Franco Giordano della Presidenza di SEL, purtroppo mio corregionale, anche se preferisco ricordare di essere conterraneo di Carmelo Bene e di Gaetano Salvemini, ha fatto l’affermazione del secolo: per uscire dall’attuale disastro finanziario “ci vuole una grande sinistra”. Chiaro, per una cagata pazzesca è necessario un contenitore capiente dove farvi entrare qualsiasi scarto epocale. Questa nuova sinistra dovrà estendersi dal salotto del Pd ai doppi servizi di Sel per l’ecologia e le velleità, possibilmente tirando lo sciacquone sul futuro e sulla libertà dell’Italia. Apparentamento a due o tre leader vani e vanesi nella casa sinistra degli orrori politici e degli errori secolari per il malessere generale. Sembra un film di Dario Argento ed invece dovrebbe essere un patto di ferro tra progressisti per niente. Sono più di vent’anni che costoro gettano le fondamenta di un acquartieramento comune dei riformisti chic e dei radicali di radica e quando ci riescono, seppur per brevi periodi di cattivo vicinato, dimostrano di non essere all’altezza della situazione. Se l’Italia è andata in rovina in gran parte lo si deve a loro, costruttori di menzogne ed edificatori di falsità senza precedenti, capaci di qualsiasi voltafaccia ideologico da celare con due passate di moralismo. E quale sarebbe l’impalcatura programmatica innovativa sulla quale Giordano pensa di salire per ristrutturare la doppia faccia-ta della sinistra, quella liberaldemocratica e quella socialdemocratica? 1. Superamento delle subalternità al liberismo. 2 Aspirazione all’eguaglianza (cosa ben diversa dall’equità). 3 Battaglia per la democrazia e la libertà.
Pensavamo fosse un accasamento utopico ed invece è proprio un altro castello in aria. Per il primo punto Giordano dovrebbe rivolgersi altrove, Bersani, Veltroni, D’Alema ecc. ecc. non ridiscenderanno mai più negli alloggi popolari, se non nelle stagioni elettorali, dopo esser saliti sulle terrazze vista mare in compagnia di banchieri, finanziari e anglofilibustieri. Per il secondo punto, dovrebbe mettersi in pace col proprio cervello invece di dire cose senza senso, che l’unica aspirazione della gente è quella di farli fuori al più presto (cosa ben diversa dall’eliminarli fisicamente, purtroppo). Secondo Giordano aspirare è meglio che mangiare, così gli italiani che annaspano sotto i colpi iniqui di questo governo e dei precedenti dovrebbero continuare a nutrirsi di chimere defecando illusioni, anziché pretendere subito pane e companatico, ormai sempre più scarsi. Un degno allievo del paroliere del tavoliere suo leader frottoliere. Infine, terzo punto, la battaglia per la democrazia e la libertà. Giordano pur essendo stato comunista non ha mai sentito parlare di Lenin per il quale la democrazia era il miglior involucro della dittatura capitalistica e la libertà una parola vuota: “Libertà – sì, ma per chi? Per fare cosa?”. Non è che ci si potesse aspettare di più da uno che non sapeva (o non sa ancora?) nemmeno chi fosse Antonio Pesenti, ma almeno le basi della propria cultura bisognerebbe conoscerle per evitare di fare la figura dei cretini, degli incoerenti o, peggio ancora, dei traditori. Eppure, Giordano si sente portatore del cambiamento e della “ricostruzione del fascino e degli ideali di una grande sinistra”. Un sinistra fashion è proprio quel che ci vuole per questi tempi di cadute di stile e di ideali scollacciati. Lotta di gran classe e valori politici di moda sono la soluzione per far risorgere il Paese. Daremo un calcio alla sobrietà e alle ristrettezze, respingeremo gli attacchi dello spread e delle borse, ripristineremo i conti pubblici e le aspirazioni di uguaglianza (cosa ben diversa dall’equità), allontaneremo lo spettro del default e delle pezze sul sedere. Come? L’unico modo per scacciare la crisi italiana è far tornare al governo la sinistra dolce e gabbana. Modelli politici d’occasione e capi di partito originali distribuiti dalla Sel di Puglia.