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La sindrome Greca

Creato il 10 febbraio 2012 da Albertocapece

La sindrome GrecaIn Grecia si accendono gli scontri, comincia a traballare anche l’intesa politica e un grande sindacato di polizia arriva a proporre di arrestare i membri della troika presenti sul territorio, segno che ormai si è raggiunto il limite nella tortura della popolazione. E mentre tutto questo s’incendia sul mare Egeo, in Germania si fanno i conti di quanto verrebbe a costare a ogni singolo cittadino una possibile bancarotta di Atene. Conteggio politicamente scorretto, come vedremo tra un po’, ma che dimostra come i cittadini europei vengano terrorizzati col metodo di tradurre in perdite private quelle pubbliche. Quasi allo stesso modo con cui al contrario diventano pubbliche le perdite di grandi soggetti privati.

Dunque di competenza tedesca sarebbero 20 miliardi del primo piano di salvataggio, altri 10 miliardi la quota parte della Germania messa a disposizione della Bce per l’acquisto di titoli greci, 13 miliardi sarebbero invece i titoli in possesso di banche private e infine ci sarebbero da conteggiare i 27 miliardi di quota tedesca a causa del complicato sistema di interscambio commerciale che passa tra banche greche e Bce. Così se la Grecia non restituisse nemmeno un centesimo la perdita per ogni cittadino tedesco sarebbe fra i 700 e i 730 euro. Se invece, come si presume, i titoli greci conservassero il 70% di valore la cifra scenderebbe attorno ai 400 euro. A seconda delle varie ipotesi (che comprendono anche ulteriori prestiti) Berlino si potrebbe trovare a sforare lo stesso patto recentemente imposto proprio dalla Merkel.

E fin qui è il conto della spesa. Però dietro di esso si nasconde il fallimento dell’Europa e del suo stesso modello, nato socialdemocratico e poi svuotato e trasformato dagli apostoli liberisti con in testa Barroso. Infatti la Germania si è trovata a spendere ben di più 93 miliardi di euro per salvare nel 2008 le banche private in pericolo, vale a dire una cifra di 1.104 euro a cittadino: questo è stato considerato ovvio e doveroso, né si sono obbligati gli istituti di credito a sottostare a regolamenti molto più stringenti sui loro investimenti. I dirigenti che hanno creato il disastro sono tuttora, serviti, riveriti e ricchi. Per di più -stando a quanto detto circa due mesi fa  dal capogruppo SPD al Bundestag, Frank-Walter Steinmeier, i trasferimenti di ricchezza dalla Grecia alla Germania nel corso degli ultimi 5 anni supererebbero i 20 miliardi. Oltre a questo, grazie proprio all’innesco della crisi greca che si è diffuso poi agli altri Paesi, la richiesta di titoli di stato tedeschi è aumentata vertiginosamente, facendone calare l’interesse del 2% cosa questa che si è tradotta in un risparmio di un punto di pil (0, 98 per la precisione)  cioè di 26 e passa miliardi.

Tornando al conto di prima si vede bene che facendo una somma algebrica tra costi e benefici, nel caso la Grecia onorasse il 70% dei suoi titoli ci sarebbero ancora una decina di miliardi in favore della Germania, in caso di default e di uscita dall’euro la cifra effettivamente persa sarebbe di una ventina di miliardi, vale a dire di 200 euro a cittadino. Un piccolo obolo indiretto per i cittadini, una vera miseria per la civiltà. Quella che la finanza ci ha fatto dimenticare.

Perché di questo si tratta come si può leggere qui, in un riassunto agghiacciante delle richieste della Troika

http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2012/01/28/le-patate-della-beozia-e-la-democrazia-perduta/


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