa, che quello si che da molto dolore) direi più del dolore psicologico, o meglio, del fastidio psicologico.
E' il rito del "Che cosa cazzo facciamo quest'anno a capodanno" che ci provoca del fastidio: e le incazzature pre feste perchè dovevi prendere tu la birra? No, la dovevi prendere te!, e le feste alla fine sono sempre feste merdose, e le cene vengono fuori sempre con qualcosa che non va, e quel posto che normalmente costa 10 euro la sera di capodanno ne costa 100, e la gente poi si arrabbia, e insomma, del Capodanno ne avevo parlato pure nel lontano 2009 e non me n'è mai andato bene uno.
Escludendo quello dell'anno scorso, dove una bottiglia di Montenegro e molte chiacchiere e la mia playlist anni '70 han salvato il tutto.
Questo capodanno 2010, l'ho passato lavorando al pub. Quindi niente scazzi di preparativi, messaggi, spese pantagrueliche che poi vengono direttamente vomitate dopo la mezzanotte.
Il 31 dicembre 2010 mi sono svegliata tardi, mi sono truccata, senza pensare a cosa dovermi mettere, se i jeans, il vestitino gli stivali o le scarpe con il tacco, e alle 17 in punto ero al lavoro.
Converse e jeans, camicia bianca e cappellino da ultimo dell'anno in testa.
Mai stata così leggera in vita mia.
E sarà stato merito della mia playlist di Capodanno, con tutte le hits degli ultimi anni e degli anni '70 (una roba mostruosamente dance e pure un po' trash), degli inglesi che han deciso tutti di andare via prima di mezzanotte lasciandoci il pub in solitudine e musica altissima e alcool, del signore scozzese con il kilt che ballava scatenato (e vi assicuro che sotto non aveva niente), dello champagne, del Jack and cola, della manager bella ubriaca che offriva shots a tutti, delle persone che mi facevan ridere, ma a me questo capodanno è piaciuto.
E mi sono risvegliata senza postumi. Il che è tutto un dire.
Poi succede che ti rendi conto che è già arrivato gennaio, e a gennaio devi fare i nuovi propositi, e devi rivoluzionare qualcosa della tua vita, perchè sennò non ha senso essere in GENNAIO.
E siamo sempre li a pensare, ripensare, stronzate varie, e calcoli su calcoli, e 2 anni sono pochi, e 3 sono troppi, e 5 mesi a cosa ti servono, 6 forse sarebbero meglio.
E continuiamo a dare i numeri: è la sindrome di gennaio.
La sindrome di Gennaio è quella cosa che mi colpisce ogni anno: l'anno scorso mi colpiva sotto forma di Minkiagraria, e di doveri e dolori di finire esami e chiedere tesi e strapazzarmi sotto il peso della cultura botanica.
Quest'anno mi colpisce sotto forma di lavoro, e forse devo trovare un nuovo lavoro, e forse devo cambiare città, e forse dovrei iscrivermi di nuovo all'università, e non è che sono troppo vecchia, e non è che sono troppo indecisa?
La sindrome di Gennaio va sconfitta in qualche modo: le parole giuste al momento giusto di una persona giusta, un "Ma si, ma sai cosa, ma va a cagare anche a gennaio", e la musica giusta.
E poi si, stasera io vado in Piccadilly, e vedere le inglesi scalze girare per la città mi diverte un mondo.
E si, insomma, alla fine, buon anno a tutti.
E va a cagare gennaio.
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