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La sinistra che è uguale alla destra, di Luca Sofri (2004)

Creato il 16 ottobre 2011 da Wally26

Guido Vitiello in un suo post che tratta del vero o presunto “voltafaccia” dei Radicali in Parlamento ha menzionato un bell’articolo di Luca Sofri uscito nel 2004: mi ha stuzzicato assai e quindi ve lo ripropongo

“La sinistra che è uguale alla destra”
Luca Sofri

Vanity Fair, 26 agosto 2004

- tralascio la prima parte che recensisce “Farenheit 9/11” di Michael Moore passando direttamente alla riflessione sulla situazione italiana -

Il grande merito di Michael Moore sta nell’aver portato al successo e all’attenzione mondiale, sulle copertine e nei telegiornali e nei dibattiti, la radicale divisione all’interno della sinistra. Che vale in America come in Italia come in molte altre parti del mondo. La divisione tra la sinistra “diversa” e la sinistra “uguale”. Mentre sono poco rilevanti gli oppositori da destra – prevedibilmente indignati dai contenuti del film – è la quantità e la qualità dei critici di sinistra di “Fahrehneit 9/11” a fare impressione. Abbiamo già citato Romagnoli, per fare un esempio, ma in America Moore è ormai odiato a sinistra almeno quanto è amato. Il giornalista e scrnittore liberal Paul Berman lo contesta sistematicamente da quando Moore censurò un suo articolo sul Nicaragua che secondo lui rischiava di dare una mano a Reagan. Lo stesso Moore ha raccontato (anche a Vanity Fair, due settimane fa) di non voler appoggiare esplicitamente Kerry. I siti internet che dimostrano le falsità dei suoi film sono sia di destra che di sinistra. E le accuse che gli vengono – lo stesso Kerry è stato alla larga dal film e dal regista finora, comprendendone il doppio taglio – sono sempre le stesse: falsità, demagogia, violenza, slealtà.
E tutto questo riguarda molto l’Italia. In Italia, il conflitto interno alla sinistra si riassume semplicemente: è la vecchia questione del fine e dei mezzi. È la vecchia questione se qualsiasi principio, criterio, valore, debba essere sacrificato per il raggiungimento di un elevato obiettivo (nella fattispecie, la caduta del governo Berlusconi). C’è chi pensa di sì, e c’è chi pensa di no, e le due parti sono molto ai ferri corti, con accuse di fascismo a una parte e connivenza col nemico all’altra. Benché la presunzione di “diversità antropologica” delle persone di sinistra sia diffusa in ambo i campi, è qui che se ne dimostra il fondamento. Esiste una sinistra “diversa”, che si definisce per voler avere valori e modi diversi dalla destra, nella tolleranza, nel rispetto, nella stima delle regole e del prossimo, e a cui Moore non piace; ed esiste una sinistra “uguale” per cui sarebbe stupido lasciare alla destra delle armi solo per il fatto di ritenerle sbagliate, e che è entusiasta di avere finalmente un campione come Moore, forte della stessa faziosità e prepotenza dei più comuni aizzatori di destra (gli italiani di sinistra uguale hanno finalmente uno con i modi di Antonio Socci e il fisico di Baget Bozzo, e il fanatismo di entrambi). Perché a sinistra non si dovrebbe mentire, se lo fa la destra? Perché a sinistra non si dovrebbe abusare del proprio potere, se lo fa la destra? Perché a sinistra non si deve desiderare e compiere il male dell’avversario, se lo fa la destra? Perché a sinistra ci si dovrebbe sottrarre a demagogie e strumentalizzazioni, se non vi si sottrae la destra? Perché essere “diversi” e migliori, se i migliori perdono? Niente è sbagliato, se guida alla vittoria, se serve a fargliela pagare, e soprattutto se lo fanno anche gli altri. Tutto questo vi ricorderà qualcosa, e adesso ci arriviamo.
La frase che sostiene meglio di ogni altra le ragioni della sinistra “diversa” l’ha scritta Thomas Friedman, commentatore liberal del New York Times, a proposito del rapporto tra le democrazie e il resto del mondo dopo l’11 settembre. È una frase molto bella e che dovrebbe essere ricordata spesso (anche a destra). Friedman concluse un suo articolo così: “Noi siamo i buoni, vediamo di dimostrarlo”. Esiste una differenza tra il bene e il male e questa differenza va praticata, sono le due cose essenziali che dice Fredman.

L’encomiabile pretesa di essere nel giusto deve passare attraverso la sua dimostrazione continua e inderogabile. Pensare invece di essere nel giusto per definizione, e quindi di essere in diritto di ogni cosa per affermarlo, genera e ha generato mostri. Questa è una delle cose più tristi della contrapposizione tra sinistra diversa e sinistra uguale: che essa sembra discendere esattamente dalla contrapposizione tra comunisti e anticomunisti, a sinistra. Pensateci.

Michael Moore è oggi l’emblema della sinistra uguale. Quella per cui la differenza con la destra si mostra quasi unicamente nella bandiera. Non sarà un caso se uno dei più seguiti oracoli della sinistra uguale è un uomo dai modi e dai pensieri biecamente di destra come Marco Travaglio. Non sarà un caso se il giustizialismo forcaiolo tradizione della destra benpensante ha trovato spazi accoglienti tra la sinistra uguale. Non sarà un caso se il pacifismo di una parte della sinistra uguale è così aggressivamente bellicoso. Un lettore del Foglio di buona memoria ha di recente trovato questa vecchia cosa scritta da Furio Colombo, oggi direttore dell’Unità, giornale maggiore della sinistra uguale:

Ecco il punto a cui voglio arrivare, quello che a me sembra il problema storico del pacifismo italiano. Esso è parte di una cultura che, per ragioni della nostra formazione storica, retorica, logica, chiede di avere un nemico. Ora, come può avere un nemico il pacifismo? Si tratta di una contraddizione, ma a me sembra che la cultura italiana, fondata su una tradizione filosofica di antagonismo, forzi inconsciamente molti militanti giovani a portarsi addosso questa contraddizione. Ovvero l’impossibilità di vivere senza un nemico. Ecco il disagio che mi sembra di cogliere nella definizione del pacifismo italiano: resta forte (più dannoso se inconscio) il problema del nemico”.

Parole chiarissime, e confortate in modo impressionante dalla successiva testimonianza personale di Colombo.
In italia, pensare di unire la sinistra, tutta la sinistra che si dice tale, è un esercizio professionale e sentimentale che legittima la vita di molte persone. Ma alla luce di quel che abbiamo detto, è un esercizio che non ha altro senso. Eppure, mentre nessuno pensa oggi di unire il centro – da Rutelli a Berlusconi, che sono entrambi di centro – lo spauracchio del nemico crea l’illusione che si possa unire la sinistra (si dimostra di questi tempi che è altrettanto arduo unire la destra, che pure va meno per il sottile). Illusione sostenuta dal paragone con gli Stati Uniti dove esisterebbe un partito unico di sinistra. Che però non solo non è “di sinistra”, non solo ha come leader e candidato un uomo favorevole alla guerra in Iraq, ma non è neppure unico, come il partito di Ralph Nader e il suo peso hanno dimostrato.
In Italia, gli unici capaci di unire la sinistra – ed è un risultato davvero straordinario e mai abbastanza riconosciuto – sono quelli di Repubblica. Su Repubblica scrivono senza storcere il naso, tutti: terzisti e manganellatori. Sinistra diversa e sinistra uguale. Ma avendo come principio l’ospitalità nei confronti di mille idee diverse, e la discutibilità di ogni linea salvo l’antiberlusconismo, non si fa un partito. Si fa un giornale unico, libero di contraddirsi e di non dover governare un paese. Su Repubblica scrive ogni giorno Michele Serra, altro caso rilevante, che sta in bilico – uno dei pochissimi – tra sinistra diversa e uguale. Serra è sempre stato di modi “diversi”, pur con qualche cedimento giustificato dall’amore per la satira. L’anno scorso lo incontrai un giorno che aveva scritto una cosa contro la maggioranza che mi sembrava non stesse in piedi, malgrado ne condividessi l’obiettivo. Fu lui che mi rispose “à la guerre comme à la guerre”.
Per il suo film, Michael Moore aveva chiesto a Pete Townshend di poter usare una sua canzone, “Won’t get fooled again, il cui ritornello tornava buono per prendere le distanze dalla presidenza Bush. Il chitarrista dei Who, già sostenitore dell’intervento in Iraq, gliel’aveva negata, ricevendone insulti e accuse di essere un guerrafondaio. E aveva risposto che evidentemente Moore non si comportava in modo tanto diverso da Bush. È la sinistra uguale.


Filed under: Films, Media, Politica Americana, Politica Italiana, Valori della Sinistra

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