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La Siria dei dottor Stranamore

Creato il 18 ottobre 2015 da Albertocapece

dr stranamore“Gli Stati Uniti dovrebbero minacciare la Russia di rappresaglia se non cessa di attaccare le risorse statunitensi in Siria”. Lo ha scritto Zbigniew Brzezinski, sul Financial Times un settimana fa, facendo cadere apertamente ogni ipocrisia riguardo alla guerra civile: per “risorse statunitensi” egli intende infatti i terroristi importati, armati, addestrati e finanziati dagli Usa. Del resto se non lo dice lui che è noto soprattutto per l’idea, nata ai tempi dell’Afganistan sovietico, di sfruttare l’integralismo religioso contro l’Urss che è stato persino il creatore di Al Quaeda e di Osama Bin Laden… ma ciò che è davvero singolare è che un quasi novantenne sia di fatto l’eminenza grigia della strategia statunitense. E si tratta di uno vissuto per i suoi primi 25 anni  prima nella Polonia dei colonnelli e dell’avventura militare in Ucraina, poi in quella dell’occupazione tedesca, emigrando negli Stati Uniti solo dopo la vittoria del partito comunista a Varsavia, portandosi dietro la sua dote di odio atavico verso la Russia e uno al quadrato per la Russia comunista.

Facendo caso a tutta la sua vita non è certo strano che sia stato il commentatore entusiasta, se non il suggeritore, del colpo di stato a Kiev e che sia il grande vecchio dietro le missioni di McCain in Siria, accapigliandosì con l’altro vegliardo di Washington, Kissinger, che non solo è di origine tedesca, ma perfino ebreo, due qualità che a naso parrebbero non piacere troppo all’antico nazionalista polacco. C’è da chiedersi come mai a Washington questi due, che emergono dal più lontano e più inquieto XX° secolo, che ancora si esprimono con un forte accento dei Paesi di origine (Kissinger è stato il calco per il Dottor Stranamore) , siano tutt’ora venerati e ascoltati consigliori delle amministrazioni americane. Dovrebbero essere dei pesci fuor d’acqua e invece pare che siano gli altri ad esserlo e a non sapersi  più orientare e ad aver bisogno della follia di due vecchi che appare come saggezza.

Il fatto è che essi esprimono in maniera lucida e senza più essere vincolati né direttamente, né indirettamente dal consenso, senza necessità di mentire, gli interessi del capitalismo finanziario e della globalizzazione. Inoltre non sono abbastanza americani da sovrapporre completamente gli Usa e le pulsioni imperiali con questi ultimi. Brzezinski in particolare in un summit tipo Bilderberg tenutosi in Polonia nel novembre del 2012 e al quale partecipavano non solo gruppi multinazionali, ma anche famigerate ong che ormai sono l’acronimo perfetto di organizzazioni governative nascoste,  ha esposto il suo pensiero secondo cui viviamo in un mondo “post egemonico” nel quale gli Usa dovranno accettare l’idea di spartire  l’influenza globale con gli attori emergenti come la Cina o la stessa Russia, accontentandosi di tenere per sé solo parti periferiche come il Giappone o altre ormai annesse come l’Europa. E’ stato il lancio semi pubblico (formalmente gli interventi erano segreti) di un’idea già lanciata e maturata a Washington che  appunto in questa prospettiva ha accelerato sia il cammino degli accordi commerciali capestro, come il Tttip, sia il tentativo di acquisizione di aree marginali ma strategiche come Siria e Ucraina. Tuttavia il grande vecchio ha lanciato l’allarme sulla situazione che si è creata passando dal mondo della geopolitica a quella della comunicazione, ovvero sull’  “esplosione mondiale dell’attivismo populista (permesso dalla diffusione di mezzi come internet  ndr) che si sta rivelando ostile al dominio esterno così come era prevalso nell’epoca del colonialismo e dell’imperialismo. La resistenza populista persistente e fortemente motivata dalla coscienza politica di popoli storicamente risentiti dal controllo esterno”.

Insomma proprio la comunicazione a livello così diffuso potrebbe costituire una sorta di mezzo vischioso in cui il nuovo ordine mondiale, economico, sociale e politico potrebbe impantanarsi. E’ una constatazione, ma anche un suggerimento per  prendere al più presto il controllo su ogni forma di comunicazione, cosa che si sta puntualmente verificando anche nella vecchia Europa che ricorre persino alla censura pur di non far sapere qualcosa di vero su ciò che accade a Kiev e nel Donbass. Il vecchio Brzezinski straccia gli slogan dei repubblicani che vaneggiano di un nuovo secolo americano, ma suggerisce le strategie  giuste ai loro veri padroni e le riferisce ai sottoposti della politica. E rivela anche il vero significato strumentale di populismo, agitato a più non posso da personaggi di potere che ne sono invece il ritratto più grossolano.

Ecco perché alla fine il destino della Siria si deciderà a Ginevra, evitando un conflitto aperto che gli Usa non sono in grado di vincere senza il ricorso ad armi nucleari e dal quale invece potrebbero uscirne con le ossa rotte: sono altri i problemi per i quali i padroni della politica chiedono una soluzione finale.


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