LA SINISTRA HA PERDUTO LE SUE PAROLE
Ogni pigrizia conservatrice, dentro la sinistra e dentro le sue parole, parla prima di tutto di quella paura. Compresa la paura di sbilanciarsi, di dire cose azzardate, di sembrare stravaganti o ingenui o imprecisi. La paura dell’errore intellettuale.
Proprio la modernità, la società dei consumi di massa ha letteralmente spaventato la sinistra, tanto da suscitare al suo interno forti pulsioni conservatrici. Più che l’impulso a progettare “un altro cambiamento”, ha pesato l’impulso a proteggersi da quello in corso. Ne è nata una sinistra-ossimoro, conservatrice e terrorizzata dai mutamenti in atto. Ed è soprattutto per questo, che è così difficile dire “qualcosa di sinistra”: perché la sinistra ha perduto le parole del cambiamento, a partire dalla parola “cambiamento”. E dunque ha perduto le sue parole.
Ecco perché Renzi fa paura alla sinistra, viene tacciato di essere come Berlusconi se non peggio. Ecco perchè i sindacati si affannano, a prescindere, a fare scioperi, a protestare in modo anche molto disorganizzato, perché hanno paura che qualcosa cambi in peggio – dicono – mentre dovrebbero affrontare il cambiamento con lo spirito di dire “finalmente in questo paese si può fare meglio e di più per chi non ha lavoro”.
Si può fare se esiste la volontà di collaborare, di pensare ad un miglioramento per tutti e non a trincerarsi dietro bandiere conservatrici o a permalosismi incomprensibili.
La partita non si gioca mai in un campo predeterminato. Si gioca su idee e proposte che riflettono i tempi e i problemi e che offrono soluzioni il cui costo deve essere chiaramente esposto. Sono idee e proposte che ridefiniscono continuamente lo stesso campo di gioco e le mentalità dei giocatori. La sinistra è movimento. E’ sapere allargare il campo, a sinistra e al centro. Convincere per vincere (e governare).